A Viterbo le celebrazioni per la festa di Santa Rosa
Si sono aperte ieri a Viterbo con il corteo storico e la processione le celebrazioni
per la tradizionale festa di Santa Rosa, patrona della città. Questa sera alle 21.00
il suggestivo trasporto della Macchina di Santa Rosa, una stele alta trenta metri,
illuminata da numerose fiaccole e fari. Sarà portata in spalla per le vie del centro
da un centinaio di facchini. E' un compito che si tramanda di generazione in generazione
e che rappresenta l’atto più alto di devozione dei viterbesi alla Santa in segno
della reciproca appartenenza. E' quanto sottolinea mons. Lorenzo Chiarinelli,
vescovo di Viterbo, intervistato da Federico Piana: R.-
La festa di Santa Rosa a Viterbo, sia sotto il profilo religioso che civile, è una
testimonianza di una reciproca appartenenza di Santa Rosa a Viterbo e di Viterbo a
Santa Rosa. Ci sono due manifestazioni complementari: la processione con il corpo
della Santa per le vie della città e il ricordo di quel 4 settembre 1258 quando Papa
Alessandro IV, che era a Viterbo, volle questo trasferimento; e poi, il trasporto
della “macchina”. E' una costruzione che polarizza una grande attenzione, non solo
cittadina ma nell’intero territorio. Sono due aspetti: l’uno marcatamente di preghiera,
di religiosità e di questa adesione del cuore. L’altro convoglia non solo la realtà
sociale, civile, ma anche tutta una ricca e forte tradizione.
D.
– Cosa rappresenta, monsignore, Santa Rosa per i viterbesi?
R.
– Quello che rappresenta Santa Rosa per i viterbesi possiamo leggerlo nel nome: è
Santa Rosa “di” Viterbo, e quindi indica un senso di appartenenza; è radicata questa
devozione nel tessuto storico-culturale della città e ne ispira gli spazi vitali dei
grandi e dei piccoli. A Viterbo c’è una scuola di quella che viene qui chiamata “Il
sodalizio dei facchini”, dai piccoli ai giovani ai grandi. E quasi si tocca con mano
quella che potremmo chiamare la popolarità del fatto religioso. Certo, in questo 2008,
l’evento è singolare perché si ricorda come un Papa abbia voluto questo trasporto
in un monastero nel quale, per di più, Santa Rosa durante la sua vita non fu accolta.
Oggi, quel monastero prende il nome da Santa Rosa; questo indica come il tessuto religioso
e cittadino-culturale-sociale si sia strutturato a partire dalla figura di questa
giovane. Spesso si dimentica che Santa Rosa è morta a 18 anni. Quindi, anche per i
giovani diventa ispirazione ...
D. – Questa Santa
era affetta da una deformazione congenita che solitamente porta alla morte entro i
primi tre anni di vita. Poi si dedicò ai malati...
R.
– Proprio così. Noi abbiamo fatto nel 2000 una solenne ricognizione in cui questa
deformazione – la mancanza dello sterno – è evidente. E' evidente anche una malformazione
cardiaca che avrebbe potuto garantire – dicono i medici – al massimo una vita di due
anni. E, invece, questa fanciulla nonostante tali precarie condizioni di salute, si
dedica all'evangelizzazione, alla carità, all’amore, alla difesa della sua città.
Per questo, è come un fiore ed in fin dei conti il nome “Rosa” lo indica. La città
la sente come realtà che continua ancora ad alimentare le menti, i sentimenti e anche
le azioni della popolazione viterbese.