Il presidente afghano auspica meno vittime civili nella lotta contro il terrorismo
mentre il Pakistan ammonisce gli Stati Uniti dal compiere altre operazioni sconfinando
sul suolo pakistano. Il servizio di Fausta Speranza:
Il presidente
dell'Afghanistan, Karzai, ringrazia la comunità internazionale per l'aiuto nella lotta
al terrorismo ricordando la caduta dei Taleban alleati di al-Qaida ma lamenta troppe
vittime civili. Tra autorità di Kabul e forze internazionali c’è molto spesso contrasto
in merito al numero dei civili afghani morti a causa dei bombardamenti. Anche oggi:
le forze della coalizione parlano di attacco alla casa di un “capo terrorista” e di
“diversi estremisti” morti, mentre abitanti e responsabili del luogo lamentano tre
civili uccisi, tra cui una bambina di 12 anni. Ma nell'anniversario dell'11 settembre,
i toni sono particolarmente alti tra Pakistan e Stati Uniti, che nei giorni scorsi
hannoavuto momenti di tensione in seguito ad incursioni statunitensi sul suolo
pachistano per colpire obiettivi taleban e di Al Qaida. Ieri sera il capo dell'esercito
pachistano, Kiyani, ha avvertito che incursioni straniere in Pakistan non saranno
più tollerate e che Islamabad è pronta a respingere ogni attacco sul suo territorio,
“costi quel che costi”. Quella che poteva sembrare una guerra di parole a distanza
fra militari ha assunto i toni del gelo politico quando, qualche ora dopo, il primo
ministro pachistano Gilani ha confermato che il governo è sulla stessa lunghezza d’onda
del capo dell’esercito. C’è poi la denuncia da parte del New York Times online di
un via libera del presidente Bush, lo scorso luglio, ad allargare il raggio d'azione
delle truppe USA perché, nonostante il riaffermato sostegno della Casa Bianca al nuovo
presidente pachistano Zardari, l'Amministrazione Bush sarebbe sempre più scettica
sull'effettivo impegno di Islamabad contro il terrorismo islamico. C’è da dire che
nelle ultime settimane sono state oltre 20 le vittime civili di sconfinamenti americani
in Pakistan. Mentre le forze armate pachistane continuano a diffondere bollettini
di scontri con combattenti integralisti islamici nelle zone tribali: anche oggi c’è
notizia di 20 militanti uccisi.
Terremoto in Iran Il nuovo bilancio
del terremoto avvenuto ieri in Iran nella zona dello stretto di Hormuz, nella provincia
meridionale di Hormuzgan, è di 7 morti e 47 feriti. Lo ha reso noto oggi l'agenzia
di stampa iraniana Mehr, citando il governatore della provincia di Hormuzgan, Abdolali
Saheb Mohammadi. Ieri si parlava di 4 morti e 26 feriti. Il terremoto, di un'intensità
pari a 6,1 gradi di magnitudo della scala Richter, ha colpito in particolar modo l'isola
iraniana di Qeshm, nel sud del Golfo. Il governatore precisa che elettricita', acqua
corrente e telecomunicazioni sono stati ripristinati sull'isola, abitata da più di
100.000 persone.
Israele-Cisgiordania Israele si è di fatto annesso
centinaia di ettari di terreni attorno a una dozzina di insediamenti ebraici a est
della controversa barriera di separazione in Cisgiordania, secondo un rapporto pubblicato
da Betzelem, l'organizzazione israeliana per la tutela dei diritti umani nei territori
occupati. “In molti casi - afferma Betzelem - le autorità chiudono gli occhi davanti
a queste chiusure non autorizzate di terreni, dimenticando sistematicamente di rispettare
il loro dovere di imporre il rispetto delle leggi a coloni criminali”. Secondo Betzelem,
nel quadro di questo piano, Israele ha recintato 12 insediamenti a est della barriera
di separazione, annettendo ufficiosamente circa 456 ettari e più che raddoppiando
in questo modo l'area di questi insediamentù Metà dei terreni sono di proprietà privata
palestinese. Israele, secondo Betzelem, “cerca di giustificare la chiusura di queste
aree citando per motivi di sicurezza la necessità di creare attorno a questi insediamenti
uno spazio abbastanza ampio per proteggere i coloni”. Tra il 2002 e il 2004, 31 civili
israeliani sono stati uccisi da palestinesi e molti altri feriti in insediamenti in
Cisgiordania. Ma in contraddizione con questa asserita necessità difensiva, afferma
Betzelem, le autorità permettono ai coloni di entrare e anche di vivere nelle 'aree
protette', chiuse ai palestinesi. Un portavoce militare, rispondendo al rapporto di
Betzelem, ha detto che la creazione di aree di sicurezza attorni agli insediamenti
è stata attuata dopo ripetuti attacchi di palestinesi e l'uccisione di dozzine di
israeliani.
Ossezia del sud Il presidente dell'Ossezia del sud Kokoity
ha parlato di adesione a Mosca per poi fare marcia indietro dopo poco. Kokoity ha
detto di essere stato “probabilmente frainteso e che l'Ossezia del sud non ha intenzione
di entrare nella Federazione russa, anche se molti nel Paese parlano della riunificazione
con l'Ossezia del nord. È probabile che il leader sudosseto, che stamane aveva dettagliatamente
spiegato i motivi della volontà di adesione alla Russia, sia stato sollecitato da
parte di Mosca, che nei giorni scorsi aveva sottolineato di non avere alcuna intenzione
di incamerare le due Repubbliche ribelli georgiane da lei riconosciute come indipendenti.
Russia-Ucraina In
un'intervista pubblicata sul quotidiano parigino le Monde, che sarà in edicola questo
pomeriggio, il presidente ucraino Iushenko afferma di “aspettare un segnale forte
dal vertice Nato di dicembre” sulla questione del mar Nero. 'È anche nell'interesse
della Nato - spiega - estendere verso est la pace e la stabilità". “Soprattutto dopo
gli avvenimenti in Georgia - prosegue Iushenko su Le Monde - non c'è che un modo di
garantire l'indipendenza, l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina: unirsi
alle strutture europee di sicurezza collettiva. Come già hanno fatto altre Repubbliche
ex-sovietiche”. E da parte sua proprio oggi il Ministero degli Esteri russo in un
comunicato - citato dall'agenzia Itar-Tass - denuncia la politica “poco amichevole”
dell'Ucraina nei confronti della Russia.
Cipro Con un nuovo incontro
tra il presidente greco-cipriota Dimitris Christofias ed il leader turco-cipriota
Mehmet Ali Talat cominciano oggi a pieno ritmo i colloqui per cercare di riunificare
Cipro, l'isola mediterranea divisa dal 1974 dopo un intervento militare turco a protezione
della minoranza turco-cipriota. I due leader - come è avvenuto anche lo scorso 3 settembre
in occasione dell'avvio dei negoziati diretti - si sono incontrati stamani alle 10
locali (le 9 in Italia) nella residenza di Taye-Brook Zerihoun, rappresentante speciale
dell'Onu per Cipro, presso l'aeroporto in disuso di Nicosia, nella “zona di nessuno”
che ancora taglia in due l'isola. Ai negoziati odierni - dedicati alla questione della
divisione dei poteri tra le due comunità etniche e della governabilità di una Cipro
riunificata - è presente anche l'inviato speciale del segretario generale delle Nazioni
Unite, l'ex ministro degli Esteri australiano Alexander Downer.
Immigrazione
irregolare Sono stati bloccati nella notte a Lampedusa 76 migranti irregolari,
sbarcati clandestinamente in località Cala Madonna. Sono complessivamente oltre 500
i migranti che sono giunti tra martedù e ieri a Lampedusa. Nel pomeriggio di ieri
la guardia costiera ha recuperato 322 persone che si trovavano su un barcone, a 30
miglia a Sud dell'isola.
In Italia decreto legge contro la prostituzione In
Italia è stato approvato oggi dal Consiglio dei ministri il disegno di legge su “misure
contro la prostituzione”, presentato dal ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna.
Si tratta secondo il ministro di uno strumento “per togliere linfa al mercato della
prostituzione e punire un fenomeno vergognoso”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Viene introdotto
il reato di esercizio della prostituzione in strada e in generale in “luogo pubblico”.
Ad essere colpiti, con identiche sanzioni, saranno prostitute e clienti. Per
chi compie atti sessuali con prostitute tra 16 e i 18 anni è prevista la reclusione
(da 6 mesi fino a 4 anni) ed una multa che potrà oscillare tra i 1.500 e i 6 mila
euro. Sul disegno di legge non mancano perplessità. Secondo la Caritas italiana
il divieto di prostituzione in strada è “inefficace e controproducente”. “La prostituzione
- spiega Oliviero Forti, responsabile Caritas per l’immigrazione – viene spostata
in luoghi meno accessibili alle forze dell’ordine e agli operatori sociali”. Un altro
dei punti fondamentali del provvedimento è l’inasprimento delle pene per chi favorisce
o sfrutta la prostituzione minorile. E’ previsto il rimpatrio per i minori stranieri
che si prostituiscono “se ci saranno le garanzie che nel Paese di provenienza c'è
ad attenderli la famiglia o, almeno, una struttura in grado di fornire assistenza
adeguata”. Il rimpatrio desta preoccupazione per Save the children: secondo l’organizzazione
umanitaria si potrebbero avere effetti negativi sulla possibilità di garantire adeguata
tutela e assistenza ai minori stranieri, con particolare riferimento a quelli coinvolti
nella prostituzione.
Emergenza colera in Zimbabwe, il
Paese africano alle prese da mesi con la crisi governativa. Il servizio di Daniele
Bongi:
Come se non
bastassero le già evidenti difficoltà nei negoziati politici, è arrivato anche il
colera a rendere ancora più complicata la crisi governativa dello Zimbabwe. Nella
capitale Harare, dove si stanno tenendo le consultazioni tra il contestato presidente
Robert Mugabe e il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai, l’epidemia sta dilagando
rapidamente nelle zone periferiche, già prive d’acqua potabile e di beni di prima
necessità. Le autorità parlano di una situazione critica, con almeno 11 decessi e
trenta ricoveri nell’arco dell’ultima settimana. Ma, nonostante l’emergenza sanitaria,
nella capitale proseguono senza sosta i colloqui politici. L’obiettivo è quello di
trovare un’intesa sul futuro governo dello Stato africano, in difficoltà dalla primavera
scorsa. A marzo Mugabe, uscito sconfitto al termine del primo turno delle elezioni
presidenziali, riuscì a mantenere il potere attraverso l’uso della forza. Da allora
è braccio di ferro tra il contestato Mugabe e il leader dell’opposizione Tsvangirai
che reclama il comando del Paese. Il presidente del Sudafrica Thabo Mbek, che ha
il ruolo di mediatore, lavora da tempo su una bozza d’intesa che garantisca un’equa
spartizione dei ruoli governativi. Mugabe non sembra ammettere deleghe al suo potere
e chiede a tutti i costi di mantenere il ruolo di presidente. Dal canto suo, il leader
dell’opposizione dell’Mdc Tsvangirai, primo ministro in pectore, si dice pronto a
lasciare all’avversario le funzioni cerimoniali. Una fase di stallo che gli osservatori
internazionali sperano possa risolversi entro la fine della settimana, mentre il Paese,
ridotto allo stremo dalla povertà e ora alle prese con il dilagare del colera, aspetta
con ansia risposte concrete.
Tensione tra il presidente
della Bolivia e gli Stati Uniti Il presidente boliviano Evo Morales ha dichiarato
'persona non grata' l'ambasciatore statunitense Philip Goldberg accusato di essersi
immischiato negli affari interni del Paese. Le relazioni tra i due Stati rischiano
ora di diventare incandescenti, proprio quando sono arrivati nel Venezuela di Hugo
Chavez, migliore alleato di Morales, due bombardieri russi. Da settimane la Bolivia
è teatro di un conflitto interno che vede di fronte il governo di Morales e i dipartimenti
della Mezzaluna orientale (Santa Cruz, Tarija, Beni e Pando),impegnati in spinte autonomistiche,
degenerate negli ultimi giorni in episodi di violenza di vario genere. Washington
ha ragito definendo prive di fondamento le accuse mosse al diplomatico, mentre portavoce
del governo hanno avvertito che “in Bolivia è in atto un golpe civico” che il ministro
della Presidenza Juan Ramon Quintana ha definito “atipico” e “per il quale non si
usano carri armati”. È quasi certamente solo una coincidenza, ma poche ore prima delle
forti dichiarazioni, gli aerei russi erano atterrati in una base venezuelana. Negata
anche qualsivoglia relazione con la crisi che ruota intorno al Caucaso. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 255 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.