Il commento di mons. Liberati alle parole del Papa
Sul significato della preghiera a Maria recitata da San Massimiliano Kolbe, pochi
istanti prima della sua morte, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento
dell’arcivescovo Carlo Liberati, delegato pontificio per il Santuario
della Beata Maria Vergine del Santo Rosario di Pompei:
R. - Significa
questo abbandono di Massimiliano Maria Kolbe nelle mani della Madonna. Lui è il fondatore
della Milizia dell’Immacolata, e di questo atteggiamento di affidamento interiore,
intelligenza, coscienza, cuore a Cristo per mezzo di Maria: è un po’ il segreto delle
anime sante, delle anime predilette da Dio. Chiunque si affida alla Madonna diventa
inevitabilmente collegato con l’amore oblativo di Cristo: con l’amore è capace anche
di immolare se stesso.
D. – Il Papa ha parlato di
commozione nel constatare come il ricorso fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente
di coraggio e serenità…
R. – La Madonna è la donna
del “si”, è la creatura che impiega tutta la sua vita per entrare sempre di più nel
mistero di Dio, nel fare la Sua volontà; il suo “si” è stato così progrediente, straordinario
dal punto di vista della generosità, che ora Lei diventa la mediatrice di tutte le
grazie, la “corredentrice”, e Gesù non sa dire di no alla Madonna.
D.
– Quindi per questo arriva poi il coraggio e la serenità all’uomo che si affida a
Maria…
R. – Precisamente. Oggi ci sono esempi meravigliosi
di persone che dicono il rosario tutti i giorni, no? E portano anche la corona al
dito; sono persone di una certa spiritualità, perché si sono affidate a Maria, perché
vanno a Cristo per mezzo di Maria, diventano i cristiani del “si”.
D.
– Ecco, lo ha anticipato Lei: il rosario, preghiera mariana, supplica, ma anche preghiera
filiale…
R. – La Madonna è madre: noi non dobbiamo
dimenticarci che sotto la croce Gesù, vedendola, dice: “donna, ecco tuo figlio”, indicandogli
Giovanni, e a Giovanni-figlio: “ecco tua madre”. Giovanni, la Chiesa, cioè noi, non
possiamo fare a meno di Maria; ormai è la sentinella dell’amore del Padre e dello
Spirito Santo per mezzo del Figlio, nel cuore della Chiesa. Con l’affidamento a Lei,
non dobbiamo aver paura di nulla, diventiamo semplicemente cristiani, cioè apparteniamo
al Signore, perché Lui ce l’ha lasciata come madre nel cammino di fede, nella pedagogia
della fede.
D. – Tra due giorni la Chiesa celebrerà
l’Assunzione in cielo della Vergine Maria; nel 2008, cosa dice questo evento?
R.
– Dice che nella provvisorietà, nella relatività, nel disfacimento delle cose umane,
resta integra la vocazione dell’uomo e della donna. Per cui, anche tutte le povertà
umane, tutte le miserie, tutte le fragilità, tutti i peccati saranno trafitti e trasformati
dalla gloria del Signore. Noi oggi, nella gloria celeste, abbiamo il Figlio di Dio,
il Verbo, che è anche figlio dell’uomo; abbiamo una donna, che è la sua mamma, che
ci aspettano e che ci indicano la nostra vocazione.