2008-08-11 13:15:17

Il cardinale Martino sulle misure antiaccattonaggio: combattere la povertà, non i poveri


In questi giorni si è molto discusso sulle misure anti-accattonaggio adottate da diverse amministrazioni comunali in Italia. Sulla questione è intervenuto anche il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, criticando con forza la scelta di combattere chi chiede l'elemosina. Ascoltiamo il porporato al microfono di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

R. – Mettiamoci nei panni di chi chiede l’elemosina, escluso ovviamente quello che è il racket dell’elemosina, che è una forma criminale che bisogna certamente estirpare. Questo è certo. Ma chi chiede l’elemosina, perché la chiede? Perché ha bisogno. E allora vuol dire che quelli che vogliono far scomparire queste scene, non prestano attenzione alla realtà di chi stende la mano. E’ la povertà che bisogna eliminare e non chi è costretto dalla povertà a sopravvivere.

 
D. – Eminenza, perché oggi si ha la sensazione che si voglia nascondere la povertà o comunque la manifestazione della povertà?

 
R. – Io credo che questa sia una forma di egoismo. Nel Meridione si dice infatti: “Chi è sazio, non crede al digiuno”. Vogliamo guardare dall’altra parte, ci basta la nostra ricchezza, il nostro sviluppo e gli altri quasi non esistono. Questo è un grave, un grave difetto di chi ha raggiunto un livello di sviluppo e di ricchezza ed ha dimenticato la solidarietà, ha dimenticato che nel mondo esistono i poveri e che hanno bisogno.

 
D. – Sono state le diverse le città in Italia che hanno adottato queste misure antiaccattonaggio e parliamo di città grandi, importanti e che hanno anche delle amministrazione di colore politico diverso…

 
R. – Ogni amministratore pubblico, ogni politico dovrebbe sempre avere davanti la persona umana, la sua dignità sia esso un prigioniero, un carcerato, un condannato a morte, un povero. E’ sempre una persona con uguale dignità ed uguali diritti come ciascuno di noi. Se dimentichiamo questo, arriviamo allora a forme di intolleranza che cristianamente ed umanamente sono inammissibili. I poveri che stendono la mano molte volte non sono barboni, non sono accattoni. Molto spesso sono persone che non ce la fanno più ad andare avanti con il proprio stipendio o con quanto hanno a disposizione e quindi sono costretti a rivolgersi alla solidarietà degli altri. E dove sta l’amore cristiano?

 
D. – E’ la povertà che cambia volto?

 
R. – Sì, è la povertà che cambia volto e che ha tante espressioni. Molte volte si tratta di povertà che non hanno bisogno di un pezzo di pane o dell’euro per sopravvivere, sono le povertà psicologiche e che oggi sono forse più terribili della mancanza del pane.

 
D. – Eminenza, lei è preoccupato da questa società?

 
R. – Certamente. E questo perché è impiantata su questo relativismo che non è altro che egoismo!







All the contents on this site are copyrighted ©.