Cresce in Italia la richiesta di trascorrere le ferie estive in oasi di spiritualità
Sono numerosi in Italia i monasteri dove giovani e adulti decidono di trascorrere
tutta o una parte delle ferie estive. Una realtà in crescita, che mette in risalto
come sia viva la ricerca di Dio anche in un tempo, come quello estivo, dai più dedicato
alla distrazione. Debora Donnini ha intervistato padre Francesco, responsabile
dell’accoglienza nel convento francescano dell’Eremo delle Carceri ad Assisi.
R. - C’è
un aumento della richiesta di poter trascorrere alcuni giorni con noi per vivere la
preghiera insieme a noi, vivere momenti di silenzio per ritrovare se stessi perché
ci si sente smarriti, dispersi, da una vita che non è più una vita a misura d'uomo,
nella dimensione in cui l’uomo può vivere, quindi hanno bisogno di ritrovarsi. Sono
tante le persone, anche giovani, che chiedono di trascorrere qui alcuni giorni.
D.
– Quale è l’esperienza che queste persone fanno nei vostri conventi?
R.
– Quello che noi chiediamo loro è soprattutto di immergersi in questo silenzio che
trovano da noi – noi siamo ad 800 metri sul monte Subasio – un luogo dove San Francesco
veniva a ritirarsi per vivere momenti di intimità profonda con Dio, per poter ascoltare
la voce del Signore che parla ai nostri cuori. Ma per ascoltare questa voce bisogna
far tacere tutte le altre voci e quindi non è un traguardo che si raggiunge subito
e allora bisogna desiderare di entrare in comunione con se stessi e con Dio per raggiungere,
alla fine, questo scopo. All’inizio le persone mi dicono che sentono quasi che il
silenzio li soffoca e hanno la tentazione di andare via perché avvertono un disagio,
una fatica. Io dico loro che avvertire tutto questo è normale perché bisogna purificarsi
da tutto ciò che impedisce alla nostra interiorità di venir fuori. Ma se si va avanti
si sperimenterà qualche cosa di veramente bello ed è questo ciò che si sta cercando.
E’ un regalarsi dei giorni per se stessi, proprio per far crescere la propria persona
e non far crescere solo l’immagine o cose esteriori o materiali, ma proprio fare veramente
qualche cosa di importante per se stessi. Per capirlo di più bisogna sperimentarlo
sulla propria pelle: infatti le persone che vengono e poi lo raccontano, all’inizio
sono quasi un po’ derise: “ma come sei andato lì, vieni con noi andiamo a Rimini,
a Riccione di qua… di là”, soprattutto i giovani. Quindi si sentono non capiti per
questa scelta; perciò soltanto quando c’è una decisione di fondo forte che si riesce
ad andare avanti, si riesce a scoprire qualche cosa di importante poi si riesce anche
a trasmettere ciò non tanto con le parole ma con la propria vita.