Nagasaki ricorda il 63.mo anniversario dell'esplosione atomica
Un profondo silenzio ha avvolto stamani per un minuto il Parco della Pace di Nagasaki
alle 11.02 in punto, la stessa ora in cui 63 anni fa esplose Fat Boy, l’atomica che
pose drammaticamente fine alla Seconda Guerra mondiale. Oltre 10 mila le persone presenti,
suggestiva la cerimonia di commemorazione, forti e decise le parole del sindaco Tomihisa
Taue. “Stati Uniti e Russia, ma anche le altre potenze nucleari – ha chiesto il primo
cittadino di Nagasaki - promuovano la riduzione degli armamenti atomici invece di
favorire reciproche incomprensioni”. Sulla stessa linea il premier nipponico Yasuo
Fukuda, che ha ribadito il proposito del suo Paese di guidare la comunità internazionale
“verso una pace permanente globale”, rivendicando la rinuncia totale al nucleare fatta
dal Giappone. E anche quest’anno l’elenco delle vittime dell’esplosione e delle sue
conseguenze si è drammaticamente allungato: altri 3.058 nomi che hanno portato a un
totale di 145 mila morti. Circa altrettanti hanno perso la vita ad Hiroshima. Di “tragedia
accettata e compresa alla luce del perdono cristiano” ha parlato l’arcivescovo di
Nagasaki monsignor Joseph Mitsuaki Takami, in riferimento alla comunità cattolica
della sua diocesi che oggi rappresenta la più numerosa del Paese e che nell’olocausto
nucleare perse ottomila persone. E, aggiunge il presule, quest’anno, in vista della
beatificazione di 188 martiri della persecuzione anti cristiana scatenatasi nel Paese
tra XVI e il XVII secolo, in programma proprio a Nagasaki il 24 novembre, la commemorazione
odierna acquista un significato ancora maggiore. (A cura di Silvia Gusmano)