2008-08-26 19:23:45

Ancora violenze e omicidi in India ai danni della comunità cristiana. La Santa Sede: basta "sopraffazioni"


Sono salite a cinque le vittime delle violenze contro i cristiani scatenate dagli integralisti indu' nello stato di Orissa, in India. E la Santa Sede, in un comunicato, esprime solidarieta' a chi è vittima delle violenze, condanna queste azioni che ledono la dignità e la libertà delle persone e compromettono la pacifica convivenza e fa appello a tutti affinché, con senso di responsabilità, si ponga fine ad ogni sopraffazione e si ricostituisca un clima di dialogo e rispetto vicendevole. Sulla situazione in India sentiamo Massimiliano Menichetti: RealAudioMP3

Su queste violenze ascoltiamo il commento di uno dei portavoce dei vescovi dell’Andra Pradesh, padre Anand Mutungal, raccolto da Tracey McClure del programma inglese della nostra emittente:RealAudioMP3

R. - What has taken place...
Quello che è successo recentemente è che il fondamentalismo è aumentato e si è diffuso. E’ un tipo di fondamentalismo specifico dei movimenti indù, soprattutto di uno dal nome Hindutva. Il loro movimento è diventato molto forte sia in Andra Pradesh che in tutta la regione indù, compresa la zona di Orissa. Il risultato della crescita di questi movimenti indù sono gli scontri che vediamo sia nel nostro Stato che in altri Paesi.
 
D. - Fino a che punto pensa che questi recenti scontri siano il risultato delle paure del popolo indù riguardo alle conversioni cristiane?

R. - The fact is that...
Il fatto è che le conversioni forzate sono molto poche in India e soprattutto nelle regioni indù, come l’Andra Pradesh e altre. Usare le conversioni come pretesto per gli scontri è diventata una questione politica, dove si accusano i cristiani di convertire la gente. Tutto questo, però, è infondato. E’ la loro agenda politica. C’è - è vero - un elemento di conversione, ma questo si concentra maggiormente nel circolo delle Chiese indipendenti di origine protestante-evangelica. Queste conversioni accadono maggiormente, perché alla gente viene offerto qualcosa di materiale. E questi gruppi che convertono ricevono fondi dagli Stati Uniti e dal Canada soprattutto. Le Chiese indipendenti mandano gruppi missionari da questi Paesi. Investono tanto denaro in queste missioni, e, una volta convertiti i piccoli villaggi, se ne vanno. Queste persone lasciate sole, poi, cominciano a creare problemi alla Chiesa tradizionale indiana. E siccome la quella cattolica indiana è una delle Chiese cristiane più tradizionali dell’India, è essa a subirne le conseguenze. Tutta questa tensione deve essere fermata una volta per tutte in India: soprattutto, deve essere affrontato questo tipo di conversione e arrestato questo modo di spendere denaro per convertire. Anche il lavoro di queste Chiese indipendenti deve essere fermato.

D. - Il World Council of Churches insieme con il Vaticano sta lavorando per stilare delle linee guida per quanto riguarda le conversioni. Sa qualcosa di questo progetto?
 
R. - Yes, I have been through...
Sì, tramite Internet sono venuto a conoscenza delle politiche del World Council of Churches. La domanda rispunta, perché ci sono pastori che lavorano indipendentemente sia dal Vaticano che dal World Council of Churches. Sono loro che veramente usano il denaro per convertire le persone, solo per dei brevi periodi, dopo di che se ne vanno. E’ mia opinione che sia dovere dei governi stilare delle politiche che mettano fine a questo tipo di attività sbagliata dei missionari indipendenti in India. Questo sarebbe molto meglio.  
Gli attacchi contro i cristiani in Orissa sono iniziati lo scorso 22 agosto, dopo l’omicidio di un leader radicale indù, ucciso secondo diverse fonti non da cristiani - come sostenuto da fondamentalisti induisti - ma da ribelli maoisti. Dietro questa nuova ondata di violenze contro i cristiani nello Stato indiano ci sono, in realtà, diverse cause. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo Pedro López Quintana, nunzio apostolico in India: RealAudioMP3

R. – Dietro questa violenza ci sono dei gruppi fondamentalisti. Qualcuno è anche appoggiato ad ideologie di matrice nazista, totalitaria. Lo scopo di questi gruppi è di creare e imporre uno Stato fondamentalista. Hanno trovato in certi Stati dell’India una situazione maggiormente favorevole. Sono diffusi in tutto il Paese, ma in alcune parti dello Stato non riescono ad avere presa sulla popolazione. In altre zone trovano terreno più fertile per creare questa situazione e diffondere la violenza.
 
D. – Quindi, in realtà, la religione non è la causa di queste violenze. Il vero problema è costituito da queste ideologie...

R. – Esatto. La religione viene utilizzata come uno strumento di manipolazione. In questo caso, anche tali gruppi considerano la religione cristiana una religione straniera, cui bisogna opporsi. Secondo loro, si deve evitare che il cristianesimo si diffonda nel Paese. Travisano la realtà affermando che i cristiani praticano il proselitismo, cosa che è proibita dalla legge. Sostengono che i cristiani fanno delle conversioni forzate. Ci sono moltissime accuse assurde. Oggi ho ascoltato uno di questi leader fondamentalisti in televisione: diceva che loro non stavano diffondendo la violenza. Ma allo stesso tempo, aggiungeva che questa violenza contro i cristiani è un bene, perché i cristiani impediscono che altri lavorino. Questa è una tesi allucinante. Sono queste le accuse che non reggono. Ma sono scuse dalle quali la gente semplice si lascia manipolare facilmente.

D. - Ricordiamo che i cristiani sono il 2 per cento della popolazione in India. Quale contributo danno proprio i cristiani allo sviluppo dello Stato indiano, sotto il profilo sia culturale, ma anche formativo?
 
R. - Sia nel campo assistenziale, sia in quello sanitario che educativo i cristiani in India sono una presenza molto, molto importante. Bisogna pensare che i centri educativi - soprattutto cattolici - sono i più ricercati per la qualità dell’insegnamento. Questo dimostra che la Chiesa ha una rilevanza molto importante nel Paese, più che la realtà stessa. Alle volte sembra che siamo una forza più grande, dal punto di vista numerico, rispetto alla dimensione reale della comunità, che è una piccola minoranza. Questo è un elemento che molte volte confonde gli stessi gruppi fondamentalisti: pensano che siamo più forti di quello che in realtà siamo.

D. - Dopo queste violenze in quali passi e azioni concrete si possono riporre reali speranze di riconciliazione?
 
R. - La speranza in India è una realtà che esiste, perchè il dialogo, la convivenza sono qualcosa che appartiene alla realtà della società indiana. Purtroppo, i gruppi fondamentalisti cercano di distruggere tale realtà, gettando veleno per rompere la struttura della società indiana. Noi siamo sicuri - come è già successo a Natale, sempre nello stato di Orissa - che gli stessi membri delle altre comunità saranno i primi a dare una mano anche in questo caso. E vorrei anche dire - come sottolineano i vescovi - che la Chiesa in India è risoluta e, a dispetto di tutta questa orrenda esperienza di violenza, tornerà a fare il suo lavoro per il bene di tutti, particolarmente per i più poveri. Se questi gruppi pretendono di mettere paura nel corpo perchè la Chiesa abbandoni la propria missione, non ci riusciranno: la Chiesa in India è risoluta nel continuare la propria missione di amore, nel manifestare l’amore di Dio a tutti, particolarmente ai più piccoli.







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