Le Chiese dell’Asia chiedono soluzioni ‘condivise’ per l’immigrazione
Le Chiese dell’Asia devono trovare un “approccio comune” alla questione dell’immigrazione,
fornire risposte che siano in grado di “aiutare i migranti ad affrontare le problematiche
della vita di ogni giorno” e guidare i governi nell’elaborazione di “politiche di
assistenza sociale” che sappiano migliorarne la qualità della vita. È l’invito espresso
dal presidente dei vescovi filippini Angel Lagdameo, formulato in occasione del vertice
delle Chiese asiatiche che si è tenuto nei giorni scorsi a Manila. Parlando a una
platea composta da oltre 40 delegati fra i quali vescovi, preti, religiosi e laici
provenienti da 18 Paesi dell’Asia, il prelato ha ribadito che le “Chiese locali devono
condividere prospettive e soluzioni” per risolvere il problema dell’immigrazione.
All’incontro, promosso dalla Commissione cattolica internazionale sulla migrazione
(Icmc) fondato nel 1951 da Papa Pio XII, con base a Ginevra, hanno partecipato rappresentanti
delle Chiese del Vietnam, Myanmar, Timor Est, Filippine, Nepal, India, Bangladesh,
Sri Lanka, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Malaysia, Giappone e Singapore. Secondo
un rapporto Onu sui migranti – riferisce l’agenzia AsiaNews - vi sono oltre 22 milioni
di lavoratori stranieri in Asia e 50 milioni di asiatici sparsi in tutto il mondo,
in cerca di un impiego o già occupati. Durante il discorso di apertura del convegno
a Manila, il segretario generale della Conferenza dei vescovi dell’Asia (Fabc), mons.
Orlando Quevedo, ha ribadito che il fenomeno della migrazione non rappresenta un “lusso”
delle società moderne ma è un segno evidente della loro “povertà” e ne sottolinea
gli “effetti negativi sulle strutture familiari”. Una presa di posizione condivisa
dal capo della Chiesa filippina, il quale afferma che “le migrazioni cambiano le strutture
familiari e possono persino distruggerle”. Mons. Lagdameo sottolinea infine la “grande
opportunità” di evangelizzare che è strettamente legata al fenomeno dell’emigrazione:
“una possibilità – ha detto – che deve avvicinare i migranti alla Chiesa e la Chiesa
ai migranti”. (R.P.)