Con le conclusioni dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams termina domani la
Conferenza di Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo.
Quest’anno l’importante appuntamento ha visto la Comunione anglicana discutere su
due questioni cruciali: l’ordinazione episcopale di donne e omosessuali. Per un bilancio
della Conferenza Sergio Centofanti ha sentito l’inviato di Avvenire Andrea
Galli:
R. – Rowan
Williams, da un certo punto di vista, esce “vincitore” da questa Conferenza di Lambeth
perché non ha avuto contestazioni frontali; anzi, alla fine direi che ha guadagnato
un consenso molto diffuso tra i vescovi presenti qui, a Canterbury. C’è anche da dire
che è stato aiutato in questo dal fatto che quasi 300 vescovi che contestano la linea
attuale della Comunione anglicana non sono venuti, e quindi si sapeva fin dall’inizio
che i vescovi che erano qui presenti erano vicini alla linea di Williams. Una Conferenza,
quindi, che si è svolta in un clima abbastanza sereno. Però, c’è anche il rovescio
della medaglia, nel senso che i nodi e i conflitti che c’erano prima di questa Conferenza
restano tutti intatti; semplicemente, non si è voluto affrontarli di petto, si è preferita
una tattica “dilatoria”. Intanto, qui a Lambeth viene lanciato domani ufficialmente
il progetto di un “covenant”, cioè di un grande patto che in sostanza sarà un manifesto
di principi fondanti dell’anglicanesimo, per riconsolidare l’unione della Comunione
anglicana.
D. – Dunque, si può dire che è salva l’unità
della Comunione anglicana?
R. – Per il momento, sì.
Però, non si può dire che sia un punto definitivo, anzi, proprio ieri il Primate anglicano
dell’Uganda, che è tra i portavoce principali delle province del Sud del mondo che
hanno in questo momento un atteggiamento molto critico nei confronti proprio di Rowan
Williams, ha scritto una lettera al “Times” con una critica molto molto dura e frontale
all’arcivescovo di Canterbury, accusandolo di avere tradito lo spirito della Comunione
anglicana. E’ stato un segnale molto forte, tra l’altro arrivato proprio alla fine
dei lavori. Inoltre, aggiungerei questo: che comunque dal punto di vista del rapporto
e del dialogo ecumenico ci sono stati alcuni passi indietro; uno è appunto il rapporto
con la Chiesa cattolica che, ovviamente, esce mutato dalla Conferenza di Lambeth:
l’intervento del cardinale Kasper è stato molto chiaro, pur nei toni sempre molto
amichevoli, direi fraterni. Nel senso che, il dialogo tra la Chiesa cattolica e il
mondo anglicano continuerà, ovviamente, ma sarà diverso da prima. Quindi, non ci sarà
più la prospettiva concreta di una unione tra il mondo anglicano e la Chiesa cattolica,
ma il dialogo diventerà più simile a quello che oggi la Chiesa cattolica attua – per
esempio – con il mondo luterano, le realtà della Riforma; e anche con il Patriarcato
di Mosca i rapporti sono diventati abbastanza freddi: proprio ieri il Patriarcato
ha reso noto un commento sulla decisione della Chiesa d’Inghilterra di ordinare donne
al ministero episcopale e un comunicato, anche qui dai toni molto netti, faceva presente
che questo avrebbe bloccato il dialogo tra Mosca e Canterbury. Quindi, dal punto di
vista ecumenico si riscontrano dei passi indietro non piccoli.