Mons. Celli consegna il premio Bresson al regista argentino Daniel Burman
Cinema spirituale oggi protagonista al Festival di Venezia. Il presidente del Pontificio
Consiglio delle comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli ha consegnato
il premio Bresson 2008. Ce ne parla Diego Giuliani.
Dopo i primi
tre film italiani in concorso in attesa della star hollywoodiana Anne Hathaway, una
salutare parentesi di riflessione promossa dalla Fondazione ente dello spettacolo.
Occasione è il tradizionale premio “Robert Bresson”, che assegna ogni anno al regista
che abbia dato una testimonianza significativa sul difficile cammino nella ricerca
del significato spirituale della nostra vita. Dopo cineasti del calibro di Tornatore,
Wim Wenders ed il russo Aleksander Sokurov, alla sua decima edizione, il riconoscimento
va all’argentino Daniel Burman, produttore di film come “Garage Olimpo” e noto per
l’introspezione e la profondità che hanno caratterizzato i suoi “El abrazo partido”
e “Derecho de Familia”, Burman ha ricevuto il Bresson dalle mani di mons. Claudio
Maria Celli. Sentiamo la riflessione del presidente del Pontificio Consiglio delle
comunicazioni sociali:
"Credo che quest’uomo, ancora una volta, dà una
testimonianza sempre vera, in questo difficile cammino nella ricerca del significato
spirituale della nostra vita. Credo proprio che il suo contributo, oggi, sia soprattutto
questo, dell’uomo che ricerca a tutto tondo, la propria identità, in un mondo sempre
più complesso, difficile, dove non sempre è facile dare spazio ai valori, ai sentimenti,
ai grandi movimenti del cuore dell’uomo. Ecco, noi guardiamo con grande interesse
questo regista e guardiamo con interesse anche tutti coloro che, nel campo del cinema,
cercano di percorrere questo cammino. Credo che ancora una volta il cinema, questo
grande strumento della cultura del nostro tempo, possa dare un contributo significativo
a questa ricerca. L’uomo ha bisogno sempre di più di riscoprire il senso della sua
vita, le radici della sua identità, per affrontare, nel contesto globalizzato di oggi,
un cammino più vero, più profondo, più coinvolgente, più degno del suo essere umano".