Fermo appoggio alla Georgia del vicepresidente USA Cheney in visita a Tblisi
Dopo la posizione soft dell’Unione Europea che ha abbandonato l’ipotesi di sanzioni
nei confronti della Russia pur criticando l’appoggio dato a Abkhazia e Ossezia del
sud per l’indipendenza, ci sono oggi le dure dichiarazioni del vicepresidente USA,
Dick Cheney, giunto in visita a Tbilisi. Ha dichiarato innanzitutto che il popolo
statunitense è solidale con quello della Georgia. Poco prima Bush aveva annunciato
di aver stanziato un miliardo di dollari a favore della Georgia per contribuire alla
ricostruzione nella ex Repubblica sovietica dopo il conflitto con la Russia. Il servizio
di Fausta Speranza:
Le
azioni della Russia gettano dubbi sulla sua affidabilità come partner internazionale.
Questa la presa di posizione del numero due della Casa Bianca, che non usa mezzi termini
e afferma che Washington è “pienamente impegnata” per l'ingresso della Georgia nella
NATO. Lo fa parlando in conferenza stampa congiunta con il presidente georgiano, Saakashvili,
e specificando l’impegno per una adesione finale all'Alleanza e non solo per un primo
piano di azione. Posizione che non sorprende visto il dichiarato obiettivo della visita
di esprimere il sostegno degli Stati Uniti allaGeorgia nella crisi che la
vede opposta alla Russia. Cheney è il più alto dirigente americano a visitare la Georgia
dall'inizio del conflitto con la Russia l'8 agosto scorso. Bisogna dire che a Tblisi
l’attesa per Cheney è stata segnata da un arresto di rilievo. È stato fermato ieri
sera all'aeroporto, Tsotne Gamsakhurdia, figlio del primo presidente della Georgia
indipendente, Sviad, con l'accusa di aver tentato un golpe nel novembre scorso e di
aver avuto contatti con i servizi segreti russi. Proveniente dalla capitale dell'Azerbaigian,
Cheney proseguirà in giornata per l'Ucraina, ultima tappa del suo giro in alcune repubbliche
ex sovietiche strette alleate degli Stati Uniti. Nell’agenda dei prossimi giorni,
poi, anche una tappa in Italia per colloqui con il premier Silvio Berlusconi. E in
relazione alla crisi georgiana, ci sono poi le dichiarazioni della Cina: dopo aver
invitato la Georgia e la Russia al dialogo, la Cina ha dichiarato, per la prima volta,
che a tal fine potrebbe rivestire un ruolo di mediazione l'ONU.
Ucraina Tensione
politica in Ucraina. Il partito filo presidenziale "Nostra Ucraina" ha lasciato ufficialmente
la coalizione parlamentare di maggioranza con il blocco del premier Iulia Timoshenko.
Dopo l'annuncio i deputati del partito hanno abbandonato l'aula. Ieri il presidente
Iushenko aveva accusato la sua ex alleata della "rivoluzione arancione" di "golpe
bianco" e chiesto la formazione di una nuova maggioranza e di un nuovo esecutivo entro
trenta giorni, minacciando altrimenti elezioni anticipate. Timoshenko aveva chiesto
ieri sera a "Nostra Ucraina" di rivedere la sua decisione, accusando Iushenko di aver
avviato tutto questo in vista delle presidenziali previste all'inizio del 2010.
Iraq I
militari USA potrebbero lasciare la capitale irachena entro il prossimo luglio grazie
alla riduzione delle violenze, che si è registrata a Baghdad. Lo ha dichiarato il
generale David Petraeus, comandante delle forze americane in Iraq, in un'intervista
al "Financial Times". Alla domanda sulla possibilità che i soldati statunitensi lascino
Baghdad entro il prossimo luglio, Petraeus ha risposto di “sì, se le condizioni lo
permetteranno”, si legge sulla versione online del quotidiano. “Il numero di attacchi
a Baghdad di recente è stato probabilmente di meno di cinque al giorno in media -
ha spiegato - e si tratta di una città di sette milioni di persone”. Il commento di
Petraeus giunge a ridosso di un fitto lavoro diplomatico che vede Stati Uniti e Iraq
impegnati nella definizione di un accordo sulla presenza USA nel Paese e che potenzialmente
potrebbe prevedere un ritiro dalle città entro l'estate prossima e dall'intero Paese
entro il 2011. Di recente leader iracheni avevano fatto sapere che un'intesa in questo
senso era stata raggiunta, i responsabili americani hanno replicato sottolineando
che i negoziati continuano. Il tema della presenza militare degli Stati Uniti in Iraq
è tra quelli centrali anche nella campagna elettorale in vista delle presidenziali:
il candidato democratico Barack Obama sostiene la necessità di fissare un piano di
ritiro da effettuare in 16 mesi, mentre il candidato repubblicano John McCain è contrario
a stabilire limiti di tempo.
Vertice a Damasco Il conflitto mediorientale,
l’Iraq, l’Iran ma anche la crisi georgiana sono stati al centro del vertice a Damasco
di Siria, Francia Turchia e Qatar. Il presidente siriano, al Assad, ha reso noto che
un quinto round di colloqui di pace indiretti tra Siria e Israele è stato rinviato
a causa delle dimissioni del capo negoziatore israeliano, ma al tempo stesso ha espresso
ottimismo per il futuro, affermando che “la Francia avrà un ruolo essenziale quando
i negoziati saranno diretti”. Ha ringraziato il premier turco, Erdogan, perché la
Turchia è stato “l'unico Paese che è riuscito ad avviare intanto colloqui indiretti.
Per il Medio Oriente ha parlato di pace globale, che coinvolga i governi e le popolazioni,
e sia non solo un trattato". Assad ha aggiunto che per avere un ruolo di mediazione
da parte degli Stati Uniti sarà necessario aspettare l'insediamento della nuova amministrazione,
dopo le elezioni presidenziali di novembre. Il presidente siriano ha quindi espresso
preoccupazione per il possibile ritorno di una nuova Guerra Fredda, “che sarebbe peggiore
di quella del secolo scorso”. Assad ha poi espresso sostegno al processo politico
in Iraq attraverso il dialogo nazionale, mentre per la questione del nucleare iraniano
ha auspicato una soluzione attraverso mezzi politici. L'emiro del Qatar, sheikh Hamad
bin al Khalifa al Tahani, ha dal canto suo espresso il “rifiuto che i Paesi del Consiglio
di cooperazione del Golfo vengano trascinati in un nuovo conflitto con l'Iran” a causa
del suo dossier nucleare.
Medio Oriente La polizia israeliana si
accinge a consigliare nei prossimi giorni alla magistratura la incriminazione del
primo ministro Ehud Olmert, secondo quanto anticipano oggi diversi mezzi stampa. Una
decisione in merito da parte della polizia dovrebbe avere luogo domenica. In particolare
tre inchieste sembrano richiedere l’incriminazione del premier, secondo la stampa:
quella su mazzette di dollari in contanti che un finanziere statunitense sostiene
di aver consegnato a Olmert a partire dagli anni Novanta; quella sul "rimborso multiplo"
a Olmert di biglietti aerei da parte di organizzazioni diverse, all'insaputa una dell'altra;
e quella su asserite agevolazioni che Olmert, quando era ministro dell'Industria,
garantì a persone a lui vicine. Olmert ha già annunciato di essere disposto a cedere
le redini di governo a chi uscirà vincente dalle elezioni primarie del 17 settembre
del suo partito "Kadima", a condizione che questi dimostri di essere in grado di formare
un governo nell'attuale parlamento. In caso contrario sarà necessario andare ad elezioni
anticipate, affermano osservatori locali. Intanto in relazione al conflitto israelo-palestinese
si è pronunciato oggi il Parlamento europeo. Ha votato una risoluzione in cui pur
sostenendo le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, chiede
che i diritti previsti dalle norme internazionali siano garantiti a tutti i prigionieri
palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Plaude quindi alle recenti scarcerazioni,
ritenendole di buon auspicio ai negoziati di pace. Al contempo, invita l'Autorità
palestinese a fare il possibile per evitare atti terroristici e sollecita iniziative
per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit.
Pakistan I
talebani hanno rapito in Pakistan un gruppo di 25 apprendisti poliziotti che si recavano
al loro centro di addestramento, situato nelle zone tribali del nordovest del Paese.
Lo ha riferito un responsabile della polizia. Il gruppo di apprendisti, che era a
bordo di un veicolo privato, è stato sequestrato ieri sera nel distretto tribale di
Orakzai, al confine con l'Afghanistan.
Bosnia: militari della NATO perquisiscono
abitazione di un sostenitore di Mladic Il cerchio attorno a Ratko Mladic sembra
si stia stringendo. Questa mattina, i militari della NATO impegnati in Bosnia hanno
perquisito l’abitazione di un ex ufficiale dell'esercito serbo bosniaco, ritenuto
parte della rete di sostegno del comandante militare ricercato dalla giustizia internazionale
per genocidio e crimini di guerra contro l'umanità. L’indagine, rivelata dall’agenzia
bosniaca "Fena", mirerebbe a trovare prove di relazioni tra il proprietario dell’appartamento
e il fuggitivo. Mladic, dopo la cattura e la consegna da parte delle autorità di Belgrado,
nel luglio scorso, di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia, è
l'ultimo fuggitivo accusato di genocidio dal Tribunale internazionale dell'Aja (TPI).
La NATO ipotizza che l’ex generale sia attualmente rifugiato in Serbia, ma sostenuto
da una rete di alleati anche in Bosnia.
Solenne cerimonia in Etiopia per
la ricollocazione dell’obelisco di Axum L’obelisco di Axum restituito dall'Italia
e ricollocato nell'antica città del nord dell'Etiopia, è stato ufficialmente inaugurato
oggi in una cerimonia solenne, davanti a decine di migliaia di persone, alla presenza
del capo dello Stato Girma Wolde Giorgis, del primo ministro Meles Zenawi, della delegazione
italiana, guidata dal sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, e di una rappresentanza
dell'UNESCO. Dopo i discorsi ufficiali che hanno ribadito l'amicizia tra l'Italia
e l'Etiopia, Mantica ha tagliato il nastro facendo cadere le due enormi bandiere (una
italiana e una etiopica) che ricoprivano l'obelisco (alto 24 metri e pesante quasi
160 tonnellate), ricollocato accanto alla stele gemella nella valle del Tigrè. Il
sottosegretario agli Esteri ha espresso “estrema soddisfazione per essere riusciti
a portare a compimento il percorso cominciato nel 2002”, con la decisione dell'allora
governo Berlusconi di restituire l'obelisco, e “concluso con questa solenne cerimonia
che sancisce ancora una volta la profonda amicizia che lega il nostro Paese e l'Etiopia”.
La celebrazione, accompagnata da spettacoli, falò, danze, ragazze vestite in abiti
locali che lanciavano petali di rose, musica e tamburi, è stato molto sentita dalla
popolazione per il valore simbolico dell'obelisco ma anche perché cade a pochi giorni
dall'inizio del nuovo millennio, secondo il calendario copto.
Sequestro
al largo della Somalia I pirati al largo della Somalia, che ieri hanno sequestrato
uno yacht francese, oggi hanno chiesto un riscatto di un milione di dollari per il
rilascio dell'imbarcazione e dei due cittadini francesi a bordo. Lo afferma un'autorità
locale per la navigazione. I pirati si sono inoltre impossessati oggi di un'altra
nave, egiziana, che porta a dieci in numero totale di imbarcazioni nelle loro mani.
Lo fa sapere il responsabile del programma keniano di assistenza alla navigazione.
Un'informazione che finora non ha ricevuto altre conferme. Il sequestro del veliero
francese è stato invece confermato anche dal Ministero degli esteri di Parigi, secondo
il quale l'imbarcazione che si chiama “Carrè d'as”, è immatricolata in Venezuela e
appartiene a un francese che vive nel Paese sudamericano. E durante la notte i pirati
hanno colpito ancora, sequestrando anche una non meglio precisata nave egiziana.
Zimbabwe Il
presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, è determinato a formare un governo e lo
farà anche nel caso in cui il leader dell'opposizione (MDC), Morgan Tsvangirai, non
sottoscriva oggi l'accordo su una condivisione dei poteri. Lo riferiscono gli organi
d'informazione ufficiali oggi ad Harare. Stando a quanto si legge sul quotidiano statale
"Herald", Mugabe ha affermato che “di sicuro formeremo un governo” anche se il leader
dell'MDC, Tsvangirai, non firmerà l'accordo. L'emittente radio statale ha dal canto
suo riferito che il presidente sudafricano Thabo Mbeki è atteso per oggi nello Zimbabwe
nella sua veste di mediatore.
Thailandia Il governo thailandese sta
pensando alla possibilità di indire un referendum per porre fine alla crisi politica
che da tre mesi percorre il Paese. Lo ha riferito oggi uno dei ministri del governo.
In un consiglio dei ministri straordinario è stato approvato un piano per indire un
referendum. Non è comunque al momento ancora chiaro quale sarà il quesito oggetto
del referendum sul quale i cittadini potrebbero essere chiamato a esprimersi, ha detto
il ministro thailandese della Cultura, Somsak Kiatsuranont.
Nucleare Il
Giappone esprime “preoccupazione” per la ripresa dei piani nucleari da parte della
Corea del Nord, che si era invece impegnata a smantellare l'impianto di Yongbyon.
“Il governo ha ricevuto informazioni secondo cui Pyongyang sembra abbia trasportato
apparecchiature dal luogo di stoccaggio verso il complesso di Yongbyon”, ha detto
in conferenza stampa, il portavoce, Nobutaka Machimura. “Siamo preoccupati di questo
situazione - ha continuato - e continueremo a fare pressioni sulla Corea del Nord,
insieme con gli altri Paesi interessati, perché si attui l'accordo firmato nell'ambito
delle trattative a Sei”. La Corea del Nord ha reso noto il 26 agosto la volontà di
avviare l'abbandono dei suoi progetti nucleari. In seguito, accusando gli USA di non
aver cancellato come promesso il Paese dalla lista dei finanziatori del terrorismo,
ha deciso di sospendere l'efficacia dell'intesa raggiunta nei colloqui a Sei (USA,
le due Coree, Giappone, Cina e Russia) per la denuclearizzazione della penisola.
Cina Sono
27 i minatori rimasti uccisi oggi in Cina per l'esplosione in una miniera a Fuxin,
nella provincia di Liaoning, nel nordest del Paese, stando al bilancio definitivo
diffuso dall'agenzia "Nuova Cina". I soccorritori, ha precisato la fonte, hanno recuperato
i corpi senza vita di tre minatori che erano dati per dispersi. Al momento dell'esplosione
nella miniera si trovavano 41 minatori, di essi 14 sono riusciti a mettersi in salvo.
Sei superstiti sono stati ricoverati in ospedale.
La Commissione europea
giudica non discriminatorie le norme dell’Italia sui rom Le misure adottate
dall'Italia per fare fronte all'emergenza dei campi nomadi illegali non sono risultate
discriminatorie e quindi sono in linea con il diritto comunitario. Questo in sintesi
il giudizio espresso dalla Commissione Europea dopo l'analisi condotta sul rapporto
sul censimento dei campi nomadi inviato da Roma a Bruxelles il 1 agosto scorso. Viene
considerato che anche la raccolta delle impronte digitali “viene fatta solo al fine
di identificare persone che non è possibile identificare in altro modo”, ritenendolo
un sistema “valido in particolare per i minori nei confronti dei quali questi rilievi
vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità
di identificazione”. La “buona cooperazione” tra le autorità italiane e Bruxelles,
ha osservato il portavoce del Commissario alla Giustizia, alla libertà e alla sicurezza
Jacques Barrot, ha consentito di verificare le linee dei provvedimenti presi e di
“correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni”. Barrot continuerà
a seguire il dossier prestando attenzione alle ulteriori informazioni che saranno
fornite dall'Italia sull'applicazione delle misure prese e chiede di essere informato
sullo svolgimento del censimento e dei suoi risultati.
Immigrazione irregolare La
Guardia di Finanza ha intercettato nei pressi di Lampedusa un gommone di 10 metri
con a bordo 46 immigrati. Sono tutti uomini e in buone condizioni di salute. Gli extracomunitari
sono stati trasferiti nel centro di soccorso e prima accoglienza dell'isola. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 248 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.