Myanmar: il regime teme la cooperazione tra cristiani e buddisti
Giro di vite della giunta militare del Myanmar sugli aiuti di cristiani e buddisti
alle popolazioni colpite dal ciclone Nargis. Il regime si sente infatti minacciato
dal crescente senso di solidarietà e collaborazione fra fedeli di diverse religioni,
di conseguenza sono aumentati i controlli e la depredazione degli aiuti internazionali.
Fonti anonime - per motivi di sicurezza - raccolte da AsiaNews riferiscono che i militari
cercano di “ostacolare in ogni modo il legame fra fedeli di diverse religioni”, aumentando
il controllo in tutto il Paese, nelle chiese, nei templi, negli angoli e nelle strade,
persino sui mezzi di trasporto. Fra l’altro “il governo ha utilizzato il lavoro dei
profughi, accolti nei centri predisposti dalla Chiesa, per ricostruire strade e strutture
danneggiate dal passaggio del ciclone”. Ancora oggi, a distanza di quattro mesi, nei
dintorni della capitale Yangon vi sono “nuclei familiari che sopravvivono come possono,
senza alcuna garanzia di cibo e acqua”. L’aiuto dei cristiani e dei buddisti è “fondamentale”
per la loro vita, ma il governo “teme questa unione di intenti” perché potrebbe fomentare
altre “rivolte popolari e abbattere la dittatura al potere”. A tutto ciò si aggiunge
una “crisi economica sempre più grave” a causa dell’aumento dei prezzi dei generi
di prima necessità. Il punto è che la giunta militare, racconta la fonte, si accaparra
le scorte “senza distribuirle direttamente alla popolazione”; i cittadini “si devono
conquistare il pasto lavorando per la dittatura”. Si registrano persino casi di aiuti
non consegnati o respinti – racconta la fonte – solo perché provenienti dalla comunità
internazionale. La repressione nel sangue della rivolta dei monaci nel settembre 2007,
la crescente crisi economica e le possibili celebrazioni per il ventennale del massacro
degli attivisti che chiedevano la democrazia – avvenuto l’8 agosto 1988 – ha accresciuto
“l’ossessione dei militari in materia di sicurezza” e l'annullamento di qualsiasi
voce contraria al regime: “Dal primo di agosto le città sono blindate, i templi pattugliati
di continuo, non è stato possibile organizzare alcuna celebrazione per ricordare il
massacro di 3mila persone avvenuto nell’agosto dell’88”. (M.G.)