La ragione senza la bellezza è dimezzata: così il Papa nel colloquio con il clero
nel Duomo di Bressanone
Ieri la Sala Stampa vaticana ha pubblicato il testo integrale del lungo dialogo del
Papa con il clero, svoltosi mercoledì scorso nella Cattedrale di Bressanone. Benedetto
XVI ha risposto a sei domande. Di quattro risposte abbiamo già informato (vedi il
testo completo dell risposte del Papa, in Udienze ed Angelus, 8 agosto, ore 14.07):
oggi diamo conto delle ultime due. Ce ne parla Sergio Centofanti.
La ragione
senza la bellezza sarebbe dimezzata: così il Papa risponde a un padre francescano
che aveva sottolineato l’importanza dell’esperienza estetica nella fede: “…
daß für mich die Kunst und die Heiligen die größte Apologie unseres... . Per
me, l’arte ed i Santi sono la più grande apologia della nostra fede. Gli argomenti
portati dalla ragione sono assolutamente importanti ed irrinunciabili, ma poi da qualche
parte rimane sempre il dissenso. Invece, se guardiamo i Santi, questa grande scia
luminosa con la quale Iddio ha attraversato la storia, vediamo che lì veramente c’è
una forza del bene che resiste ai millenni, lì c’è veramente la luce dalla luce. E
nello stesso modo, se contempliamo le bellezze create dalla fede, ecco, sono semplicemente,
direi, la prova vivente della fede. Se guardo questa bella cattedrale: è un annuncio
vivente! Essa stessa ci parla, e partendo dalla bellezza della cattedrale riusciamo
ad annunciare visivamente Dio, Cristo e tutti i suoi misteri”. Dove
nasce la bellezza – ha aggiunto il Papa – nasce la verità:
"Wenn
wir um die Vernünftigkeit des Glaubens streiten, in dieser Zeit, ... Quando,
in questa nostra epoca, discutiamo della ragionevolezza della fede, discutiamo proprio
del fatto che la ragione non finisce dove finiscono le scoperte sperimentali, essa
non finisce nel positivismo; la teoria dell’evoluzione vede la verità, ma ne vede
soltanto metà: non vede che dietro c’è lo Spirito della creazione. Noi stiamo lottando
per l’allargamento della ragione e quindi per una ragione che, appunto, sia aperta
anche al bello … Questo, penso, è in qualche modo la prova della verità del cristianesimo:
cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. E quanto più noi stessi
riusciamo a vivere nella bellezza della verità, tanto più la fede potrà tornare ad
essere creativa anche nel nostro tempo”. Un
parroco gli fa una domanda sulla diminuzione dei preti e sulla possibilità di affidare
ai laici alcune funzioni del sacerdote. Ecco la risposta del Papa:
“Ich
würde zwei wesentliche Teile in meiner Antwort gerne sehen wollen: ... Nella
mia risposta vorrei considerare due aspetti fondamentali. Da un lato, l’insostituibilità
del sacerdote, il significato e il modo del ministero sacerdotale oggi; dall’altro
lato – e questo oggi risalta più di prima – la molteplicità dei carismi e il fatto
che tutti insieme sono Chiesa, edificano la Chiesa e per questo dobbiamo impegnarci
nel risvegliare i carismi, dobbiamo curare questo vivo insieme che poi sostiene anche
il sacerdote. Egli sostiene gli altri, gli altri sostengono lui, e soltanto in questo
insieme complesso e variegato la Chiesa può crescere oggi e verso il futuro”. Il
Papa parla delle difficoltà dei sacerdoti oggi, oberati dalle tante cose da fare.
E indica una priorità:
“Eine grundlegende
Priorität der priesterlichen Existenz ist, das Sein mit... Una priorità
fondamentale dell’esistenza sacerdotale è lo stare con il Signore e quindi l’avere
tempo per la preghiera. San Carlo Borromeo diceva sempre: “Non potrai curare l’anima
degli altri se lasci che la tua deperisca. Alla fine, non farai più niente nemmeno
per gli altri. Devi avere tempo anche per il tuo essere con Dio”… E a partire da ciò
ordinare poi le priorità: devo imparare a vedere cosa sia veramente essenziale, dove
sia assolutamente richiesta la mia presenza di sacerdote e non posso delegare nessuno.
E allo stesso tempo devo accettare umilmente quando molte cose che avrei da fare e
dove sarebbe richiesta la mia presenza non posso realizzare perché riconosco i miei
limiti. Io credo che una tale umiltà sarà compresa dalla gente”. Benedetto
XVI sottolinea di nuovo il valore del celibato, segno che il sacerdote appartiene
totalmente a Dio e agli altri. E termina con una preghiera di fronte alle tante fatiche
dell’essere prete:
“Bitten wir den
Herrn, daß er uns immer wieder tröstet, wenn wir meinen, ... Preghiamo
il Signore che ci consoli sempre quando pensiamo di non farcela più; sosteniamoci
gli uni gli altri, e allora il Signore ci aiuterà a trovare insieme le strade giuste”.