Mosca soddisfatta della posizione UE sulla crisi georgiana
La Russia è soddisfatta dell'"approccio responsabile" del vertice UE di ieri, che
pur condannando il riconoscimento delle repubbliche secessioniste georgiane di Abkhazia
e Ossezia del sud e rinviando a data da destinarsi il negoziato per il rinnovo del
trattato di cooperazione strategica, non ha comunque varato sanzioni o chiuso la porta
a Mosca, ribadendo anzi la necessità di non isolarla. Diverso è l'atteggiamento della
Georgia, che oggi denuncia unilateralmente il trattato del 1992 sul regolamento del
conflitto in Ossezia del sud, togliendo così legittimità ai caschi blu russi, trasformati
in forza di occupazione. E a Tbilisi è atteso oggi il vicepresidente americano, Dick
Cheney, l'uomo che nel maggio del 2006 aveva dato il via al gelo con Mosca con un
discorso infiammato a Vilnius (Lituania) contro l'"ingerenza russa nei processi democratici"
e le "ambizioni territoriali" sui Paesi confinanti. La Georgia è la prima tappa di
un giro di consultazioni nell’area. Per quanto riguarda la decisione dell’UE, emersa
nel vertice di ieri, di non varare sanzioni nei confronti di Mosca, ma di limitarsi
a congelare i colloqui sulla cooperazione politica ed economica, è apparsa a molti
analisti come una posizione di debolezza. Stefano Leszczynski ha chiesto ad Adriana
Cerretelli, responsabile dell’Ufficio di Bruxelles del "Sole 24 Ore", quali siano
le ragioni della linea morbida adottata dall’Europa:00:01:41:50
R.
– In Europa ci sono grossomodo due schieramenti. Uno, capeggiato dagli inglesi e sostenuto
dai Paesi dell’est, che erano del parere di dare delle risposte forti all’invasione
della Georgia e, soprattutto, al mancato ritiro delle truppe russe dalla Georgia.
Dall’altra parte, però, in Europa c’è un altro schieramento, altrettanto forte, che
è quello formato da Francia, Germania, Italia, che invece è per una politica del dialogo,
sia pure, almeno in teoria, ferma. Allora, dalla mediazione necessaria per non far
fallire il vertice è venuto fuori un comunicato che sostanzialmente "predica" la solita
linea del gradualismo.
D. – Questa politica del dialogo è influenzata da una
sudditanza di tipo energetico, anche economico se vogliamo, con la Russia...
R.
– L’Europa, non solo è divisa, ma ha le mani legate da una fortissima dipendenza energetica
in termini di forniture di petrolio e gas dalla Russia. Non ci dimentichiamo che per
di più l’attacco russo alla Georgia ha consentito ai russi di prendere il controllo
di una delle rare vie alternative alla esclusiva fornitura della Russia di petrolio,
che era la Georgia. Anche di questo l’Europa è stata privata.
D. – Ci sarà
bisogno, prima o poi, di un ripensamento globale della politica estera dell’Unione
Europea...
D. – Io direi che oggi non c’è una politica estera europea, al di
là delle tante chiacchiere che la circondano. Non solo perché non c’è il Trattato
di Lisbona firmato, che avrebbe dato un po’ più di voce a questa idea di creare una
linea comune, ma oggi, in realtà, in Europa non ci sono interessi comuni omogenei,
tali da consentire una politica estera.