Il cardinale Tauran tra gli ospiti principali ieri al Meeting di Rimini, che ha affrontato
i temi della pace nel mondo. Intervista con Giorgio Vittadini: La Chiesa più protagonista
rispetto a 100 anni fa
Si stima saranno 800 mila le presenze quest’anno al Meeting di Rimini, organizzato
da Comunione e Liberazione, giunto oggi al suo terzo giorno. Grande protagonista di
ieri la pace in relazione a quelle zone che meno ne godono: dal Caucaso al Medio Oriente.
Ne hanno parlato, ieri pomeriggio, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo
interreligioso, il cardinale Jean-Louis Tauran, il ministro degli Esteri italiano,
Franco Frattini, e il segretario generale della Lega degli Stati Arabi, Amre Moussa.
Rispondendo ad una domanda sulle violenze contro i cristiani in India, il porporato
ha detto: il Pontificio Consiglio che presiedo dovrà intensificare i contatti con
il mondo indù. Sottolineata anche l’importanza della reciprocità sui luoghi di culto
in relazione al mondo musulmano. Il servizio della nostra inviata a Rimini, Debora
Donnini:
La pace,
come la guerra, parte dal cuore dell’uomo. Per questo è necessaria una pedagogia.
E’ stato questo il richiamo centrale del cardinale Jean-Louis Tauran
al Meeting di Rimini: “E’ molto importante che i capi religiosi
abbiano la preoccupazione di diffondere una pedagogia della pace, perché la guerra
nasce nel cuore di ognuno di noi: ogni volta che abbiamo paura dell’altro perché è
diverso, ogni volta che consideriamo l’altro come un concorrente, ogni volta che manifestiamo
la sete di possesso, di avere sempre più denaro, ebbene lì ci sono germi di guerra!”. La
pace, ha aggiunto, parte dai credenti. Un richiamo che traspare anche dalle parole
del ministro degli Esteri italiano, Franco rattini, che parla del ruolo dell’Italia
nello scacchiere internazionale. Un ruolo di riconciliazione in Caucaso: Frattini
rilancia l’idea di una Conferenza internazionale da tenersi a novembre a Roma. E,
a proposito dell’Afghanistan, spiega: la richiesta di rinegoziare la presenza delle
Forze internazionali avanzata dal governo di Kabul, non penso voglia dire ritirare
le truppe. Kabul ha ancora bisogno di sostegno nella lotta al terrorismo. E
il richiamo alla riconciliazione si ritrova anche nelle parole del segretario della
Lega Araba, Amre Moussa, che in particolare sottolinea la necessità che si parta dal
Medio Oriente. La pace in Medio Oriente, per Moussa, farà la differenza fra la pace
e la guerra nel mondo. “Gerusalemme - afferma - deve essere la città della pace per
tutti”. Anche la politica italiana è, come ogni anno, presente
al Meeting. Stamani il ministro della Giustizia, Alfano, conferma: la riforma sì farà.
C’è apertura al dialogo, ma ad un certo punto decideremo. Essere protagonisti in relazione
a Dio è il filo conduttore di questo Meeting 2008. Un filo conduttore che si declina
anche nelle mostre, come quella sulla Torre di Babele, simbolo del desiderio dell’uomo
di ‘essere’ autonomamente da Dio. L’ipotesi archeologica ripresa e riproposta con
foto e ricostruzioni è che la torre di Babele sia Etemenanki, la costruzione a gradoni
edificata da Nabucodonosor a Babilonia. Babilonia, Babele, una radice etimologica
comune. Tanti, comunque, gli indizi archeologici. E come in
tutte le mostre del Meeting sono i volontari ad illustrarle mettendone in luce, al
di là di ciò che si vede, anche il messaggio più profondo. La torre di Babele, così
come Babilonia nella Bibbia, è simbolo dell’uomo che vuole essere protagonista, staccato
da Dio: un Dio che in realtà fa il dono delle lingue ma, appunto, come dono, come
nella Pentecoste, compiendo Lui quell’unità tanto ricercata dall’uomo. A
guidare, com’è noto, gli incontri e le manifestazioni della 29.ma edizione del Meeting
per l’amicizia fra i popoli è una frase del fondatore di Comunione e Liberazione (CL),
mons. Luigi Giussani, che afferma: "O protagonisti o nessuno". Ma cosa significa essere
protagonisti oggi, al di là degli stereotipi per i quali è protagonista solo chi ha
successo? Luca Collodi lo ha chiesto a uno dei principali responsabilidi CL,
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà:
R. - E' qualcosa
di positivo, se non si intende solo protagonista alla Phelps. La gente comune è protagonista
se è fedele, sincera al desiderio del cuore e se scopre la fede come un’esperienza
che la rende capace di rispondere a questo desiderio. Allora, ecco il test del protagonismo
del non essere nessuno, con la positività, la letizia, la bellezza che l’esperienza
cristiana porta, come dice anche il Papa. D. - Qual è il confine
concreto oltre il quale si è protagonisti in negativo? R. -
Quando il protagonismo è ottenere qualcosa al di fuori da sé, che dipende dalle circostanze
esterne: protagonista inteso come essere il primo, il dominatore, mentre uno può non
esserselo e può vivere benissimo la sua vita, accettando quel che è. L’esperienza
cristiana in tutto il mondo vuol dire decine di milioni di persone che nei tempi scorsi
e tuttora sono state protagoniste della loro vita, senza avere dominio, potere, soldi
o altro. D. - Vittadini, l’uomo oggi, l’uomo comune è ancora
protagonista? R. - L’uomo comune è protagonista se non accetta
quel paradigma della filosofia moderna, secondo cui il suo desiderio è ingannevole,
secondo cui le risposte al desiderio sono false, secondo cui quindi l’unico uomo che
si afferma è il divo. E’ il divo che comanda e gli altri sono tutti schiavi. L’uomo
è protagonista se riprende la tradizione umana e cristiana e la vive fino in fondo
oggi. Allora, si può vivere da protagonisti. Da questo punto di vista, è una bella
battaglia, perché non si vince quantitativamente, si vince qualitativamente. Penso
alle minoranze "creative" di Benedetto XVI. D. - La Chiesa resta
protagonista del terzo millennio o no? R. - Direi che è tornata
protagonista. Forse era meno protagonista apparentemente nel 1800, o all’inizio del
‘900. Mentre adesso stanno tornando tutti. E si comincia a capire che se non si riparte
dalla verità come forza della pace, quello che i Pontefici hanno ripetuto, non si
va da nessuna parte. Quindi, direi che il ruolo della Chiesa è protagonista.