Il cardinale Kasper ricorda frère Roger a tre anni dalla scomparsa
“Poche persone della nostra generazione hanno incarnato con tale trasparenza il volto
mite e umile di Gesù Cristo”. È con parole cariche di riconoscenza e commozione che
il cardinale Walter Kasper ricorda frère Roger Schutz, “fonte di speranza riconosciuta
da molti, compreso me stesso”, nel terzo anniversario della sua scomparsa. Aveva 90
anni il fondatore della comunità di Taizé, “monaco simbolo dell’ecumenismo spirituale”,
quando, durante la preghiera della sera, venne assassinato da una squilibrata. In
un’intervista all’Osservatore Romano, il presidente del Pontificio Consiglio per
la promozione dell'unità dei cristiani, ne tratteggia così il profilo e l’opera: “Durante
tutta la sua vita, frère Roger ha seguito la via dell'Agnello: con la sua dolcezza
e la sua umiltà, con il suo rifiuto per ogni atto di grandezza, con la sua decisione
di non dire male di nessuno, con il suo desiderio di portare nel proprio cuore i dolori
e le speranze dell'umanità”. Al centro dei suoi desideri e delle sue preghiere – continua
il cardinale – l’unità dei cristiani, “un filo conduttore sino nelle decisioni più
concrete di ogni giorno: accogliere gioiosamente ogni azione che possa avvicinare
tradizioni differenti, evitare ogni parola o gesto che possa ritardare la loro riconciliazione”.
Una meta, questa perseguita, senza essere mai “frettoloso o nervoso”, fin dagli anni
della Seconda Guerra Mondiale quando a Taizé, terra di confine, iniziò ad accogliere
i rifugiati di tutte le religioni. “Nato in una famiglia riformata, Roger Schutz aveva
fatto degli studi di teologia ed era diventato pastore in quella stessa tradizione”,
ricorda oggi il cardinale Kaper. Tuttavia, sin dagli anni in cui era un giovane pastore,
frère Roger ha pure cercato di nutrire la sua fede e la sua vita spirituale alle fonti
di altre tradizioni cristiane, oltrepassando in questo modo certi limiti confessionali”.
E “lungo gli anni, la fede del priore di Taizé si è progressivamente arricchita del
patrimonio di fede del Cattolicesimo”, tanto che la Chiesa di Roma “aveva accettato
che egli comunicasse all'Eucaristia, come faceva ogni mattina nella grande chiesa
di Taizé”. Il porporato sottolinea, infine, il ruolo fondamentale, oggi, di Taizé
“parabola di comunità che aiuta i giovani a superare le fratture del passato e a guardare
un avvenire di comunione e amicizia” e dedica parole di profonda stima e amicizia
per il successore di frère Roger, Fratel Alois. (A cura di Silvia Gusmano)