Lo storico discorso di Paolo VI, 40 anni fa, in apertura della Conferenza di Medellín
Un discorso forte, appassionato, pieno di amore per Dio, la Chiesa, l’uomo: quarant’anni
fa, il 24 agosto 1968 a Bogotá, in Colombia, Paolo VI, primo Papa in America Latina,
pronunciava uno storico intervento dando il via alla Seconda Conferenza generale degli
episcopati latinoamericani e caraibici, che proseguì poi nella città di Medellín.
Papa Montini affrontò con decisione le sfide che laceravano la Chiesa in un continente
pervaso da gravi squilibri economici e sociali. Riviviamo quella storica giornata
in questo servizio di Luis Badilla. L’accorato
intervento di Paolo VI, che ebbe un profondo impatto sulla Chiesa e sull’opinione
pubblica mondiale, è ricordato come il “discorso dei tre indirizzi”, perché Papa Montini
affrontò le varie questioni in modo globale considerando la dimensione spirituale,
quella pastorale e infine quella sociale. Il Papa iniziò la sua allocuzione dicendo:
“Questa per la Chiesa è un’ora di coraggio e di fiducia nel Signore”. Consapevole
delle difficoltà interne ed esterne che pesavano sulle Chiese locali, in un momento
di duro scontro ideologico prodotto dalla guerra fredda e dall’utopia, allora diffusa,
che la violenza rivoluzionaria potesse dare una svolta alla drammatica situazione
della regione, Paolo VI si rivolse in primo luogo ai vescovi sottolineando come proprio
i Successori degli Apostoli siano innanzitutto chiamati a cercare “la perfezione e
la santificazione”. Ciò significa, rilevò, che il vescovo deve difendere la “sapiente
arte del pensare la verità” rifiutando lo “storicismo, il relativismo, il soggettivismo,
il neo-positivismo, che nel campo della fede inducono uno spirito di critica sovversiva
ed una falsa persuasione che, per avvicinare ed evangelizzare gli uomini del nostro
tempo, dobbiamo rinunciare al patrimonio dottrinale, accumulato da secoli dal Magistero
della Chiesa e che possiamo modellare, non tanto per migliore virtù di chiarezza espressiva,
ma per alterazione del contenuto dogmatico, un cristianesimo nuovo, su misura dell’uomo,
e non su misura dell’autentica Parola di Dio”. Nell’ambito pastorale Paolo VI ribadì
con forza che la carità verso il prossimo dipende dalla carità verso Dio, esortando
a opporsi ai tentativi di “secolarizzare il cristianesimo, trascurando cioè il suo
essenziale riferimento alla verità religiosa, alla comunione soprannaturale con l’ineffabile
e inondante carità di Dio verso gli uomini”. “L’altro punto dottrinale – aggiunse
Paolo VI - riguarda la Chiesa cosiddetta istituzionale, posta a confronto con un’altra
presunta Chiesa cosiddetta carismatica, quasi che la prima, comunitaria e gerarchica,
visibile e responsabile, organizzata e disciplinata, apostolica e sacramentale, sia
un’espressione di un cristianesimo ormai superato, mentre l’altra, spontanea e spirituale,
sarebbe capace di interpretare il cristianesimo per l’uomo adulto della civiltà contemporanea,
e di rispondere ai problemi reali e urgenti del nostro tempo”. Riaffermando la “certezza
nell’autenticità e nella vitalità della nostra Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica”,
il Papa affrontò infine l’indirizzo sociale. “Ricordiamo innanzi tutto – disse - che
la Chiesa ha elaborato … una sua dottrina sociale, consegnata in documenti memorabili,
che faremo bene a studiare e a divulgare”. Poi, aggiunse: “Noi non siamo tecnici;
siamo però dei Pastori, che devono promuovere il bene dei loro fedeli, e stimolare
lo sforzo rinnovatore in atto nei Paesi, dove si svolge la nostra rispettiva missione.
Nostro primo ufficio, in questo campo, è l’affermazione dei principi, l’osservazione
e la segnalazione dei bisogni, la dichiarazione dei valori prioritari, l’appoggio
ai programmi sociali e tecnici veramente utili e segnati dall’impronta della giustizia
nel suo divenire verso un ordine nuovo ed il bene comune” considerando tutto “alla
luce cristiana, che ci fa scorgere l’uomo al primo posto e tutti gli altri beni subordinati
alla sua promozione totale nel tempo e alla sua salvezza nell’eternità”. Paolo VI
concluse il suo storico intervento con un appello per la pace vera, la giustizia e
la fratellanza tra i popoli dell’America Latina. Obiettivi raggiungibili non con l’odio,
né con la forza della violenza e della rivolta sistematica, sostenuti da “una compiacente
teologia”. “La nostra forza – disse - è nell’amore”, è nella Croce di Cristo, è “un
umanesimo illuminato dal Vangelo”.