L'omelia del cardinale Tettamanzi per la festa dell'Assunta
Liberarci dalla schiavitù della “materialità” che ci appesantisce e ci vincola alle
realtà che passano e aprirci alla spiritualità, degna della nostra vocazione e del
nostro destino. E’ uno dei passaggi dell’omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi,
arcivescovo di Milano, tenuta ieri nel Duomo cittadino nella Solennità dell’Assunta.
Il porporato ha ricordato le parole del servo di Dio Paolo VI quando, parlando del
mistero dell’Assunzione di Maria, ricordava, il 15 agosto 1961 nella sua omelia da
arcivescovo di Milano, come essa rappresenti “un preciso atto di fede nella risurrezione
della carne e nella vita eterna”. Il cardinale Montini parlava ancora di una “chiamata
dall’altra riva della vita” che ci obbliga a “verificare se la via, che ciascuno di
noi percorre, è rivolta verso il sommo traguardo”. Pertanto l’arcivescovo di Milano
Tettamanzi invita a guardare in alto a distaccarci dalla realtà in particolare da
“la banalizzazione della vita umana; la ricerca spasmodica del potere, del denaro
e della fama; l’affermazione di un egoismo violento che spegne ogni apertura e sensibilità
verso chi è debole e povero, chi è solo e dimenticato; l’ossessione per una sessualità
ludica, che non conosce norme ma è fine a se stessa”. “Distaccarci da queste e altre
simili forme di ‘materialità’ - ha aggiunto ancora il porporato - se vogliamo che
la nostra vita abbia un respiro di autentica ‘spiritualità’ e di eternità”. Il cardinale
Tettamanzi ha ricordato anche che “in Maria assunta in cielo tutta la Chiesa e in
un certo senso l’intera umanità scoprono il loro più autentico volto, la loro più
vera e beatificante meta”. L’arcivescovo invita a guardare alle Sacre Scritture, “pagine
che si sovrappongono e si unificano nel presentare alcune antitesi”, per comprendere
come “la parola che ci viene dal passato, ma è realtà viva, […] si fa presente nella
stessa celebrazione liturgica”. “Così in quanto assunta in cielo – ha continuato il
cardinal Tettamanzi - la Madonna è nella storia, dopo Cristo, la prima e perfetta
testimonianza del trionfo pasquale del Signore risorto, della vittoria della vita
sulla morte”. “E così – ha aggiunto - ci è dato di scoprire la ragione ultima per
cui il cristiano, proprio perché tale, è portatore di speranza di vita”. “Il credente
si pone come sorprendente novità, come ostinato testimone della speranza che viene
da Cristo risorto e vivo: una speranza per il mondo!”. (B.C.)