Ancora violenze e omicidi in India ai danni della comunità cristiana. La Santa Sede:
basta "sopraffazioni"
Sono salite a cinque le vittime delle violenze contro i cristiani scatenate dagli
integralisti indu' nello stato di Orissa, in India. E la Santa Sede, in un comunicato,
esprime solidarieta' a chi è vittima delle violenze, condanna queste azioni che ledono
la dignità e la libertà delle persone e compromettono la pacifica convivenza e fa
appello a tutti affinché, con senso di responsabilità, si ponga fine ad ogni sopraffazione
e si ricostituisca un clima di dialogo e rispetto vicendevole. Sulla situazione in
India sentiamo Massimiliano Menichetti:
Su queste
violenze ascoltiamo il commento di uno dei portavoce dei vescovi dell’Andra Pradesh,
padre Anand Mutungal, raccolto da Tracey McClure del programma inglese
della nostra emittente:
R. - What
has taken place... Quello che è successo recentemente è che il fondamentalismo
è aumentato e si è diffuso. E’ un tipo di fondamentalismo specifico dei movimenti
indù, soprattutto di uno dal nome Hindutva. Il loro movimento è diventato
molto forte sia in Andra Pradesh che in tutta la regione indù, compresa la zona di
Orissa. Il risultato della crescita di questi movimenti indù sono gli scontri che
vediamo sia nel nostro Stato che in altri Paesi. D. - Fino
a che punto pensa che questi recenti scontri siano il risultato delle paure del popolo
indù riguardo alle conversioni cristiane?
R. - The fact is that... Il
fatto è che le conversioni forzate sono molto poche in India e soprattutto nelle regioni
indù, come l’Andra Pradesh e altre. Usare le conversioni come pretesto per gli scontri
è diventata una questione politica, dove si accusano i cristiani di convertire la
gente. Tutto questo, però, è infondato. E’ la loro agenda politica. C’è - è vero -
un elemento di conversione, ma questo si concentra maggiormente nel circolo delle
Chiese indipendenti di origine protestante-evangelica. Queste conversioni accadono
maggiormente, perché alla gente viene offerto qualcosa di materiale. E questi gruppi
che convertono ricevono fondi dagli Stati Uniti e dal Canada soprattutto. Le Chiese
indipendenti mandano gruppi missionari da questi Paesi. Investono tanto denaro in
queste missioni, e, una volta convertiti i piccoli villaggi, se ne vanno. Queste persone
lasciate sole, poi, cominciano a creare problemi alla Chiesa tradizionale indiana.
E siccome la quella cattolica indiana è una delle Chiese cristiane più tradizionali
dell’India, è essa a subirne le conseguenze. Tutta questa tensione deve essere fermata
una volta per tutte in India: soprattutto, deve essere affrontato questo tipo di conversione
e arrestato questo modo di spendere denaro per convertire. Anche il lavoro di queste
Chiese indipendenti deve essere fermato.
D. - Il World Council of Churches
insieme con il Vaticano sta lavorando per stilare delle linee guida per quanto riguarda
le conversioni. Sa qualcosa di questo progetto? R. - Yes, I
have been through... Sì, tramite Internet sono venuto a conoscenza delle
politiche del World Council of Churches. La domanda rispunta, perché ci sono pastori
che lavorano indipendentemente sia dal Vaticano che dal World Council of Churches.
Sono loro che veramente usano il denaro per convertire le persone, solo per dei brevi
periodi, dopo di che se ne vanno. E’ mia opinione che sia dovere dei governi stilare
delle politiche che mettano fine a questo tipo di attività sbagliata dei missionari
indipendenti in India. Questo sarebbe molto meglio. Gli attacchi contro i
cristiani in Orissa sono iniziati lo scorso 22 agosto, dopo l’omicidio di un leader
radicale indù, ucciso secondo diverse fonti non da cristiani - come sostenuto da fondamentalisti
induisti - ma da ribelli maoisti. Dietro questa nuova ondata di violenze contro i
cristiani nello Stato indiano ci sono, in realtà, diverse cause. E’ quanto sottolinea
al microfono di Amedeo Lomonacol’arcivescovo Pedro López Quintana,
nunzio apostolico in India:
R. – Dietro
questa violenza ci sono dei gruppi fondamentalisti. Qualcuno è anche appoggiato ad
ideologie di matrice nazista, totalitaria. Lo scopo di questi gruppi è di creare e
imporre uno Stato fondamentalista. Hanno trovato in certi Stati dell’India una situazione
maggiormente favorevole. Sono diffusi in tutto il Paese, ma in alcune parti dello
Stato non riescono ad avere presa sulla popolazione. In altre zone trovano terreno
più fertile per creare questa situazione e diffondere la violenza. D.
– Quindi, in realtà, la religione non è la causa di queste violenze. Il vero problema
è costituito da queste ideologie...
R. – Esatto. La religione viene
utilizzata come uno strumento di manipolazione. In questo caso, anche tali gruppi
considerano la religione cristiana una religione straniera, cui bisogna opporsi. Secondo
loro, si deve evitare che il cristianesimo si diffonda nel Paese. Travisano la realtà
affermando che i cristiani praticano il proselitismo, cosa che è proibita dalla legge.
Sostengono che i cristiani fanno delle conversioni forzate. Ci sono moltissime accuse
assurde. Oggi ho ascoltato uno di questi leader fondamentalisti in televisione: diceva
che loro non stavano diffondendo la violenza. Ma allo stesso tempo, aggiungeva che
questa violenza contro i cristiani è un bene, perché i cristiani impediscono che altri
lavorino. Questa è una tesi allucinante. Sono queste le accuse che non reggono. Ma
sono scuse dalle quali la gente semplice si lascia manipolare facilmente.
D.
- Ricordiamo che i cristiani sono il 2 per cento della popolazione in India. Quale
contributo danno proprio i cristiani allo sviluppo dello Stato indiano, sotto il profilo
sia culturale, ma anche formativo? R. - Sia nel campo assistenziale,
sia in quello sanitario che educativo i cristiani in India sono una presenza molto,
molto importante. Bisogna pensare che i centri educativi - soprattutto cattolici -
sono i più ricercati per la qualità dell’insegnamento. Questo dimostra che la Chiesa
ha una rilevanza molto importante nel Paese, più che la realtà stessa. Alle volte
sembra che siamo una forza più grande, dal punto di vista numerico, rispetto alla
dimensione reale della comunità, che è una piccola minoranza. Questo è un elemento
che molte volte confonde gli stessi gruppi fondamentalisti: pensano che siamo più
forti di quello che in realtà siamo.
D. - Dopo queste violenze in quali
passi e azioni concrete si possono riporre reali speranze di riconciliazione? R.
- La speranza in India è una realtà che esiste, perchè il dialogo, la convivenza sono
qualcosa che appartiene alla realtà della società indiana. Purtroppo, i gruppi fondamentalisti
cercano di distruggere tale realtà, gettando veleno per rompere la struttura della
società indiana. Noi siamo sicuri - come è già successo a Natale, sempre nello stato
di Orissa - che gli stessi membri delle altre comunità saranno i primi a dare una
mano anche in questo caso. E vorrei anche dire - come sottolineano i vescovi - che
la Chiesa in India è risoluta e, a dispetto di tutta questa orrenda esperienza di
violenza, tornerà a fare il suo lavoro per il bene di tutti, particolarmente per i
più poveri. Se questi gruppi pretendono di mettere paura nel corpo perchè la Chiesa
abbandoni la propria missione, non ci riusciranno: la Chiesa in India è risoluta nel
continuare la propria missione di amore, nel manifestare l’amore di Dio a tutti, particolarmente
ai più piccoli.