America Latina: migliaia le desaparecidas coinvolte nella tratta di esseri umani
Trent’anni fa il termine era usato per riferirsi ai dissidenti politici “svaniti”
nelle prigioni segrete di dittature sanguinarie. Oggi il termine desaparecidos in
America Latina viene declinato al femminile e indica le migliaia di donne che ogni
anno cadono nella rete dei trafficanti di esseri umani. Gruppi criminali, diffusi
in tutto il Continente, che reclutano con l’inganno o la violenza le adolescenti delle
zone più povere, per trasformarle in “schiave del sesso”. Secondo la ONG “Coalicion
contra el trafico de mujeres y ninas” - informa Avvenire - potrebbero essere 700mila
le ragazze sudamericane, tra i 14 e i 25 anni attratte dalla prospettiva di un lavoro
e di una speranza nel futuro e risucchiate nel mercato clandestino della prostituzione.
Desaparecidas, appunto. L’America Latina è una delle zone del mondo con il più alto
tasso di tratta di esseri umani. Una parte delle vittime -circa 100mila - finisce
a riempire i postriboli illegali di Europa, Stati Uniti, Giappone o Israele. Il resto
- la maggioranza - non attraversa l’Oceano. Tantissime giovani vengono, infatti, trasportate
in altre province dello stesso Paese o in nazioni limitrofe. Per arginare l’emergenza,
i governi del Continente hanno cercato negli ultimi anni di varare leggi contro l’odioso
traffico, ratificando tutte, con l’eccezione di Cuba, la Convenzione ONU contro la
criminalità organizzata transazionale e il relativo Protocollo anti-tratta e inasprendo
le pene per i trafficanti. Ma, denuncia la ONG, è assolutamente insufficiente: la
tratta non è diminuita negli ultimi anni. Anzi, quella interna è in rapido aumento
e in molti casi causa la morte delle ragazze o, terminato il periodo utile allo sfruttamento,
la loro condanna a una vita di miseria e emarginazione. (S.G.)