Tra entusiasmi e proteste, culminate con 7 arresti, è giunta oggi a Pechino, dopo
130 giorni di viaggio, la fiaccola olimpica. Le autorità cinesi, a 48 ore dall’inizio
dei Giochi, hanno intensificato la sicurezza per evitare azioni violente come l’attentato
nello Xinjiang di due giorni fa. Il servizio di Benedetta Capelli:
Migliaia
di persone hanno accompagnato il passaggio della fiamma olimpica a Pechino, sventolando
bandierine cinesi ma non sono mancati momenti di tensione. Le forze dell’ordine hanno
arrestato 7 persone: 4 manifestanti - due americani e due britannici - che stavano
cercando di esporre uno striscione con la scritta "Free Tibet", poi altri tre cittadini
statunitensi. Intanto, in vista dei Giochi, il Dalai Lama ha ribadito oggi il suo
appoggio alle Olimpiadi di Pechino. Oltre all’entusiasmo nel Paese asiatico c’è anche
paura per le azioni dimostrative o peggio ancora terroristiche che potrebbero accadere
nonostante la Cina abbia assicurato massimo impegno su questo fronte. A 48 ore dall’inizio
delle Olimpiadi si apre un caso: Pechino ha revocato il visto di ingresso all'americano
Joey Cheek, ex medaglia d'oro ai giochi invernali del 2002 e oggi attivista per il
Darfur. Una decisione che ha suscitato le proteste dell’ambasciata USA in Cina; di
oggi poi l’appello del presidente Bush affinchè Pechino consenta maggiore libertà
di espressione. Mentre i capi di Stato e di Governo si preparano ad arrivare nel Paese
asiatico, si annunciano le prime defezioni: il presidente nepalese non parteciperà
alla cerimonia inaugurale per problemi politici interni; rinuncia anche per il capo
dello stato pachistano Musharraf. In Italia è polemica sull’imminente
apertura dei Giochi Olimpici. Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri,
e il ministro per lo sport, Giorgia Meloni, hanno chiesto agli atleti azzurri un gesto
simbolico per denunciare la limitazione dei diritti umani in Cina, fino alla possibilità
di disertare la cerimonia inaugurale. Oggi la risposta del presidente del CONI, Gianni
Petrucci, che ha sottolineato il dovere degli atleti italiani di sfilare ed ha precisato
che lo sport, in casi simili, non può sostituirsi alla politica. Sul clima che si
respira in queste ore a Pechino, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente
nella capitale cinese don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Nazionale CEI
per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e cappellano della squadra olimpica
italiana:
R. – Da quello
che vedo e che percepisco, soprattutto qui all’interno del Villaggio Olimpico, c’è
un clima gioioso, festoso e di euforia. Per le vie di Pechino c’è effervescenza ed
animazione. Ci sono un interesse diffuso tra la gente ed una curiosità dilagante per
il numero esorbitante di stranieri che arrivano per l’evento e per gli atleti. Questo
è percepibile dai volti, dagli sguardi e dal clima stesso che si respira. All’interno
del Villaggio non ci sono barriere, né ostacoli o controlli. C’è, quindi, spirito
di convivialità e di integrazione forte fra le varie squadre nazionali. D.
– Come si stanno preparando gli atleti italiani - e gli atleti in genere - all’appuntamento? R.
– Gli atleti hanno degli orari ben organizzati per gli allenamenti. Domenica abbiamo
anche celebrato l’Eucaristia. Nel Villaggio Olimpico c’è un centro multireligioso
organizzato, ma rimane un po’ periferico rispetto alla zona dove siamo noi italiani:
quindi abbiamo deciso di celebrare la Messa direttamente all’interno della nostra
struttura. Anche questo rientra nel clima di preparazione per l’evento che si aprirà
l’8 agosto. D. – Il Papa è tornato a parlare di questo grande
Paese, auspicando che “si apra al Vangelo”… R. – Domenica sera,
proprio quando stavamo celebrando l’Eucaristia, ci è stato dato il testo dell’Angelus,
con le parole del Papa per le Olimpiadi di Pechino: l’abbiamo letto e commentato,
anche perché era proprio in sintonia con quello che ci stavamo dicendo. Questa è certamente
l’aspettativa di tutti ed alcuni segnali li percepiamo, per esempio nell’accoglienza
o nell’esistenza del centro multireligioso, ma anche nella mia stessa presenza all’interno
del Villaggio Olimpico. Tutto ciò si può percepire come un atteggiamento di attenzione,
di rispetto e di tentativo di apertura. Non so quanto questo processo sarà lungo e
se basterà la dinamica olimpica, ma sicuramente esiste già un clima di attenzione
verso l’esterno.