La visita del Papa domenica a Cagliari: i giovani si preparano ad accogliere il Successore
di Pietro
Fervono i preparativi a Cagliari per la visita del Papa domenica prossima nel centenario
della proclamazione della Madonna quale Patrona Massima di tutta la Sardegna. Benedetto
XVI presiederà in mattinata la celebrazione eucaristica sul sagrato del Santuario
di Nostra Signora di Bonaria. Nel pomeriggio l’incontro nella Cattedrale di Cagliari
con i sacerdoti, i seminaristi e la comunità della Pontificia Facoltà Teologica della
Sardegna. L’11.ma visita pastorale di Benedetto XVI in Italia sarà conclusa dall’incontro
con i giovani in Piazza Yenne. Ma come si stanno preparando i giovani a questo evento?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a mons. Mosè Marcìa, vescovo ausiliare
di Cagliari:
R. - Questo
incontro è stato preparato già da molto tempo; c’è stata nel mese di marzo una prima
traccia di un cammino spirituale per tutti quanti, giovani e non giovani, in tutte
le parrocchie della diocesi e della regione sarda, un sussidio, dove figurava la Madonna,
la Chiesa e il Papa. Poi, dopo Pasqua, c’è stato un altro sussidio, esclusivamente
per i giovani, dove si riprendevano i tre temi fondamentali: Maria, Chiesa e la figura
di Pietro. Con questo itinerario si è andati avanti fino a tutto luglio. Adesso, come
preparazione immediata, sabato 6, alla mattina ci sarà l’accoglienza dei gruppi presso
la Fiera Campionaria della Sardegna, in mattinata una catechesi e nel pomeriggio ci
sarà la Via delle Beatitudini che è un percorso anche fisico, oltre che spirituale,
di riflessione, attraverso i punti più salienti della parte storica della città di
Cagliari; e quindi, a gruppetti di 100-150, i ragazzi faranno questo itinerario riflettendo
sulle Beatitudini, per chiudere con le confessioni e l’adorazione eucaristica che
durerà fino alle 2 del mattino. Poi ci sarà il momento del riposo per riprendere al
mattino seguente della domenica 7, l’attesa per l’arrivo del Papa nella celebrazione
eucaristica che sarà alle 10.30 e quindi alla sera ci sarà l’atteso incontro con il
Papa.
D. – Una lunga preparazione, dunque. Ma cosa
si aspettano i giovani da questo incontro con il Pontefice?
R.
– Guardando alla preparazione, io credo che vorrebbero fare esperienza di una Chiesa
viva. Tenga presente che tutta la visita del Pontefice è vissuta all'insegna di queste
parole: “rinfranca la fede dei tuoi fratelli”. Noi aspettiamo proprio questo dalla
visita del Pontefice: continuare la nostra vita con una fede più viva. Una fede più
viva è vivere non solo Cristo ma anche la dimensione ecclesiale: la Chiesa. Vivere
la Chiesa, sentire la Chiesa viva.
D. – Mons. Marcìa,
quali sono i problemi che affliggono oggi il mondo giovanile sardo?
R.
– Non sono molto diversi dai problemi del mondo giovanile fuori dalla Sardegna. La
Sardegna è un’isola e l’isola porta ad una sorta di chiusura, che salvaguarda dall’incidenza,
dalla prepotenza di realtà negative che possono vivere i giovani nella penisola o
nel continente. Ora, i problemi che affliggono maggiormente: la disoccupazione, certamente;
è un problema anche il fatto dello studio, della preparazione. Di fatto, non mancano
strutture, ma manca la serenità, la serenità economica, anche, all’interno delle famiglie
che permetta che i ragazzi possano studiare serenamente nelle università. I problemi
della famiglia, poi, dei giovani che non riescono, non possono creare una famiglia,
perché manca la capacità economica per quella serenità dei primi passi di una famigliola
che si costituisce.
D. – Disoccupazione, dunque,
formazione, incertezze per il futuro: per far fronte a tutte queste sfide, per dare
speranza ai giovani, voi come rispondete?
R. – A
livello diocesano, si sta creando un college, proprio per aiutare i ragazzi di buona
volontà che non hanno possibilità economiche, affinché siano seguiti nell’itinerario
universitario e possano trovare quella serenità, anche sotto l’aspetto economico,
in questa struttura, per potere affrontare serenamente gli studi. Un altro lavoro
che si sta tentando è attraverso il volontariato, di spingere i giovani ad un impegno
più serio, più attivo, aiutandoli a superare i momenti difficili per poi farli camminare
per conto proprio.