2008-09-09 14:03:25

In udienza dal Papa un gruppo di vescovi del Paraguay. Il presidente dell’episcopato paraguaiano: vogliamo una Chiesa-comunione impegnata per il bene del nostro popolo


Benedetto XVI ha ricevuto stamani un gruppo di vescovi del Paraguay impegnati nella visita ad Limina, che si concluderà sabato prossimo. Il Paese sudamericano conta circa 6 milioni di abitanti, di cui il 91 per cento di religione cattolica. La Chiesa paraguayana è strutturata in un’arcidiocesi metropolitana, 11 diocesi suffraganee, due vicariati apostolici, più un Ordinariato militare. Il 15 agosto scorso è entrato in carica il nuovo presidente del Paraguay, Fernando Lugo, già vescovo emerito di San Pedro. Proprio questo evento rappresenta una sfida particolare per l’episcopato del Paraguay. E’ quanto sottolinea mons. Ignazio Gogorza Izaguirre, vescovo di Encarnación, presidente della Conferenza episcopale paraguayana, intervistato da Alina Tufani del nostro programma ispano-americano:RealAudioMP3

R. - La prima sfida che abbiamo in questo momento è il cambiamento dello scenario politico. Finora abbiamo avuto un presidente che non aveva particolari simpatie per il cattolicesimo e un governo che è stato al potere per 60 anni. Adesso abbiamo un nuovo presidente, l’ex vescovo di San Pedro, quindi un nostro confratello che ha perso lo stato clericale. C’è il desiderio di porre fine alla corruzione che pervade la società paraguaiana e allo stesso tempo c’è l’attesa di un nuovo orizzonte economico, sociale e politico. C’è una maggiore libertà di espressione. La seconda sfida è rappresentata dal fatto che questa svolta politica tocca la Chiesa, nel senso che, essendo il nuovo presidente un ex vescovo, molti pensano che la Chiesa sia coinvolta nel governo.

 
D. - Proprio per questa sorta di confusione, in un messaggio i vescovi hanno voluto chiarire in modo netto la natura dei rapporti tra Chiesa e Stato. Fino a che punto questa situazione pesa sulla Chiesa paraguaiana?

 
R. - Abbiamo preparato il documento appunto per evitare questo accostamento che può dare l’impressione che la Chiesa e lo Stato siano la stessa cosa. Volevamo chiarire che la Chiesa è un’istituzione autonoma e manterrà la linea che ha tenuto con i governi precedenti: quella di una Chiesa annunciatrice della Parola di Dio e al tempo stesso profetica. (…) La collaborazione tra Chiesa e Stato ci sarà di volta in volta sui singoli progetti: l’educazione, la salute, il sociale, ma sempre conservando l’autonomia istituzionale.

 
D. - Quali sono le sfide per il Paese, soprattutto di fronte a questa voglia di cambiamento del popolo paraguaiano?

 
R. - Quello che vuole il popolo paraguaiano in questo momento è la fine della corruzione. In secondo luogo, che sia data priorità al sociale, aiutando i più bisognosi e perseguendo la giustizia sociale. In terzo luogo, vuole una riforma agraria in modo che tutti quelli che lavorano la terra possano anche averla. Infine, vuole un governo che si senta veramente al servizio del popolo e che affronti le necessità più urgenti del Paese per evitare che ci siano tanti paraguaiani costretti ad emigrare per mancanza di lavoro. Poi la gente vuole più sicurezza, anch’essa abbastanza peggiorata negli ultimi tempi nel nostro Paese.

 
D. - Sappiamo che la Chiesa cattolica insieme alle altre Chiese cristiane ha condotto una battaglia contro progetti di legge che attentano alla vita e alla famiglia…

 
R. - Su questi temi siamo stati chiari: non permetteremo, per quanto a noi possibile, l’approvazione di leggi contrarie alla vita: che sia l’aborto, l’eutanasia o la legalizzazione delle unioni omosessuali. A questo la Chiesa si opporrà. Tuttavia, almeno per ora, non c’è nulla che possa preoccuparci in questo senso.

 
D. - Quali sono i problemi e le sfide della Chiesa in Paraguay?

 
R. - La Chiesa è impegnata in questo momento a dare attuazione al Documento di Aparecida insieme a un documento specifico preparato da noi come Chiesa del Paraguay: “Le Linee di azione pastorale comune per la Chiesa paraguaiana”. Stiamo studiando questi documenti per lanciarci nella missione in modo da poter promuovere, innanzitutto, il senso dell'impegno cristiano: il discepolato. In secondo luogo, vogliamo promuovere la coerenza di vita per educare le coscienze e costruire così un Paese più onesto e più giusto in tutti i sensi. In terzo luogo, siamo impegnati nella formazione del laicato per arrivare a realizzare una Chiesa-comunione in cui tutti si sentano responsabili nella costruzione della Chiesa e del Paese, partendo dai principi e dai valori che ci insegna il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa.

 
D. - Quali sono le vostre aspettative per questa visita ad Limina?

 
R. - La prima aspettativa è di incontrare il Santo Padre e di informarlo sulla nuova situazione politica che si è venuta a creare per ricevere degli orientamenti. Abbiamo grandi aspettative anche per gli incontri nei Dicasteri vaticani per studiare insieme il cammino che dobbiamo percorrere come Chiesa e anche per ricevere indicazioni su come migliorare la nostra pastorale evangelizzatrice.







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