Corea del Sud: i cattolici contrari a rivelare il sesso dei nascituri, un incentivo
agli aborti selettivi
In Corea del Sud, un’antica tradizione, comune anche ad altri Paesi dell'Estremo Oriente
asiatico, ritiene che la nascita di un figlio maschio sia nettamente preferibile a
quella di una femmina. E per rispettarla molte famiglie ricorrono all’aborto selettivo,
una pratica illegale nel Paese. Almeno fino ad oggi. A cambiare le cose è intervenuta
la Corte Costituzionale di Seoul, con la sentenza che ha dichiarato incostituzionale
la norma che proibisce ai medici di rivelare alle donne in gravidanza il sesso del
nascituro. Questa norma di legge del 1987, secondo i cattolici coreani, che esprimono
viva preoccupazione per tale decisione, impedisce l'accrescersi del numero degli aborti
selettivi in base al sesso del feto. Sull’argomento comunque dovranno pronunciarsi
le due camere parlamentari di Seoul entro il 2009. Tra gli argomenti presentati dalla
Corte Costituzionale a sostegno della recente sentenza, vi è quello ricavato da recenti
dati a proposito dell'equilibrio delle nascite nel Paese: 106,1 maschi ogni 100 femmine,
nel 2007, il rapporto statisticamente più basso registrato dal 1981. Tuttavia questi
dati sono il risultato di una media nazionale e non tengono conto della distinzione
tra aree urbane e quelle rurali. In queste ultime, infatti, le tradizioni ancestrali
di preferenza verso i neonati di sesso maschile sono ancora radicate poiché relazionate
al lavoro nei campi. Padre Hugo Park Jung-woo, segretario generale del Comitato per
la vita nell'arcidiocesi di Seoul, spiega che “esaminando i dati ai riguardi della
nascita del terzogenito, per esempio, si nota subito una sensibile impennata della
percentuale maschile. Nel 2007 121,8 neonati maschi a fronte di 100 femmine. Nel 1994
furono addirittura 202,2 maschi a fronte di 100 femmine”. Nella norma ancora in vigore
– informa l’Osservatore Romano – la violazione del segreto medico ai riguardi del
sesso di un nascituro è punibile con una multa che può arrivare fin quasi a diecimila
dollari e con un periodo di detenzione non superiore ai tre anni. E secondo statistiche
attendibili, il numero degli aborti illegali praticati nel 2005 è stato di 342 mila
unità. (S.G.)