2008-08-28 15:10:44

Giovani in marcia per Sant'Agostino


Sulle orme di Sant’Agostino: hanno camminato meditando sugli insegnamenti del vescovo di Ippona alcuni giovani che per una settimana hanno percorso l’antica via del sale da Genova a Pavia. E’ l’itinerario compiuto dalle reliquie del Padre della Chiesa, quando fra il 724 e il 725 Liutprando le volle far giungere nella capitale del suo regno, Pavia, per custodirle degnamente. Oggi sono sempre di più i ragazzi che negli scritti di Sant’Agostino cercano risposte, nelle sue pagine ritrovano le loro stesse inquietudini, ma anche soluzioni ai grandi interrogativi sull’esistenza. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

Risponde ancora Sant’Agostino a quanti si immergono nella sua lettura, tra quegli scritti dove il gioco di fede e ragione trova soluzione. Fides et ratio non si escludono ma portano alla conoscenza, ha scritto più volte il filosofo algerino che per trovare la Verità ha anche viaggiato. Ed in viaggio alcuni giovani hanno riflettuto sui suoi insegnamenti. Da Genova a Pavia hanno ripercorso il tragitto delle sue reliquie, che da Ippona, l’odierna Annaba, furono portate a Cagliari per poi giungere, nell’VIII secolo, nel capoluogo ligure, alla volta della corte dei sovrani longobardi. Il cammino di Sant’Agostino - il pellegrinaggio inaugurato quest’anno su iniziativa dei religiosi agostiniani della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, dove ancora oggi sono custodite le spoglie del dottore della Grazia - vuole proporre un cammino interiore, come spiega padre Giustino Casciano, priore della comunità agostiniana pavese:

 
“Per i giovani è un’esperienza di fatica, è un tentativo di aiutarli a riflettere con l’aiuto di Sant’Agostino, sulla loro vita e per tirarsi fuori un po’ dalla fretta del mondo di oggi e dall’ansia. Quindi la fatica del cammino, il pellegrinaggio per poter crescere nella propria umanità ed anche nella propria vita spirituale.”

E se di Sant’Agostino conosciamo da secoli gli innumerevoli scritti pubblicati in diverse lingue in opera omnia, ancora oggi il maestro di Tagaste stupisce con testi conservati in antichi codici, non identificati da secoli. Come è il caso delle sei omelie scoperte ad Erfurt, in Germania, rese note il 15 aprile scorso. Tra queste merita particolare riflessione quella dedicata alla resurrezione dei morti, che invita ad avere fede negli eventi futuri, perché dalle profezie già compiutesi il cristiano deve trarre la sicurezza che anche quelle escatologiche meritano fiducia. Se scrutando la natura l’uomo osserva che alla morte segue una nuova vita, così la vittoria di Cristo sulla morte dimostra che la fede nella resurrezione è giustificata. “Vedrai palesemente quella luce, di cui solo un raggio, per vie indirette e oblique, ha raggiunto il tuo cuore, ancora avvolto nelle tenebre e ancora bisognoso di purificazione – scrive Sant’Agostino nel Commento al Vangelo di Giovanni – finalmente potrai vedere quella luce e sostenerne il fulgore”.

 
E l’antica Ippona, l’odierna Annaba in Algeria, dove Sant’Agostino è morto il 28 agosto del 430, conserva ancora tracce del suo vescovo più noto. Tra i ruderi della città portuale, sono ben visibili i resti della basilica officiata dal figlio di Santa Monica e la sua cattedra. E oggi l’Ordine di Sant’Agostino mantiene viva la memoria del Padre della Chiesa con una piccola comunità che vive al fianco della basilica fatta costruire nel secolo scorso sulla collina che sovrasta la città. Ma quale testimonianza vogliono dare gli agostiniani in Algeria? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Raphael Abdilla, raggiunto telefonicamente ad Annaba:RealAudioMP3

R. – Premièrement, un grand message sur l’importance de l’unité dans la difference. …
Innanzitutto, un messaggio forte sull’importanza dell’unità nella differenza. Noi, cristiani cattolici, in un Paese musulmano, vogliamo dire che è possibile vivere insieme nell’unità con tutte le nostre differenze. L’importante è rispettarsi vicendevolmente, rispettare quindi le differenze. All’epoca di Agostino, la Numidia e tutto il Nordafrica ha vissuto, in realtà, una vita “transculturale”: la cultura numidica, cioè punico-berbera, e quella romana. Agostino ha manifestato una capacità straordinaria nell’assimilare tutte queste realtà. Credo che Agostino oggi sia lì, e credo che faccia il possibile per comprendere e per studiare l’arabo e perfino il Corano, per giungere, infine, a vivere con il suo prossimo una vita in fraternità. Ecco, secondo me, Agostino ha questa capacità di rispettare il diverso per vivere insieme al suo prossimo e vivere insieme al prossimo nella carità, nell’amore. E comunque sempre per cercare, arrivare a trovare la Verità. Come Sant’Agostino, quindi, cerchiamo di mettere da parte i nostri pregiudizi sul prossimo e cerchiamo invece quello che ci accomuna. E’ importante che in Europa e in tutto il mondo si continui a pregare per la nostra Chiesa in questo Paese musulmano perché – come sappiamo bene – è una Chiesa piccola e fragile, ma al tempo stesso è una presenza importante in questo Paese: la nostra presenza, infatti, la considero come una piccola finestra, piccola ma sempre aperta al prossimo; il prossimo che è diverso da noi ma che ci aiuta a continuare a cercare la Verità, che è Dio stesso.







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