Essere ogni giorno mendicanti di Cristo: questo è il vero protagonista. E’ la provocazione
scaturita ieri dall’incontro con Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’Università
di Milano e membro del consiglio nazionale di Comunione e Liberazione, che ha riflettuto,
assieme alla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, sul tema di quest’anno: “O
protagonisti o nessuno”. Il senatore a vita Giulio Andreotti, insieme al ministro
dell’economia, Giulio Tremonti, ha poi parlato dei 60 anni della Costituzione italiana.
E tante, come ogni anno, mostre, presentazioni di libri e spettacoli. Dal Meeting
di Rimini, la nostra inviata, Debora Donnini:
C’è un rischio
per l’uomo di oggi: quello di sentire i fatti come ostacoli, di non provare più stupore
di fronte a ciò che accade. Parte da qui la riflessione esistenziale di Marco Bersanelli
che, richiamandosi più volte a don Giussani, affronta la sfida decisiva: quella fra
chi sente di appartenere a qualcosa di più grande e chi invece appartiene solo a se
stesso, pensando che essere protagonista significhi essere autonomo con un’infinita
possibilità di scelte. Ma di fronte ai 13,7 miliardi di anni di vita dell’universo,
l’esistenza di un uomo, per quanto grandiosa, è nulla. Quando invece l’uomo sente
di appartenere al Mistero, scopre il suo volto unico e irripetibile che non scompare
dinanzi all’immensità del cosmo. Per ritornare a questa consapevolezza, però, si ha
bisogno di un incontro che faccia sentire amati e lasciare entrare Cristo nelle nostre
ferite:
"Giussani dice: 'Il vero protagonista della
storia, è il mendicante' e aggiunge: 'Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore
dell’uomo mendicante di Cristo' perché il cristianesimo è questo fatto, diciamo così,
un po’ assurdo per la mentalità nostra, cioè di Dio che mendica il cuore dell’uomo
cioè Dio che si mette sulla soglia della nostra libertà. Avrebbe potuto concepire
l’uomo come obbediente, come lo sono le stelle o le particelle elementari, e invece
ha creato tutto questo grande universo perché ci fosse un punto libero cioè che potesse
dire 'tu' al Mistero, liberamente, e Dio, Cristo, mendica questo e allora, il cuore
dell’uomo 'mendicante di Cristo' perché è in lui che noi abbiamo la strada per la
felicità".
Come Vicky, la donna ugandese malata di
AIDS la cui vita è cambiata grazie all’incontro con Cristo o come l’ergastolano Franco
e le tante altre persone comuni, che hanno raccontato la loro storia. Al Meeting passano
politici, imprenditori, giornalisti e professori, ma i veri protagonisti sono persone
spesso, non sempre, lontane dai media: coloro che sentono, appunto, di essere mendicanti.
Chiese
distrutte e saccheggiate quando non trasformate in moschee. Sono le tristi immagini
proposte da una delle mostre del Meeting: “Monumenti cristiani nella Cipro occupata
dai Turchi”. 100 fotografie mostrano i monumenti in rovina da cui il contrabbando
di opere d’arte ha trafugato icone, affreschi e mosaici bizantini. Una mostra non
di denuncia ma di documentazione di una presenza cristiana anche nelle difficoltà.
Ieri
al Meeting è intervenuto anche il professor Joseph Weiler, scrittore ed esperto
di diritto internazionale, che ha partecipato all’incontro su “Giustizia e diritti
umani”. Luca Collodi lo ha intervistato:
D. – Prof.
Weiler, l’impegno religioso e l’impegno politico possono coesistere nella stessa persona
impegnata nella costruzione di una dimensione pubblica, impegnata nella costruzione
dell’ordine sociale?
R. – Possono coesistere ma non
devono essere confusi e, soprattutto, non devono essere confusi nella nostra realtà
occidentale europea. Qui siamo sotto la cultura dei diritti. Il vocabolario politico
insiste molto sui diritti. Invece, per me, il vocabolario religioso insiste soprattutto
sulla responsabilità e sui doveri. Io ho riletto i cinque libri di Mosè, che per tradizione
sono molto “legalisti”, e non c’è la parola “diritto”, è tutta una cultura di responsabilità,
di doveri. La vita è sacra, perchè è nostro dovere rispettare la vita. Se il povero
viene assistito, non è perché ha diritto, ma perché è nostro dovere assisterlo. Se
la terra viene protetta, è perché appartiene a Dio, ed è nostro dovere, nostra responsabilità
essere custodi della terra. Ma cosa vuol dire credere nei diritti umani? Credere nei
diritti umani è importante, e non vorremmo vivere in una società che non rispetta
i diritti umani, ma non viene chiesto niente alla persona. Se i diritti umani vengono
violati, la persona si deve scandalizzare, ma non fa nulla. Allora, è bene per i religiosi
ricordare che il messaggio della Bibbia non è il messaggio dei diritti, ma è il messaggio
della responsabilità.
D. – Prof. Weiler, ricordando
il discorso del Papa alle Nazioni Unite, Benedetto XVI ha sostenuto il dovere di intervenire
negli Stati che violano i diritti umani...
R. – Coraggioso,
a giusto titolo. E ci saranno pochi capi di Stato che diranno questo in maniera così
chiara. Io, pur non essendo un cristiano, sono incoraggiato nel vedere il capo della
Chiesa cattolica che si presenta davanti al mondo come i vecchi profeti, che dice
la verità e che dice cose che a volte possono essere anche sconcertanti.
D.
– Bisogna lottare, quindi, contro il terrorismo – e qui apriamo un altro capitolo
– rispettando però i diritti umani...
R. – E' vero,
è difficile, è una sfida, ma una delle cose che io ho preso dal discorso del Papa
all’uomo è la comprensione che, quando c’è violazione della dignità umana, non è soltanto
la vittima dell’aggressione che perde la sua dignità, ma anche il persecutore la perde,
pur violando la dignità di un altro. Allora, dove siamo, se lottando contro il terrorismo,
allo stesso tempo, per proteggere la dignità umana, noi stessi commettiamo quell’aggressione
contro la dignità umana? Ha detto il presidente della Corte Suprema di Israele: la
democrazia che lotta contro il terrorismo, lotta con le mani legate dietro alla schiena.
E’ difficile, ma ci vuole questo.