Appello dei vescovi del Nicaragua: partecipare alle elezioni per il bene del Paese
I vescovi del Nicaragua hanno lanciato un forte appello a partecipare alle prossime
elezioni comunali di novembre. In un documento, firmato dagli otto membri della Conferenza
episcopale, tra cui il presidente, l’arcivescovo di Managua Leopoldo José Brenes Solórzano,
i presuli affermano che “non votare è già una scelta, e cioè, accettare ciò che ci
sarà imposto” e quindi, in definitiva, “disertare la responsabilità del voto significa
rinunciare alla possibilità di prendere parte allo sviluppo” del Paese. Il servizio
di Luis Badilla. Nella prima
parte del documento, “luci ed ombre del nostro momento”, i vescovi del Nicaragua salutano
come “fatti positivi”, diverse realizzazioni e conquiste di questi ultimi anni, tra
cui il superamento della crisi energetica (che costringeva buona parte del Paese a
vivere periodicamente al buio), il sostegno ai piccoli produttori, il miglioramento
delle infrastrutture scolastiche, gli aumenti salariali per gli insegnanti, le sovvenzioni
ai centri parrocchiali e all’educazione privata, la maggiore efficienza nel campo
della sanità pubblica, ecc. Ma i presuli al tempo stesso si dichiarano preoccupati
di fronte alla povertà estrema che ancora colpisce troppi nicaraguensi, gran parte
dei quali, negli ultimi tempi, hanno visto intaccato anche il diritto al cibo. D’altra
parte, aggiungono i vescovi, tutto questo contribuisce ad aggravare fenomeni come
la violenza all’interno della famiglia, la violenza urbana, le migrazioni forzate
e il narcotraffico. “La mancanza di trasparenza nella distribuzione degli aiuti arrivati
dall’estero ha creato non poche preoccupazioni”, poiché ripropone ancora una volta
il problema della corruzione, che il Nicaragua ha pagato ad un alto prezzo. I presuli,
inoltre, lamentano la persistenza di un clima politico molto polemico che spesso si
traduce in insulti, attacchi personali, violenza verbale deleteria. Nel capitolo dedicato
“alla partecipazione cittadina”, si rivolgono direttamente ai laici: a loro “facciamo
un accorato appello al senso della responsabilità perché siano sempre presenti nella
vita pubblica, e in particolare, nel processo della formazione del consenso necessario
e anche nell’opposizione ad ogni ingiustizia”. Per l’episcopato del Nicaragua si tratta
di uno sforzo più che necessario e urgente anche perché, nella vita pubblica del Paese,
“è evidente l’assenza di leader cattolici coerenti con le proprie convinzioni religiose
ed etiche”. Nel terzo e ultimo capitolo i vescovi si rivolgono direttamente agli elettori
che dovranno dare al Paese nel mese di novembre nuovi governi locali, ai candidati
che proprio oggi iniziano la campagna elettorale, ai mezzi di comunicazione che dovranno
informare e, infine, alle autorità di governo e al Tribunale elettorale. L’Episcopato
ritiene che votare sia una prima e fondamentale forma di partecipazione che può facilitare
altri modi, più articolati e incisivi e, in tal senso, ricorda ai candidati il loro
dovere nei confronti della verità e, dunque, l’uso di un linguaggio sereno che favorisca
il dialogo e la proposta di programmi elettorali onesti e non demagogici. “Agiscano
con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza
d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità
al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”,
dicono i vescovi citando la Gaudium et spes. Alle autorità dello Stato così come a
quelle preposte al controllo dei processi elettorali, in un momento in cui da più
parti sorgono dei “dubbi sulla trasparenza del voto”, i vescovi indirizzano un forte
appello affinché fin d’ora facciano il possibile per diradare questi interrogativi
e perplessità per recuperare una totale credibilità”. Il documento episcopale nicaraguese
si conclude con una riflessione sul ruolo, in questa delicata fase della vita nazionale,
dei mezzi di comunicazione sociale che definiscono “la coscienza nazionale” se capaci
di “professionalità, obiettività e libertà”. I vescovi si congedano con un pensiero
speciale verso coloro che soffrono di più le conseguenze della crisi economica e chiedono
la protezione di Dio e della sua Madre Santa.