I vescovi delle Filippine raccolgono firme a sostegno del movimento per la vita
Si basa su motivi etici e morali e non solo sui valori della fede la campagna lanciata
dalla Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine (CBCP) contro il progetto di
legge che mira a legalizzare l’aborto e a consentire il libero uso dei contraccettivi
artificiali. I presuli stanno raccogliendo firme a sostegno della loro battaglia in
numerose strutture diocesane in tutto il Paese. E, in un documento, contestano le
ragioni dei deputati firmatari del progetto di legge che ritengono di promuovere così
il diritto della donna alla libera scelta sulla maternità e di rispondere alla necessità
di abbassare il tasso di incremento delle nascite per sconfiggere la povertà. I vescovi
spiegano, infatti, che i contraccettivi artificiali vengono spesso usati come strumenti
di violazione della dignità umana nel commercio sessuale e denunciano l’intenzione
dei sostenitori del progetto di legge di investire nel loro acquisto due miliardi
di pesos, soldi che potrebbero essere spesi invece in servizi per l’infanzia e per
la maternità. Arbitraria, inoltre, sostengono i presuli la teoria che la povertà possa
essere combattuta riducendo le nascite. La Pro-life Philippines foundation – informa
l’Osservatore Romano – citando i dati del Centro statistico Nazionale - ha dimostrato,
infatti, che dal 2003 al 2006 è aumentato il tasso di povertà del Paese a dispetto
del contemporaneo calo del tasso di fertilità. (S.G.)