"L'amore per la Parola di Dio e la santificazione della Domenica", testamento di mons.
Egger: così Benedetto XVI in un messaggio per le esequie del vescovo di Bolzano-Bressanone
"Il suo esempio è un invito a ciascuno di noi ad aprirsi all'amore di Dio": con queste
parole, contenute in una Lettera di condoglianze, Benedetto XVI ricorda il vescovo
di Bolzano-Bressanone Wilhelm Egger, i cui funerali sono stati celebrati ieri pomeriggio
nel Duomo della città brissinese. Il servizio, da Bressanone, di Francesco Dal
Mas:
Riposa nel
Duomo di Bressanone il vescovo mons. Egger, cappuccino, morto d’infarto sabato scorso
a 68 anni. Sono stati i suoi sacerdoti a calare la bara nella tomba – meta anche oggi
di pellegrinaggio - e a lasciar cadere pugni di terra, al termine delle esequie di
ieri pomeriggio. Alla concelebrazione in tedesco, italiano e ladino, presieduta dal
patriarca di Venezia, Scola, hanno partecipato il cardinale Silvetrini, oltre 30 vescovi
dal Triveneto e dal Tirolo (anche mons. Frezza, sottosegretario del Sinodo, di cui
Egger era segretario speciale), più di 500 fra sacerdoti e religiosi. La folla, incontenibile,
ha assistito commossa da Piazza Duomo. Vicino alla bara, sereno, padre Kurt, fratello
gemello del vescovo. Papa Benedetto XVI, nella lettera di condoglianze partecipata
ai fedeli all’inizio del rito, ha sottolineato l’amicizia con Egger, di cui era stato
ospite anche durante le recenti vacanze, ed ha evidenziato che "l’amore per la Parola
di Dio e la santificazione della Domenica rappresentano ora il suo testamento particolare,
che ogni singolo fedele e le comunità parrocchiali serberanno, così che l’incontro
con il Dio d’amore della Rivelazione costituisca il centro della loro vita”. Ed è
ciò che conferma il testamento stesso di Egger. “Pastore di comunione delle lingue
e delle culture” lo ha definito l’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, ricordando
la proficua collaborazione col vescovo di Bolzano. “La morte ha sorpreso il nostro
carissimo vescovo ma non l’ha ghermito per sprofondarlo nel nulla – ha detto nell’omelia
il patriarca Scola:
"Questo ci insegna quindi la
sua testimonianza di fede che aveva messo in conto l’impegno incondizionato, fino
alla morte. Adesso tocca a noi rispondere, nella comunione con lui ormai passato all’altra
riva, con la nostra fede operosa".