Caucaso. L'UE minaccia sanzioni contro Mosca. Pechino appoggia la Russia
Resta alta la tensione tra Occidente e Russia a seguito del riconoscimento da parte
di Mosca dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del sud. Dopo le aspre critiche della
NATO e dei Paesi del G7, l’Unione Europea, attraverso la presidenza di turno francese,
ha annunciato possibili sanzioni nei confronti della Russia, alla quale è giunto oggi
il parziale sostegno della Cina, già auspicato dal presidente russo Medvedev. Pechino,
insieme con i Paesi asiatici ex sovietici del Gruppo di Shanghai, ha espresso appoggio
alla Russia per avere difeso dagli attacchi georgiani l'Ossezia del sud, ma ha sottolineato
anche l’intangibilità del principio dell'integrità territoriale. In un documento si
richiamano, inoltre, le parti, affinché risolvano i problemi esistenti “tramite il
dialogo”. Ad alzare il livello dello scontro è giunto, infine, l’annuncio del ministero
della Difesa russo di aver effettuato il test di un missile balistico "in grado di
superare lo scudo anti-missilistico degli Stati Uniti”. La crisi caucasica sta, dunque,
coinvolgendo sempre più la comunità internazionale. Come potranno cambiare gli assetti
politici mondiali? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di
Studi Strategici all’Università di Trieste: R. – Ritengo
che questa crisi cambi profondamente tutti gli assetti che abbiamo conosciuto dalla
caduta del Muro fino ad oggi. Naturalmente, non parliamo di una nuova Guerra Fredda
ma il mondo non sarà più unipolare, unilaterale come lo è stato nel corso degli ultimi
dieci anni, ma sarà strutturato secondo una presenza che prevede certamente una nuova
strategia sia della Cina, sia della Federazione Russa. Di questo la NATO, il mondo
occidentale e la prossima presidenza degli Stati Uniti, dovranno assolutamente tenere
conto perché le cose, da questo momento in poi, non saranno più come sono state prima. D.
– In questo momento, sia Russia sia Stati Uniti non sembrano propendere per una distensione
... R. – No: perché entrambi, per motivi diversi, hanno necessità
di mantenere uno stato di frizione, per motivi elettorali gli Stati Uniti, e perché
in questo momento la Federazione Russa sta cercando una sicurezza ai suoi confini
e un controllo delle fonti energetiche che sono sostanzialmente la più grande ricchezza
che la Federazione russa ha. Quindi, per i prossimi tempi sicuramente non vi saranno
degli accordi. D. – Ritiene ci sia realmente il rischio che
la situazione poi si allarghi ad altre repubbliche ex-sovietiche? R.
– Assolutamente. Il problema del Mar Nero è diventato un problema cruciale e noi lo
avevamo capito. Il problema riguarda ora l’Ucraina, e una frizione con l’Ucraina o
addirittura un contrasto militare con l’Ucraina sarebbe una cosa molto diversa per
tutto il mondo, da quello che è l’Abkhazia o l’Ossezia del sud. Ancora oggi c’erano
stati dei problemi sulla permanenza della flotta russa nel Mar Nero; non vorrei che
Sebastopoli diventasse la nuova Sarajevo. E questo va assolutamente evitato!