2008-09-14 15:42:05

Concluso a Genova il convegno dedicato al cardinale Siri


“Un forte senso della trascendenza di Dio, della dignità dell’uomo e dell’appartenenza alla Chiesa, intesa come appartenenza globale, non solo giuridica, tale da investire ogni momento ed ogni azione della sua vita, anche la più quotidiana”. Questa la sintesi tracciata ieri all’università di Genova, dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in chiusura del convegno dedicato al cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo della città dal 1946 al 1987. Consigliere di Papa Pio XII, nominato primo presidente della CEI da Giovanni XXIII, per quattro volte elettore in Conclave, il porporato è spesso ricordato in modo molto parziale per il suo “conservatorismo” all’interno della Chiesa. Una visione che – hanno sostenuto ieri le testimonianze di storici, giuristi, studiosi della Chiesa – è assai parziale. E non rende giustizia del profondo rispetto che nutriva per Dio e per gli uomini. Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica, ha parlato del rapporto tra il cardinale Siri e padre Agostino Gemelli, fondatore e per 40 anni rettore della Cattolica: “Due testimoni autorevoli e ascoltati – ha sottolineato – che avevano come priorità la formazione dei giovani e le grandi questioni della società, intorno alle quali crearono quel “crogiuolo di pensiero e di intuizioni”. Della lungimiranza dell’arcivescovo di Genova – rende noto 'Avvenire' – ha parlato anche Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro: “Siri già nel preparare la sua presenza al Concilio Vaticano II ha visto con largo anticipo i problemi della Chiesa e della società, intuendo tematiche come il rapporto tra il Papa e il collegio episcopale, il problema della libertà religiosa, della riforma liturgica, della dottrina sociale”. Una lungimiranza che “nasceva da una fede incondizionata in Dio. Di fronte a Dio, diceva lui, l’uomo deve sparire. Ma sparire in Dio paradossalmente rende l’uomo capace di vedere lontano nei giudizi”. Un concetto ribadito dal cardinale Bagnasco: “Nella sua ultima omelia – ricorda il presidente della CEI – ormai sfinito dalla malattia, ci parlò della luce di Dio, una luce che non abbaglia ma dà prospettiva e senso alle cose umane. Lui così riservato ci stava rivelando il segreto interiore del suo pellegrinaggio: quel vivere, quel respirare, quel bere, quel nutrirsi della luce di Dio che non impedisce di guardare il mondo – quanto lo ha fatto lui ne siamo tutti testimoni qui! – ma di abbracciarlo con tutte le sue debolezze e contraddizioni”. (S.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.