India: ancora violenze contro i cristiani in Orissa, ma il governo parla di "situazione
sotto controllo"
Non si fermano nello Stato indiano dell’Orissa, gli attacchi contro i cristiani. Negli
ultimi tre giorni sono state distrutte e incendiate sei chiese, cattoliche e battiste,
in diversi villaggi e si è così aggravato il bilancio delle violenze scoppiate la
scorsa settimana: almeno 20 morti, centinaia di feriti, 45 chiese bruciate, orfanotrofi
e ospedali distrutti, centinaia di case date alle fiamme. E i fedeli, secondo le testimonianze
riportate oggi da AsiaNews, accusano la polizia di inerzia. Nel tentativo di estirpare
i cristiani e fermare le conversioni, i radicali indù stanno continuando a incendiare
le loro abitazioni, quasi cento quelle colpite da lunedì scorso. La maggior parte
dei fedeli fugge nella foresta o nei rifugi di fortuna approntati dal governo; altri
subiscono ritorsioni e minacce. I cristiani del villaggio di Padani sono stati costretti
a partecipare a delle cerimonie indù e minacciati di morte se osano ancora praticare
il cristianesimo. Intanto a New Delhi, la Corte Suprema, sollecitata dall’arcivescovo
di Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath, ha domandato al governo dell’Orissa, sospettato
di aver concesso ai radicali indù il permesso di radunarsi senza preoccuparsi della
sicurezza, una relazione sulle violenze contro i cristiani. “La situazione è sotto
controllo”, ha risposto, tuttavia, il governo tramite un proprio consigliere. Ben
diversa la percezione delle autorità religiose, tra cui anche alcuni rappresentanti
dei bramini, i sacerdoti induisti, che stanno moltiplicando gli appelli alla calma
e al dialogo. Forte il messaggio rivolto al Paese da suor Nirmala Joshi, superiora
delle Missionarie della carità, in vista della festa della Beata Teresa di Calcutta
il prossimo 5 settembre: “Siamo fratelli e sorelle uno dell’altro, qualunque sia la
nostra religione, razza, cultura o linguaggio, ricchi o poveri. Nulla ci dovrebbe
separare”. (S.G.)