2008-08-28 16:09:12

In Iraq 650 medici raccolgono l’appello del governo e rientrano in patria


Negli ultimi due mesi quasi 650 degli oltre 8mila medici iracheni fuggiti dal Paese dal 2003, con lo scoppio della seconda guerra del Golfo, hanno ricominciato il lavoro. La conferma arriva da fonti interne al ministero della Sanità, riprese dall’Agenzia AsiaNews, secondo le quali il miglioramento nel livello di sicurezza generale ha spinto una parte dei dottori a ritornare in Iraq. Adel Mushin, ispettore generale del dicastero, sottolinea che i medici rientrati hanno ripreso la loro precedente occupazione in tutti gli ospedali sparsi per il Paese. Il sistema sanitario nazionale è in crisi per la carenza di personale; nelle scorse settimane il governo aveva lanciato un appello agli oltre 8mila dottori fuggiti all’estero chiedendo loro di rientrare nel Paese e dare un contributo concreto al lento processo di normalizzazione dell’Iraq. Mushin si aspetta che “altri medici rispondano al richiamo”, facendo ritorno in patria. Gli omicidi o i sequestri che, negli ultimi cinque anni, hanno avuto per vittime medici o personale paramedico hanno originato una fuga massiccia dal Paese; che si trattasse della guerra o delle successive violenze interconfessionali, l’esodo ha causato una grave crisi nel sistema sanitario iracheno, tanto da sfiorarne la paralisi. Una conferma arriva dai dati ufficiali: dal 2003 a oggi 618 dipendenti nel settore della sanità, fra personale medico e paramedico – di cui 132 medici – sono stati uccisi. Il ministero denuncia inoltre che vi sono solo 16mila lavoratori, a fronte di una richiesta pari ad almeno 100mila figure professionali. (R.P.)







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