2008-09-04 15:31:54

Fermo appoggio alla Georgia del vicepresidente USA Cheney in visita a Tblisi


Dopo la posizione soft dell’Unione Europea che ha abbandonato l’ipotesi di sanzioni nei confronti della Russia pur criticando l’appoggio dato a Abkhazia e Ossezia del sud per l’indipendenza, ci sono oggi le dure dichiarazioni del vicepresidente USA, Dick Cheney, giunto in visita a Tbilisi. Ha dichiarato innanzitutto che il popolo statunitense è solidale con quello della Georgia. Poco prima Bush aveva annunciato di aver stanziato un miliardo di dollari a favore della Georgia per contribuire alla ricostruzione nella ex Repubblica sovietica dopo il conflitto con la Russia. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
Le azioni della Russia gettano dubbi sulla sua affidabilità come partner internazionale. Questa la presa di posizione del numero due della Casa Bianca, che non usa mezzi termini e afferma che Washington è “pienamente impegnata” per l'ingresso della Georgia nella NATO. Lo fa parlando in conferenza stampa congiunta con il presidente georgiano, Saakashvili, e specificando l’impegno per una adesione finale all'Alleanza e non solo per un primo piano di azione. Posizione che non sorprende visto il dichiarato obiettivo della visita di esprimere il sostegno degli Stati Uniti alla Georgia nella crisi che la vede opposta alla Russia. Cheney è il più alto dirigente americano a visitare la Georgia dall'inizio del conflitto con la Russia l'8 agosto scorso. Bisogna dire che a Tblisi l’attesa per Cheney è stata segnata da un arresto di rilievo. È stato fermato ieri sera all'aeroporto, Tsotne Gamsakhurdia, figlio del primo presidente della Georgia indipendente, Sviad, con l'accusa di aver tentato un golpe nel novembre scorso e di aver avuto contatti con i servizi segreti russi. Proveniente dalla capitale dell'Azerbaigian, Cheney proseguirà in giornata per l'Ucraina, ultima tappa del suo giro in alcune repubbliche ex sovietiche strette alleate degli Stati Uniti. Nell’agenda dei prossimi giorni, poi, anche una tappa in Italia per colloqui con il premier Silvio Berlusconi. E in relazione alla crisi georgiana, ci sono poi le dichiarazioni della Cina: dopo aver invitato la Georgia e la Russia al dialogo, la Cina ha dichiarato, per la prima volta, che a tal fine potrebbe rivestire un ruolo di mediazione l'ONU.

 
Ucraina
Tensione politica in Ucraina. Il partito filo presidenziale "Nostra Ucraina" ha lasciato ufficialmente la coalizione parlamentare di maggioranza con il blocco del premier Iulia Timoshenko. Dopo l'annuncio i deputati del partito hanno abbandonato l'aula. Ieri il presidente Iushenko aveva accusato la sua ex alleata della "rivoluzione arancione" di "golpe bianco" e chiesto la formazione di una nuova maggioranza e di un nuovo esecutivo entro trenta giorni, minacciando altrimenti elezioni anticipate. Timoshenko aveva chiesto ieri sera a "Nostra Ucraina" di rivedere la sua decisione, accusando Iushenko di aver avviato tutto questo in vista delle presidenziali previste all'inizio del 2010.

Iraq
I militari USA potrebbero lasciare la capitale irachena entro il prossimo luglio grazie alla riduzione delle violenze, che si è registrata a Baghdad. Lo ha dichiarato il generale David Petraeus, comandante delle forze americane in Iraq, in un'intervista al "Financial Times". Alla domanda sulla possibilità che i soldati statunitensi lascino Baghdad entro il prossimo luglio, Petraeus ha risposto di “sì, se le condizioni lo permetteranno”, si legge sulla versione online del quotidiano. “Il numero di attacchi a Baghdad di recente è stato probabilmente di meno di cinque al giorno in media - ha spiegato - e si tratta di una città di sette milioni di persone”. Il commento di Petraeus giunge a ridosso di un fitto lavoro diplomatico che vede Stati Uniti e Iraq impegnati nella definizione di un accordo sulla presenza USA nel Paese e che potenzialmente potrebbe prevedere un ritiro dalle città entro l'estate prossima e dall'intero Paese entro il 2011. Di recente leader iracheni avevano fatto sapere che un'intesa in questo senso era stata raggiunta, i responsabili americani hanno replicato sottolineando che i negoziati continuano. Il tema della presenza militare degli Stati Uniti in Iraq è tra quelli centrali anche nella campagna elettorale in vista delle presidenziali: il candidato democratico Barack Obama sostiene la necessità di fissare un piano di ritiro da effettuare in 16 mesi, mentre il candidato repubblicano John McCain è contrario a stabilire limiti di tempo.

Vertice a Damasco
Il conflitto mediorientale, l’Iraq, l’Iran ma anche la crisi georgiana sono stati al centro del vertice a Damasco di Siria, Francia Turchia e Qatar. Il presidente siriano, al Assad, ha reso noto che un quinto round di colloqui di pace indiretti tra Siria e Israele è stato rinviato a causa delle dimissioni del capo negoziatore israeliano, ma al tempo stesso ha espresso ottimismo per il futuro, affermando che “la Francia avrà un ruolo essenziale quando i negoziati saranno diretti”. Ha ringraziato il premier turco, Erdogan, perché la Turchia è stato “l'unico Paese che è riuscito ad avviare intanto colloqui indiretti. Per il Medio Oriente ha parlato di pace globale, che coinvolga i governi e le popolazioni, e sia non solo un trattato". Assad ha aggiunto che per avere un ruolo di mediazione da parte degli Stati Uniti sarà necessario aspettare l'insediamento della nuova amministrazione, dopo le elezioni presidenziali di novembre. Il presidente siriano ha quindi espresso preoccupazione per il possibile ritorno di una nuova Guerra Fredda, “che sarebbe peggiore di quella del secolo scorso”. Assad ha poi espresso sostegno al processo politico in Iraq attraverso il dialogo nazionale, mentre per la questione del nucleare iraniano ha auspicato una soluzione attraverso mezzi politici. L'emiro del Qatar, sheikh Hamad bin al Khalifa al Tahani, ha dal canto suo espresso il “rifiuto che i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo vengano trascinati in un nuovo conflitto con l'Iran” a causa del suo dossier nucleare.

Medio Oriente
La polizia israeliana si accinge a consigliare nei prossimi giorni alla magistratura la incriminazione del primo ministro Ehud Olmert, secondo quanto anticipano oggi diversi mezzi stampa. Una decisione in merito da parte della polizia dovrebbe avere luogo domenica. In particolare tre inchieste sembrano richiedere l’incriminazione del premier, secondo la stampa: quella su mazzette di dollari in contanti che un finanziere statunitense sostiene di aver consegnato a Olmert a partire dagli anni Novanta; quella sul "rimborso multiplo" a Olmert di biglietti aerei da parte di organizzazioni diverse, all'insaputa una dell'altra; e quella su asserite agevolazioni che Olmert, quando era ministro dell'Industria, garantì a persone a lui vicine. Olmert ha già annunciato di essere disposto a cedere le redini di governo a chi uscirà vincente dalle elezioni primarie del 17 settembre del suo partito "Kadima", a condizione che questi dimostri di essere in grado di formare un governo nell'attuale parlamento. In caso contrario sarà necessario andare ad elezioni anticipate, affermano osservatori locali. Intanto in relazione al conflitto israelo-palestinese si è pronunciato oggi il Parlamento europeo. Ha votato una risoluzione in cui pur sostenendo le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, chiede che i diritti previsti dalle norme internazionali siano garantiti a tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Plaude quindi alle recenti scarcerazioni, ritenendole di buon auspicio ai negoziati di pace. Al contempo, invita l'Autorità palestinese a fare il possibile per evitare atti terroristici e sollecita iniziative per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit.

Pakistan
I talebani hanno rapito in Pakistan un gruppo di 25 apprendisti poliziotti che si recavano al loro centro di addestramento, situato nelle zone tribali del nordovest del Paese. Lo ha riferito un responsabile della polizia. Il gruppo di apprendisti, che era a bordo di un veicolo privato, è stato sequestrato ieri sera nel distretto tribale di Orakzai, al confine con l'Afghanistan.

Bosnia: militari della NATO perquisiscono abitazione di un sostenitore di Mladic
Il cerchio attorno a Ratko Mladic sembra si stia stringendo. Questa mattina, i militari della NATO impegnati in Bosnia hanno perquisito l’abitazione di un ex ufficiale dell'esercito serbo bosniaco, ritenuto parte della rete di sostegno del comandante militare ricercato dalla giustizia internazionale per genocidio e crimini di guerra contro l'umanità. L’indagine, rivelata dall’agenzia bosniaca "Fena", mirerebbe a trovare prove di relazioni tra il proprietario dell’appartamento e il fuggitivo. Mladic, dopo la cattura e la consegna da parte delle autorità di Belgrado, nel luglio scorso, di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia, è l'ultimo fuggitivo accusato di genocidio dal Tribunale internazionale dell'Aja (TPI). La NATO ipotizza che l’ex generale sia attualmente rifugiato in Serbia, ma sostenuto da una rete di alleati anche in Bosnia.

Solenne cerimonia in Etiopia per la ricollocazione dell’obelisco di Axum
L’obelisco di Axum restituito dall'Italia e ricollocato nell'antica città del nord dell'Etiopia, è stato ufficialmente inaugurato oggi in una cerimonia solenne, davanti a decine di migliaia di persone, alla presenza del capo dello Stato Girma Wolde Giorgis, del primo ministro Meles Zenawi, della delegazione italiana, guidata dal sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, e di una rappresentanza dell'UNESCO. Dopo i discorsi ufficiali che hanno ribadito l'amicizia tra l'Italia e l'Etiopia, Mantica ha tagliato il nastro facendo cadere le due enormi bandiere (una italiana e una etiopica) che ricoprivano l'obelisco (alto 24 metri e pesante quasi 160 tonnellate), ricollocato accanto alla stele gemella nella valle del Tigrè. Il sottosegretario agli Esteri ha espresso “estrema soddisfazione per essere riusciti a portare a compimento il percorso cominciato nel 2002”, con la decisione dell'allora governo Berlusconi di restituire l'obelisco, e “concluso con questa solenne cerimonia che sancisce ancora una volta la profonda amicizia che lega il nostro Paese e l'Etiopia”. La celebrazione, accompagnata da spettacoli, falò, danze, ragazze vestite in abiti locali che lanciavano petali di rose, musica e tamburi, è stato molto sentita dalla popolazione per il valore simbolico dell'obelisco ma anche perché cade a pochi giorni dall'inizio del nuovo millennio, secondo il calendario copto.

Sequestro al largo della Somalia
I pirati al largo della Somalia, che ieri hanno sequestrato uno yacht francese, oggi hanno chiesto un riscatto di un milione di dollari per il rilascio dell'imbarcazione e dei due cittadini francesi a bordo. Lo afferma un'autorità locale per la navigazione. I pirati si sono inoltre impossessati oggi di un'altra nave, egiziana, che porta a dieci in numero totale di imbarcazioni nelle loro mani. Lo fa sapere il responsabile del programma keniano di assistenza alla navigazione. Un'informazione che finora non ha ricevuto altre conferme. Il sequestro del veliero francese è stato invece confermato anche dal Ministero degli esteri di Parigi, secondo il quale l'imbarcazione che si chiama “Carrè d'as”, è immatricolata in Venezuela e appartiene a un francese che vive nel Paese sudamericano. E durante la notte i pirati hanno colpito ancora, sequestrando anche una non meglio precisata nave egiziana.

Zimbabwe
Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, è determinato a formare un governo e lo farà anche nel caso in cui il leader dell'opposizione (MDC), Morgan Tsvangirai, non sottoscriva oggi l'accordo su una condivisione dei poteri. Lo riferiscono gli organi d'informazione ufficiali oggi ad Harare. Stando a quanto si legge sul quotidiano statale "Herald", Mugabe ha affermato che “di sicuro formeremo un governo” anche se il leader dell'MDC, Tsvangirai, non firmerà l'accordo. L'emittente radio statale ha dal canto suo riferito che il presidente sudafricano Thabo Mbeki è atteso per oggi nello Zimbabwe nella sua veste di mediatore.

Thailandia
Il governo thailandese sta pensando alla possibilità di indire un referendum per porre fine alla crisi politica che da tre mesi percorre il Paese. Lo ha riferito oggi uno dei ministri del governo. In un consiglio dei ministri straordinario è stato approvato un piano per indire un referendum. Non è comunque al momento ancora chiaro quale sarà il quesito oggetto del referendum sul quale i cittadini potrebbero essere chiamato a esprimersi, ha detto il ministro thailandese della Cultura, Somsak Kiatsuranont.

Nucleare
Il Giappone esprime “preoccupazione” per la ripresa dei piani nucleari da parte della Corea del Nord, che si era invece impegnata a smantellare l'impianto di Yongbyon. “Il governo ha ricevuto informazioni secondo cui Pyongyang sembra abbia trasportato apparecchiature dal luogo di stoccaggio verso il complesso di Yongbyon”, ha detto in conferenza stampa, il portavoce, Nobutaka Machimura. “Siamo preoccupati di questo situazione - ha continuato - e continueremo a fare pressioni sulla Corea del Nord, insieme con gli altri Paesi interessati, perché si attui l'accordo firmato nell'ambito delle trattative a Sei”. La Corea del Nord ha reso noto il 26 agosto la volontà di avviare l'abbandono dei suoi progetti nucleari. In seguito, accusando gli USA di non aver cancellato come promesso il Paese dalla lista dei finanziatori del terrorismo, ha deciso di sospendere l'efficacia dell'intesa raggiunta nei colloqui a Sei (USA, le due Coree, Giappone, Cina e Russia) per la denuclearizzazione della penisola.

Cina
Sono 27 i minatori rimasti uccisi oggi in Cina per l'esplosione in una miniera a Fuxin, nella provincia di Liaoning, nel nordest del Paese, stando al bilancio definitivo diffuso dall'agenzia "Nuova Cina". I soccorritori, ha precisato la fonte, hanno recuperato i corpi senza vita di tre minatori che erano dati per dispersi. Al momento dell'esplosione nella miniera si trovavano 41 minatori, di essi 14 sono riusciti a mettersi in salvo. Sei superstiti sono stati ricoverati in ospedale.

La Commissione europea giudica non discriminatorie le norme dell’Italia sui rom
Le misure adottate dall'Italia per fare fronte all'emergenza dei campi nomadi illegali non sono risultate discriminatorie e quindi sono in linea con il diritto comunitario. Questo in sintesi il giudizio espresso dalla Commissione Europea dopo l'analisi condotta sul rapporto sul censimento dei campi nomadi inviato da Roma a Bruxelles il 1 agosto scorso. Viene considerato che anche la raccolta delle impronte digitali “viene fatta solo al fine di identificare persone che non è possibile identificare in altro modo”, ritenendolo un sistema “valido in particolare per i minori nei confronti dei quali questi rilievi vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione”. La “buona cooperazione” tra le autorità italiane e Bruxelles, ha osservato il portavoce del Commissario alla Giustizia, alla libertà e alla sicurezza Jacques Barrot, ha consentito di verificare le linee dei provvedimenti presi e di “correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni”. Barrot continuerà a seguire il dossier prestando attenzione alle ulteriori informazioni che saranno fornite dall'Italia sull'applicazione delle misure prese e chiede di essere informato sullo svolgimento del censimento e dei suoi risultati.

Immigrazione irregolare
La Guardia di Finanza ha intercettato nei pressi di Lampedusa un gommone di 10 metri con a bordo 46 immigrati. Sono tutti uomini e in buone condizioni di salute. Gli extracomunitari sono stati trasferiti nel centro di soccorso e prima accoglienza dell'isola. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 248
 
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