Sulla crisi tra Russia e Georgia interviene anche il nunzio apostolico Antonio
Mennini, rappresentante della Santa Sede nella Federazione Russa. Il presule definisce
il conflitto "una inutile strage" e invoca il ritorno al dialogo. L'intervista è di
Amedeo Lomonaco:
R. – Facendomi
interprete dei sentimenti di tutti i fedeli cristiani russi e, in particolare, dei
cattolici, rivolgo il mio pensiero a queste regioni del Caucaso, dove da qualche giorno
è scoppiato un conflitto che potrebbe assumere veramente delle dimensioni tragiche.
Un conflitto, questo, che come sappiamo ha già provocato tante vittime e non solo
fra i soldati, fra i militari, ma soprattutto fra la popolazione civile, costringendo
tanti profughi di varie etnie e nazionalità a lasciare le proprie case, i propri villaggi,
tutto ciò che avevano di più caro. Riflettendo anche sull’appello già rivolto alle
parti in causa dal Patriarca Alessio II, mi viene di rivolgere un’intensa preghiera
al Signore affinché liberi tutti i coinvolti, tanto più i cristiani, dalla cecità
dell’inimicizia. Inimicizia che è tanto più grave e tanto più inammissibile se alimentata
da cuori di persone unite dalla stessa fede: siamo, infatti, di fronte a popolazioni
nella quasi totalità unite dalla stessa fede cristiana. Sono convinto che esistono
ancora delle manovre, dei larghi margini per una trattativa giusta ed onorevole tra
le parti, affinché possano sedere ad un tavolo di negoziato, tanto più che questa
è l’unica strada allo stato attuale delle cose per raggiungere una soluzione non solo
durevole, ma anche soddisfacente per tutti. D. – Eccellenza,
secondo lei, qual è la soluzione possibile e cosa può fare la Chiesa? R.
– La Chiesa ha certamente la grande arma della preghiera, ma anche la Chiesa può insistere
presso le organizzazioni internazionali affinché coadiuvino le parti – che già in
parte hanno detto di essere pronte ad un negoziato – ad aprire finalmente la strada
ad una trattativa che porti a soluzioni durevoli, nel rispetto e nella soddisfazione
delle aspirazioni legittime di tutti i popoli coinvolti. D.
– Che tipo di atmosfera si respira adesso in Russia? R. – Certamente
i russi sono molto preoccupati, perché il 90 per cento della popolazione osseta –
come hanno già detto gli organi di stampa – è in possesso di un passaporto russo.
C’è già un movimento di volontari pronti per andare a combattere. Questo sarebbe veramente
un disastro, perché porterebbe certamente ad un allargamento del conflitto. Si possono
capire i sentimenti, le emozioni, ma dico ancor di più che dobbiamo pregare affinché
la ragione prevalga, il buonsenso prevalga e soprattutto prevalga la memoria delle
comuni radici cristiane. D. – Per quanto riguarda invece l’accoglienza
dei profughi? Si parla già di 30 mila profughi dall’Ossezia verso la Russia… R.
– Sì, molti sarebbero stati trasferiti nell’Ossezia del Nord che è parte integrante
della Federazione Russa e certamente credo che le autorità competenti stiano facendo
del loro meglio per accoglierli. Questo però lenisce soltanto parte delle sofferenze.
Immaginiamo se dalla sera alla mattina dovessimo lasciare le nostre case, i nostri
cari, i nostri beni, senza sapere più nulla di alcuni parenti dispersi. C’è un dolore
– potrei dire – inutile, senza voler citare grandi espressioni… ma sembra veramente
una inutile strage! D. – Sappiamo che la posizione della Georgia
è appoggiata dagli Stati Uniti, mentre la Russia è sull’altro versante… R.
– Io penso che Stati Uniti e Federazione Russa abbiano molti interessi comuni e sono
quindi chiamati a collaborare. Non possono abdicare al loro ruolo di grandi potenze
e quindi di garanti della pace in molte parti del mondo.