Bolivia: appello dei vescovi in vista del referendum di domenica
“Che tutti i cittadini mantengano un comportamento adeguato alla delicata situazione
politico sociale che stiamo vivendo”. Questo l’appello della Conferenza episcopale
boliviana al Paese, in vista del Referendum che domenica prossima, dopo la promulgazione
della nuova Costituzione, dovrà confermare o revocare le più alte cariche politiche:
il presidente, il vicepresidente e otto prefetti dipartimentali. “È fondamentale che
tutti e, in modo particolare le Forze dell’ordine – sottolineano i presuli – facciano
in modo che questa consultazione si svolga in un clima di rispetto, serenità e pace”.
Ad allarmare la Conferenza episcopale, i gravi scontri legati alle proteste dei minatori
della città di Huanuni, durante i quali hanno perso la vita due persone. Altri disordini
sono esplosi nei giorni scorsi in varie parti del Paese e soprattutto nei dipartimenti
più ricchi (la cosiddetta Mezzaluna sud-occidentale), dove alcuni prefetti, già contrari
alla politica di nazionalizzazioni del presidente Evo Morales accusato di fare esclusivamente
gli interessi degli indigeni, hanno indetto adesso uno sciopero della fame in opposizione
al Referendum. Ieri sera il governo, davanti al rifiuto di tre prefetture di attivarsi
per il mantenimento dell’ordine pubblico, è intervenuto direttamente emanando un decreto
che, a partire da stamani, proibisce bevande alcoliche, porto di armi da fuoco o di
armi da taglio e realizzazione di manifestazioni pubbliche. “La Bolivia è sulla soglia
di un autentico colpo di Stato contro l'ordine costituzionale”, aveva denunciato nel
pomeriggio il ministro della Presidenza, Juan Ramon Quintana. Da qui un’esortazione
speciale viene rivolta dai presuli alle “istituzioni responsabili di amministrare
il Referendum”, perché oltre alla pubblica sicurezza, “garantiscano e dimostrino al
Paese e alla comunità internazionale, la chiarezza e la trasparenza di queste votazioni”.
Le autorità politiche direttamente coinvolte nel Referendum, inoltre, “prendano atto
dei risultati della consultazione, qualsiasi essi siano, con profondo senso di responsabilità
democratica e promuovano poi un dialogo sincero e autentico, unica strada per costruire
un consenso e degli accordi duraturi” per il bene futuro della Bolivia. (S.G.)