2008-08-14 14:56:20

Accordo tra Libano e Siria per l'avvio di relazioni diplomatiche. Intervista con mons. Raï


Il Libano e la Siria hanno stabilito la ripresa delle loro relazioni diplomatiche. Una decisione, definita da più parti “storica”, risultato del viaggio del presidente libanese Suleiman a Damasco. Entrambi i Paesi hanno poi concordato di riprendere il lavoro di un comitato congiunto per stabilire una frontiera comune senza affrontare però la vicenda delle contese fattorie di Shebaa, controllate dalle forze israeliane e rivendicate da Beirut. Sull’importanza di questo vertice di due giorni che segue l’attentato di Tripoli, nel nord del Libano, costato la vita a 18 persone, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei Maroniti.RealAudioMP3

R. – Questo viaggio è avvenuto proprio allo scopo di normalizzare i rapporti tra Libano e Siria e, in particolare, la questione delle frontiere e delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Purtroppo, però, questo attentato di ieri è avvenuto per boicottare il processo di normalizzazione nei rapporti tra i due Paesi. Potrebbe trattarsi anche di un'azione contro l’esercito libanese. Questo terrorismo mira a destabilizzare l’unità dell’esercito, ma in fondo in fondo, per me il problema è sempre uno: il famoso conflitto tra sunniti e sciiti.
 
D. – Il presidente Suleiman prima di partire ha lanciato un appello all’unità nazionale dicendo che il terrorismo non riuscirà ad infrangerla. Cosa serve al Libano, in questo momento?
 
R. – Certo, questo appello del presidente è un appello a tutti i libanesi; ma purtroppo chi compie questi atti di terrorismo non sono libanesi, sono agenti stranieri che non vogliono la pace in Libano. Tutto il popolo libanese vuole l’unità, non ci sono problemi tra i libanesi stessi, anzi: quello che desiderano è serrare i ranghi. Ma purtroppo, non dobbiamo dimenticare che gli avvenimenti del Libano sono ‘teleguidati’ dalle forze regionali e internazionali: dietro i sunniti ci sono l’Arabia Saudita, l’Egitto e gli Stati Uniti; dietro gli sciiti, ci sono l’Iran e la Siria. Sono questi che strumentalizzano i libanesi e i non libanesi. Il Libano se non ha la vera autonomia e indipendenza, non potrà mai dominare le forze che sono guidate dall’esterno.
 
D. – Come mai l’azione dell’Occidente appare sempre piuttosto debole sul Libano?
 
R. – Non dobbiamo dimenticare che in Libano abbiamo i palestinesi, che sono armati; abbiamo il problema di Hezbollah, che è armato; abbiamo armi che circolano qua e là ... Il problema è che la comunità internazionale veramente non ha fatto quello che doveva fare perché il Libano potesse avere la sua piena sovranità e indipendenza.
 
D. – Questo viaggio del presidente libanese in Siria potrebbe portare ad una maggiore stabilità all’interno del Paese?
 
R. – E’ quello che noi desideriamo. Noi siamo sempre per il dialogo, siamo sempre per i buoni rapporti con la Siria. Certo, la visita del presidente è importante, ma è anche importante che i siriani stessi siano rispettosi del dialogo che verrà avviato, perché i siriani hanno anche i loro propri interessi in questo conflitto regionale e internazionale. Il Libano è come uno strumento nelle loro mani e loro utilizzano questo piccolo Paese per affrontare i problemi e cercare soluzioni internazionali.







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