Violenze in India: migliaia di cristiani fuggiti nelle foreste. E' emergenza cibo
In India, Paese in questi giorni teatro di violenze contro i cristiani, 25 mila scuole
cattoliche sono rimaste chiuse in segno di protesta contro i massacri. Diversi rappresentanti
indù hanno inoltre condannato “senza mezzi termini” le discriminazioni e le brutalità
commesse da estremisti. Molti leader indù si sono anche dissociati dagli attacchi
aggiungendo che tutti hanno il diritto di professare in maniera libera la propria
religione. Solidarietà è stata espressa anche da associazioni musulmane che chiedono
maggiori sforzi per difendere i diritti umani e assicurare una reale libertà religiosa.
Nello Stato di Orissa, intanto, la situazione resta drammatica. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
Più di 40
chiese sono state bruciate ed oltre 300 case sono state avvolte dalle fiamme. Nello
Stato indiano di Orissa la violenza divampa e non sembra fermarsi: i cristiani continuano
a fuggire verso colline e foreste. In base all’ultimo bilancio, ancora provvisorio,
sono morte 14 persone. L’ultima di queste vittime non era un cristiano ma un contadino
di fede indù. Apparteneva ai dalit, i cosiddetti fuori casta che compongono l’ultimo
anello della società. Non si era convertito, come altri dalit, al cristianesimo.
Era rimasto indù è pregava le stesse divinità dei suoi assassini. E’ stato ucciso
mentre i cristiani cercavano di fuggire nella giungla. Agli aggressori ha chiesto
di fermarsi ma non è stato ascoltato. Le sue implorazioni sono state spente da colpi
di bastone ed il suo corpo è stato lasciato moribondo nei pressi di un villaggio.
Tra l’orrore della violenza compiuta dagli estremisti ci sono altre storie di straordinario
altruismo. Tra queste c’è anche quella di un sacerdote, padre Mathew, che dopo essersi
accorto di essere inseguito da centinaia di persone, ha trovato un rifugio sicuro
grazie all’aiuto di tre famiglie indù. E di fronte alla gravità delle notizie che
continuano ad arrivare dall’India, si moltiplicano le iniziative di solidarietà: il
Centro di cultura e attività missionaria PIME ha indetto per il 5 settembre, giorno
in cui si celebra la festa liturgica della Beata Teresa di Calcutta, Una veglia pubblica
di preghiera e digiuno a Milano come gesto di vicinanza ai cristiani dell’Orissa.
Ieri
una delegazione di vescovi cattolici ha incontrato il premier indiano Manmohan Singh
chiedendo al governo di fermare le violenze e aprire un’inchiesta. Tra i presuli che
hanno partecipato all’incontro, c’era anche mons. Raphael Cheenath, arcivescovo
di Cuttack-Bubaneshwar, capitale dell’Orissa. Emer McCarthy lo ha raggiunto
telefonicamente subito dopo l’incontro con il primo ministro:
R. - The
central government has sent some rapid action force … Il governo centrale
ha inviato unità speciali militari per ristabilire la normalità e fermare le violenze
contro i cristiani. Ma non sappiamo ancora quanto possa essere efficace questo intervento.
Nelle zone rurali, la gente ha lasciato le proprie case, il proprio villaggio ed è
fuggita nelle foreste, cercandovi rifugio. Ci sono tra i 50 e i 60 mila profughi nella
foresta. Mancano aiuti. La gente non ha da mangiare e per questo è in grave difficoltà.
La polizia è assolutamente inefficace. Non riesce a garantire protezione alle persone
e a tutelare le proprietà.
D. – Quali sono le aree
maggiormente scosse dalle violenze?
R. – As far as
I know, it is not happening in the towns because of the military forces there … In
base a quanto mi è stato riferito, le città sono ben presidiate dai militari; le violenze
continuano invece nei villaggi, perché i militari non possono raggiungerli velocemente.
Per questo, nelle aree più distanti dalle città, i gruppi di fondamentalisti portano
via le persone dalle loro case. Lo possono fare perché i militari non riescono ad
arrivare rapidamente. Gli attacchi si verificano in parrocchie dell’arcidiocesi che
che si trovano nelle campagne.
D. – Benedetto XVI
ha condannato decisamente quanto accade in Orissa e la comunità internazionale ha
chiesto un intervento immediato. Come si sono espressi finora, nello Stato indiano,
i vari leader religiosi?
R. – As far as I know, the
majority of hindus, not their leaders, have silently expressed ... Per quanto
ne so, la maggioranza degli indù – non i capi – hanno tacitamente espresso la loro
solidarietà. I gruppi estremisti hanno semplicemente accusato i cristiani. I cristiani,
le diocesi cattoliche, hanno condannato l’uccisione del radicale indù, che poi ha
innescato le violenze. Ed hanno detto: siamo contro la violenza, desideriamo vivere
in armonia, in pace e in buoni rapporti. Ma i gruppi di fondamentalisti continuano
ad aggredire ed accusare i cristiani. Ed i loro leader non condannano le atrocità
perpetrate nei riguardi di cristiani indifesi.