La Chiesa celebra la memoria di San Gregorio Magno. Benedetto XVI: era vicino ai bisogni
del prossimo perché immerso in Dio
Oggi si celebra la memoria liturgica di San Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa.
Benedetto XVI ha dedicato a questa grande figura un Angelus e due catechesi nel corso
delle udienze generali del mercoledì. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Grande
perché umile: così Benedetto XVI descrive San Gregorio Magno, il primo Pontefice a
definire il Papa come “servo dei servi di Dio”. Vissuto dal 540 al 604 ebbe un percorso
esistenziale singolare: prefetto di Roma a soli 30 anni, diventa monaco, per essere
poi acclamato Papa contro la sua volontà. Come Pontefice unisce l’efficienza e la
capacità amministrativa, acquisita come funzionario imperiale, allo stile contemplativo
e ascetico della vita monastica. Così scriveva Gregorio Magno:
“La vita
del pastore d’anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione,
animata dall’amore che ‘tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali
profondi degli altri. La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della
forza di slancio verso l’alto’ ” (II, 5). (Angelus del 3 settembre 2006)
San
Gregorio guarda alle invasioni barbariche con spirito fiducioso e a differenza dell’Imperatore
bizantino, che considerava i Longobardi individui rozzi da sconfiggere o sterminare,
vedeva questa gente con gli occhi del buon pastore, preoccupato di annunciare loro
la parola di salvezza:
“Con profetica lungimiranza, Gregorio intuì
che una nuova civiltà stava nascendo dall’incontro tra l’eredità romana e i popoli
cosiddetti ‘barbari’, grazie alla forza di coesione e di elevazione morale del Cristianesimo.
Il monachesimo si rivelava una ricchezza non solo per la Chiesa, ma per l’intera società”.(Angelus
del 3 settembre 2006)
Ha una profonda conoscenza della Sacra Scrittura
che continua a leggere con umiltà e con umiltà la spiega ai fedeli:
“L’umiltà
intellettuale è la regola primaria per chi cerca di penetrare le realtà soprannaturali
partendo dal Libro sacro. L’umiltà, ovviamente, non esclude lo studio serio; ma per
far sì che questo risulti spiritualmente proficuo, consentendo di entrare realmente
nella profondità del testo, l’umiltà resta indispensabile. Solo con questo atteggiamento
interiore si ascolta realmente e si percepisce finalmente la voce di Dio. D’altra
parte, quando si tratta di Parola di Dio, comprendere non è nulla, se la comprensione
non conduce all’azione”. (Udienza generale del 4 giugno 2008)
San
Gregorio Magno svolge un’intensa azione pastorale e civile, riforma il canto liturgico,
che dal suo nome fu detto “gregoriano”. Al centro della sua attenzione sono i più
poveri:
“Era un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre
vivo nel fondo della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al
prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato,
seppe creare pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti
della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per noi
oggi”. (Udienza generale del 28 maggio 2008)