Spettacolare cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino
Tripudio di luci, rulli di tamburi, musica, danze e fuochi di artificio alla spettacolare
cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino. Il servizio di Fausta Speranza.
La
Cina e il popolo cinese hanno ''mantenuto gli impegni presi'' nel 2001 per i Giochi
Olimpici. Queste parole delle ultime ore del presidente cinese Hu Jintao riecheggiano
alle prime emozioni della sfavillante inaugurazione e sembra davvero che oltre alle
impeccabili strutture, spettacolo e magia siano stati assicurati a questa immaginifica
cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2008. Ascoltiamo da Flaminia Rosati
quale atmosfera abbia atteso le 8 e 08 dell’8,8,2008 allo stadio Nido d’uccello,
un orario scelto per il significato di buon auspicio del numero 8:
R.
- L’esigenza di mostrarsi, che è poi tipica di tutte le cerimonie olimpiche probabilmente
qui c’è molto di più, perché il mondo arriva per la prima volta. Il quotidiano China
Daily ha aperto oggi con il titolo “Welcome, world”, Benvenuto mondo.
D.
– Sembra proprio, dunque, che la tensione, che è stata finora la parola chiave, abbia
lasciato il passo all’entusiasmo tipico di ogni inaugurazione olimpica...
R.
– L’impressione è proprio questa. Poi certo le misure di sicurezza si sono viste per
tutta la città e oggi si vedono qua fuori, si vedono sopra lo stadio, ma questo è
tipico di tutte le città olimpiche, non è un fatto straordinario. Forse sì, c’è qualcosa
di particolare, misure super straordinarie, ma credo che sarà sempre maggiore ogni
volta che ci sarà un’Olimpiade nuova, perché le procedure anche tecnologiche diventano
più raffinate e tutti provano a fare meglio, perché chiaramente l’attenzione del mondo
sarà catalizzata sempre sull’apertura. Qui in particolare ci sono gli occhi puntati
del mondo.
In questo momento rivendicazioni o polemiche
di ogni sorta sembrano sfumate, con i fumi dello smog: a Pechino l’inquinamento risulta
moderato e l’ozono sotto i livelli di guardia. L’attenzione di tutto il mondo è alle
esibizioni artistiche cui assistono personalmente i rappresentanti ai massimi livelli
di tutte le principali potenze del mondo, a parte le defezioni illustri del primo
ministro inglese Gordon Brown (che ci sarà però per la chiusura) e del cancelliere
tedesco Angela Merkel. In tribuna, accanto al presidente cinese Hu Juntao e al primo
ministro Wen Jiabao, il presidente degli Stati Uniti George W.Bush, il presidente
francese Nicolas Sarkozy, il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda, il principe ereditario
di Spagna Felipe accompagnato dalla moglie e dal ministro degli Esteri di Madrid Miguel
Angel Moratinos. Rappresentanza ai massimi livelli anche per l'Italia: dopo la defezione
del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha rinunciato di fronte ad un
lungo viaggio particolarmente faticoso date le condizioni climatiche della capitale
cinese, a rappresentare il nostro Paese sarà infatti il titolare della Farnesina Franco
Frattini. Per i potenti, l’arrivo è stato in una città superblindata e spaventata
dalle eco terroristiche giunte dalle province islamiche. Del presidente USA Bush,
da ieri a Pechino, bisogna dire che ha rinnovato le sue critiche alla Cina, chiedendo
''libertà d'espressione'' all’inaugurazione della nuova sede dell'Ambasciata americana,
nei pressi di piazza Tienanmen.
Ma la sfida di queste
Olimpiadi sta proprio nel riuscire a passare dal piano della politica a quello dello
sport. Da sempre le Olimpiadi hanno voluto essere un momento di sospensione sul piano
delle competizioni sportive ma fino all’ultimo l’edizione 2008, a torto o a ragione,
ha faticato a farlo. Cerchiamo di avvicinarci allo spirito sportivo con le parole
di don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio della CEI per la pastorale
del Tempo Libero, Turismo e Sport, cappellano della squadra azzurra ai Giochi di Pechino.
Giancarlo La Vella gli ha chiesto quali sono le immagini forti
di questo inizio Olimpiadi 2008:
R. – E’ il simbolo
che parla moltissimo e che a noi è molto congeniale: i cinque cerchi olimpici che
rappresentano i cinque continenti e l’amicizia che unisce i popoli della terra. Attraverso
questo simbolo, quindi, si esprime la coralità e la convivialità di tutto il genere
umano: le barriere scompaiono e le identità vengono manifestate soltanto con il segno
della bandiera, segno più di unità che non di distinzione dagli altri.
D.
– Come avete vissuto i momenti che hanno preceduto l’apertura ufficiale dei giochi?
R.
– La vita del villaggio è una vita molto intensa. La maggior parte dei ragazzi si
è preparata continuando gli allenamenti e poi c’è una grande familiarità, fatta di
incontri, di scambi, di momenti aggregativi, di momenti di confronto attraverso diverse
iniziative, comprese anche le celebrazioni liturgiche che abbiamo vissuto nella prima
domenica di agosto e che continueremo a vivere nelle domeniche a seguire comunitariamente
qui all’interno del Villaggio. La cosa simpatica della vita del villaggio è proprio
la normalità: ci incontriamo quotidianamente con persone che sono miti, campioni,
personaggi anche mediatici. Ma qui scompare tutto quello che è il mito e si incontra
l’uomo, la persona, con la quale si riesce a familiarizzare con una facilità incredibile,
con la quale si entra in contattato in atteggiamento di amicizia e di condivisione
veramente concreta, veramente operativa e percepibile immediatamente.
D.
– Don Mario Lusek, il suo ruolo…
R. – Un po’ di ansia
e di emozioni ce l’avevo dentro, ma l’accoglienza da parte di tutto il team, di tutto
lo staff del CONI ha facilitato il mio inserimento. Ci sono stati anche degli incontri
diretti con alcune persone. Ci giungono molti messaggi, che io cercherò di trasmettere
quanto prima, nel nome di padre Matteo Ricci, amico della Cina, amico del popolo cinese,
grande figura di gesuita, che può essere un altro ponte di dialogo e di incontro tra
questo grande Paese e il resto del mondo e soprattutto per quanto riguarda noi cristiani
per favorire la libertà religiosa.
Bisogna riferire
infine, di un nuovo video di Al Qaeda con minacce ai Giochi. E di manifestazioni anticinesi
a Kathmandu, capitale del Nepal, con scontri con la polizia e arresti. O di tante
altre iniziative come quella che coinvolge il sindaco di Roma Gianni Alemanno
che ha ricevuto questa mattina in Campidoglio, nella Sala delle Bandiere, una delegazione
di monaci tibetani e una rappresentanza della Laogai Research Foundation, che si batte
da anni contro la tortura e i Laogai, campi di lavoro forzato per i prigionieri politici
in Cina.