Lento ritiro delle truppe russe dalla Georgia. Ostacoli per gli aiuti ai profughi
Sulla crisi in Caucaso continua il braccio di ferro tra Washington e Mosca, mentre
dalla Georgia arrivano conferme sul ritiro delle truppe russe. Gli Stati Uniti, intanto,
hanno firmato stamane un accordo per l’istallazione dello scudo spaziale in Polonia.
Allo stesso tempo la Russia ha ricevuto offerte in campo militare dalla Siria. Il
servizio di Giuseppe D’Amato:
Le
truppe russe si stanno ritirando. Le conferme continuano a giungere anche da fonti
indipendenti. Le operazioni di ritiro, ha promesso il presidente Medvedev, termineranno
entro venerdì. Non è però chiaro cosa avverrà in Ossezia meridionale ed Abkhazia,
ossia se nelle due regioni separatiste della Georgia, resterà una maggiore presenza
delle unità federali o verrà creata una zona cuscinetto. Il capo del Cremlino oggi
incontrerà a Soci il collega siriano Bashar Assad, che, prima di partire da Damasco,
ha rilasciato una lunga intervista ai mass media federali. La Siria appoggia pienamente
le scelte di Mosca in Ossezia. E’ importante che il Cremlino comprenda il ruolo di
Israele nella fornitura di armi alla Georgia. Stop all’avvicinamento della Russia
all’Occidente. La Siria è pronta a mettere a disposizione della Flotta del Mar Nero
una base che già veniva usata durante l’epoca sovietica. Assad proporrà al Cremlino
anche di installare in Siria missili Iskander in risposta alla firma, avvenuta stamane
a Varsavia tra Stati Uniti e Polonia, per il dislocamento dello Scudo spaziale USA
in Europa Centrale. Mosca considera questa decisione di Washington in chiave anti-russa.
I missili in Polonia sono una minaccia, ha ripetuto più volte il Cremlino. Pronte
sono le contromosse. Un ufficiale russo di origine georgiana, intanto, è stato arrestato
per spionaggio. L’Abkhazia chiederà al Parlamento russo il riconoscimento dell’indipendenza.
Ma
come stanno intervenendo in Georgia le organizzazioni umanitarie internazionali e
di che cosa hanno bisogno le decine di migliaia di profughi del conflitto? Federico
Piana lo ha chiesto a Laura Stopponi, responsabile dell’ufficio cooperazione
europea della Caritas Italiana:
R. – Di
tutto, perché sono scappati praticamente portando con sé niente, assolutamente nulla!
Quindi, dal vestito ai pannolini per i bambini, al mangiare, al dentifricio, al sapone,
allo shampoo ... di tutto, hanno bisogno!
D. – Il
numero di 160 mila sfollati – riportato da alcuni giornali questa mattina – corrisponde
ai vostri dati, oppure no?
R. – Sì, il numero corrisponde.
Il problema è che sono sparsi su tutto il territorio, perché circa 40 mila sono scappati
nell’Ossezia del Nord, e noi sappiamo che in parte sono stati alloggiati nei campi
profughi che sono stati costruiti a cavallo del confine tra l’Ossezia del Sud e l’Ossezia
del Nord; ma molti altri sono stati convogliati in altre città della Russia. Mentre,
la gran parte sta fuggendo verso il Sud della Georgia. Purtroppo in tutto il territorio
sappiamo che la mobilità in questo momento non è buona, nel senso che è difficile
muoversi sul territorio. Nel momento, si stanno assistendo soprattutto i profughi
che sono scappati a Tblisi, cioè nella capitale, e a Kutaisi, che è un’altra città
al confine con l’Ossezia del Sud.
D. – Io so che
le attività di Caritas sono state un po’ rese difficili dal fatto che i militari russi
hanno impedito l’accesso in alcuni posti: questo me lo conferma?
R.
– L’accesso è impedito a tutti, nel senso che il movimento nel Paese è molto difficile.
Ora, finalmente, si stanno aprendo dei piccoli corridoi ma ancora molto limitati.
Il direttore di Caritas Georgia è stato ieri a Gori ed ha dovuto superare molti posti
di blocco e con grande difficoltà è arrivato a Gori. Fortunatamente, a Gori la Chiesa
ortodossa ha maggiori possibilità di muoversi e quindi stanno provvedendo loro in
quel contesto a distribuire gli aiuti. Siccome c’è una buona collaborazione con il
Patriarcato ortodosso, ci si sta aiutando a vicenda.