2008-08-06 14:47:20

La fiamma olimpica è arrivata a Pechino


Tra entusiasmi e proteste, culminate con 7 arresti, è giunta oggi a Pechino, dopo 130 giorni di viaggio, la fiaccola olimpica. Le autorità cinesi, a 48 ore dall’inizio dei Giochi, hanno intensificato la sicurezza per evitare azioni violente come l’attentato nello Xinjiang di due giorni fa. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Migliaia di persone hanno accompagnato il passaggio della fiamma olimpica a Pechino, sventolando bandierine cinesi ma non sono mancati momenti di tensione. Le forze dell’ordine hanno arrestato 7 persone: 4 manifestanti - due americani e due britannici - che stavano cercando di esporre uno striscione con la scritta "Free Tibet", poi altri tre cittadini statunitensi. Intanto, in vista dei Giochi, il Dalai Lama ha ribadito oggi il suo appoggio alle Olimpiadi di Pechino. Oltre all’entusiasmo nel Paese asiatico c’è anche paura per le azioni dimostrative o peggio ancora terroristiche che potrebbero accadere nonostante la Cina abbia assicurato massimo impegno su questo fronte. A 48 ore dall’inizio delle Olimpiadi si apre un caso: Pechino ha revocato il visto di ingresso all'americano Joey Cheek, ex medaglia d'oro ai giochi invernali del 2002 e oggi attivista per il Darfur. Una decisione che ha suscitato le proteste dell’ambasciata USA in Cina; di oggi poi l’appello del presidente Bush affinchè Pechino consenta maggiore libertà di espressione. Mentre i capi di Stato e di Governo si preparano ad arrivare nel Paese asiatico, si annunciano le prime defezioni: il presidente nepalese non parteciperà alla cerimonia inaugurale per problemi politici interni; rinuncia anche per il capo dello stato pachistano Musharraf.
 
In Italia è polemica sull’imminente apertura dei Giochi Olimpici. Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, e il ministro per lo sport, Giorgia Meloni, hanno chiesto agli atleti azzurri un gesto simbolico per denunciare la limitazione dei diritti umani in Cina, fino alla possibilità di disertare la cerimonia inaugurale. Oggi la risposta del presidente del CONI, Gianni Petrucci, che ha sottolineato il dovere degli atleti italiani di sfilare ed ha precisato che lo sport, in casi simili, non può sostituirsi alla politica. Sul clima che si respira in queste ore a Pechino, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente nella capitale cinese don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e cappellano della squadra olimpica italiana:RealAudioMP3

R. – Da quello che vedo e che percepisco, soprattutto qui all’interno del Villaggio Olimpico, c’è un clima gioioso, festoso e di euforia. Per le vie di Pechino c’è effervescenza ed animazione. Ci sono un interesse diffuso tra la gente ed una curiosità dilagante per il numero esorbitante di stranieri che arrivano per l’evento e per gli atleti. Questo è percepibile dai volti, dagli sguardi e dal clima stesso che si respira. All’interno del Villaggio non ci sono barriere, né ostacoli o controlli. C’è, quindi, spirito di convivialità e di integrazione forte fra le varie squadre nazionali.
 
D. – Come si stanno preparando gli atleti italiani - e gli atleti in genere - all’appuntamento?
 
R. – Gli atleti hanno degli orari ben organizzati per gli allenamenti. Domenica abbiamo anche celebrato l’Eucaristia. Nel Villaggio Olimpico c’è un centro multireligioso organizzato, ma rimane un po’ periferico rispetto alla zona dove siamo noi italiani: quindi abbiamo deciso di celebrare la Messa direttamente all’interno della nostra struttura. Anche questo rientra nel clima di preparazione per l’evento che si aprirà l’8 agosto.
 
D. – Il Papa è tornato a parlare di questo grande Paese, auspicando che “si apra al Vangelo”…
 
R. – Domenica sera, proprio quando stavamo celebrando l’Eucaristia, ci è stato dato il testo dell’Angelus, con le parole del Papa per le Olimpiadi di Pechino: l’abbiamo letto e commentato, anche perché era proprio in sintonia con quello che ci stavamo dicendo. Questa è certamente l’aspettativa di tutti ed alcuni segnali li percepiamo, per esempio nell’accoglienza o nell’esistenza del centro multireligioso, ma anche nella mia stessa presenza all’interno del Villaggio Olimpico. Tutto ciò si può percepire come un atteggiamento di attenzione, di rispetto e di tentativo di apertura. Non so quanto questo processo sarà lungo e se basterà la dinamica olimpica, ma sicuramente esiste già un clima di attenzione verso l’esterno.







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