La Chiesa celebra Maria Regina dell'Universo. Mons. Liberati: un invito a non essere
mediocri nell'amore
Nel 1955, Pio XII la istituì come memoria liturgica, fissandola al 31 maggio. Il Concilio
Vaticano II la pose più tardi a complemento della solennità dell’Assunta: la festa
della Beata Maria Vergine Regina che la Chiesa celebra oggi mette in risalto la regalità
della Madre di Cristo, esaltandola in particolare come Regina dell’Universo. Alessandro
De Carolis ha chiesto di spiegare il senso di questa festività a mons. Carlo
Liberati, arcivescovo prelato del Santuario mariano di Pompei, dove Benedetto
XVI si recherà in preghiera il prossimo ottobre:
R. - A me
sembra che il senso profondo sia la comunione profonda di pensiero, di affetto, di
sentimento, di ideale, che la Madonna ha con il suo Figlio. La Madonna perché è grande?
Perché è stata scelta dalla Santissima Trinità per diventare la Madre del Verbo: con
il suo “sì” all’Angelo si è messa in comunione profonda, assoluta con l’amore del
Padre. Quindi, il fatto che la Madonna entri in questa condivisione assoluta le provoca
ormai una identificazione con la persona del Figlio. E lo avvertono subito gli apostoli,
già dal Cenacolo, quando la vogliono presente nelle Eucaristie susseguenti alla risurrezione
del Signore. La Madonna è Regina: regina di amore, regina dell’oblatività, regina
dell’immolazione, se è necessario. Come il Figlio sulla Croce.
D.
- Che cosa significa questo esempio di regalità messianica incarnato dalla Madonna
per i cristiani del XXI secolo?
R. - Vuol dire che
noi non possiamo, come cristiani, accettare nella vita le mezze misure, la mediocrità,
la svogliatezza, l’apatia. Un cristiano che non ha passioni verso il bene, è un cristiano
che vale poco. Un cristiano deve essere sempre una persona fervida, impegnata, motivata.
Alle nozze di Cana, la Madonna invita Gesù a fare il bene: è mancato il vino, quindi
tu supplisci perché tu sei l’amore. I cristiani del nostro tempo devono ricordarsi
che non possono essere abulici, senza prendere posizione vera di fronte alla vita.
Il tempo che Dio ci ha dato è tempo sacro, è l’unico, e chi spreca il poco tempo vuol
dire che non è saggio, non è sapiente: non ha cioè la sapienza del dono dello Spirito
Santo.
D. - Tra poco meno di due mesi, il 19 ottobre,
Benedetto XVI sarà a Pompei come pellegrino mariano. Come vi state preparando a questo
incontro con il Papa?
R. - Siamo ancora nella fase
di riflessione. Presto ci metteremo a lavorare intensamente, perché vogliamo non solo
dare al Papa una degna accoglienza, un’accoglienza affettuosissima, ma lo vogliamo
mettere nella condizione di parlare al mondo attraverso il Santo Rosario: perché il
Papa reciterà il Rosario nella nostra Basilica e cercherà di congiungere, nella testimonianza
cristiana, l’imitazione di Cristo attraverso le virtù di Maria. Noi speriamo da questo
incontro del Santo Padre nel nostro santuario, con la Vergine Santissima e le Opere
di carità fondate da Bartolo Longo, un rinnovamento nella santità, nel fervore delle
opere di carità. E io, anche da questa sede, ringrazio la sensibilità, la delicatezza,
la finezza interiore del Santo Padre per aver accettato di venire a Pompei che, del
resto, è uno dei suoi santuari, perché il Santuario di Pompei appartiene alla Santa
Sede.