Il Gran Muftì di Siria invita il Papa a visitare il Paese per l'Anno Paolino
Quest’anno Damasco è capitale della cultura araba ma nello stesso tempo la Siria,
20 milioni di abitanti, per il 90 per cento musulmani ed il 10 per cento cristiani,
si appresta a celebrare l’Anno Paolino inaugurato dal Papa il 28 giugno scorso nella
Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma. Un’idea fondamentale, sottolinea il nunzio
in Siria, l’arcivescovo Giovanni Battista Morandini, per rafforzare l’ecumenismo in
un Paese culla delle culture e delle religioni. A parlare di Paolo - che da feroce
persecutore dei primi cristiani diventò testimone di Cristo fuori dalla Terra Santa
fino a Roma - non sono solo i cattolici, circa l’uno per cento della popolazione,
ma tutte le confessioni cristiane presenti in Siria, ortodossi, melchiti, armeni,
e la comunità musulmana. In questi giorni Damasco, tra la musica e i sapori del mercato
e della città vecchia, conferma l’esperienza di essere città aperta al dialogo, dimostrando
che è possibile la convivenza tra uomini e donne di religioni differenti. La convivenza,
possibile nonostante i venti di crisi che minacciano il Medio Oriente, nasce da una
profonda storia religiosa comune di secoli. Ripercorrendo questa tradizione il Gran
Muftì della Siria, incontrando un gruppo di giornalisti italiani in pellegrinaggio
paolino a Damasco, ha rinnovato a Benedetto XVI l’invito a vistare il Paese. Un invito
avanzato al Papa anche da altre nazioni del Medio Oriente che hanno conosciuto il
passaggio o la presenza di San Paolo sul loro territorio. L’auspicio del Gran Muftì
della Siria, Ahmad Hassoun, è quello di incontrare il Santo Padre anche a Roma prima
della fine dell’Anno Paolino. La Siria si conferma, quindi, multietnica e mutlireligiosa.
(Da Damasco, Luca Collodi, Radio Vaticana)