L’Associazione Biblica Italiana compie 60 anni e celebra a Roma la 40.ma Settimana
Biblica Nazionale
Più di 750 soci ordinari, tra i quali diversi vescovi, ed oltre 150 soci aggregati
che operano nel campo della pastorale biblica: sono i numeri dell’ABI, l’Associazione
Biblica Italiana che quest’anno festeggia il sessantesimo anniversario di fondazione.
La ricorrenza viene celebrata in questi giorni a Roma, al Pontificio Istituto Biblico,
dove, fino al 12 settembre, è in corso la quarantesima Settimana Biblica Nazionale
che propone nuove riflessioni sull’esegesi biblica. Il servizio di Tiziana Campisi:
Imparare
a distinguere nei testi sacri la Parola di Dio eterna – capace cioè di parlare anche
oggi – dal rivestimento umano in cui ci è stata comunicata: è questo il compito di
un vero lettore della Bibbia, ossia di colui che crede che Dio ha scelto dei linguaggi
umani per incarnare in essi il suo comunicarsi agli uomini. E allo studio della Bibbia
per una corretta esegesi si dedica da 60 anni l’Associazione Biblica Italiana che
si propone anche di divulgare la Sacra Scrittura, come sottolinea il presidente don
Rinaldo Fabris:
R. – L’Associazione si premura
di favorire la formazione permanente dei docenti di Sacra Scrittura, con incontri,
convegni su temi specifici, o libri della Bibbia; accanto a questa attività di ricerca,
di studio scientifico, c’è la diffusione della Bibbia presso il popolo di Dio, e questo
avviene attraverso settimane di video-corsi per una decina di eventi nazionali.
D.
– A quali prospettive guarda l’Associazione Biblica Italiana?
R.
– Porta i fedeli a contatto con la Parola di Dio attraverso la Bibbia. L’altro obiettivo
è quello di favorire un incontro tra Bibbia e cultura laica; diciamo così, fecondare,
attraverso la Parola di Dio, la cultura italiana.
La
lettura della Bibbia con l’ausilio di tecniche esegetiche ha avuto ampi sviluppi in
questi ultimi anni e la critica storica, la retorica, la narrativa, la sociologia,
la storia economica e ancora la psicologia e la psicoanalisi hanno consentito una
migliore comprensione dei testi. Mons. Giuseppe Ghiberti, docente
di esegesi del Nuovo Testamento alla facoltà teologica di Torino spiega, ad esempio,
quale conoscenza abbiamo oggi della Risurrezione di Gesù dai Vangeli e attraverso
la lettura cristiana dei testi d’Israele:
R. – La Risurrezione
è un evento che parte da un punto doloroso: la crocifissione e la sepoltura di Gesù.
Al famoso terzo giorno si verificò il fatto del sepolcro vuoto; i cristiani hanno
subito visto, in questo, un fatto straordinariamente, radicalmente nuovo, perché i
farisei credevano che ci sarebbe stata la risurrezione degli uomini, ma alla fine
dei tempi. Il terzo giorno appartiene già addirittura all’esperienza del cammino umano,
e questo ha fatto sì che, nei confronti di Gesù, si riflettesse sulla dignità dell’esaltazione
di Gesù, ma dall’altra parte anche la consapevolezza che questa Risurrezione, che
ha tolto Gesù dal sepolcro, nello stesso tempo non lo ha tolto dal campo della esistenza
umana.
D.- Leggere la Bibbia oggi, per un cristiano,
è un po’ partire dalla Risurrezione, che è l’essenza, proprio, del cristianesimo;
ma significa anche recuperare l’Antico Testamento?
R.
– Certo. Credo che una delle lezioni principali di questo continuo ricorso all’Antico
Testamento, che troviamo nei testi del Nuovo Testamento, sia proprio la assoluta necessità
di questa guida, che è la indicazione di un momento di preparazione. Insomma, si dice
addirittura, in una frase, che “Gesù aveva bisogno della Scrittura per fare conoscere
il mistero della salvezza che Egli era venuto a portare”.
L’Associazione
Biblica Italiana pubblica da anni anche riviste, preziosi strumenti per quanti vogliono
conoscere meglio la Parola di Dio.