Il cardinale Sepe: la lotta tra poveri è un pericolo da scongiurare
C’è “un pericolo” a Napoli “da scongiurare come la peggiore delle sventure: la lotta
tra i poveri, il conflitto tra chi sente incombere la minaccia perfino sul suo poco
o addirittura sul suo niente”. È questo, per l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio
Sepe, “il punto di vera crisi” che attraversa la città. L’ultima emergenza è scoppiata
qualche giorno fa, quando un centinaio di extracomunitari africani, dopo l’incendio
della palazzina in cui abitavano nel quartiere di Pianura, ha occupato per nove ore
il duomo di Napoli. “Di fronte ad una prospettiva così cupa”, cioè la lotta tra poveri,
“la Chiesa, a cominciare dal suo Pastore – scrive il porporato in una lettera pubblicata
sul sito della diocesi e ripresa dal SIR - sente crescere l’angoscia”. “E si vede
costretta a guardare intorno, alla ricerca di tutte le braccia utili ad affrontare
un problema che le forti e crescenti tensioni sociali, non solo a Napoli e non solo
in Italia, stanno configurando come la vera grande emergenza dei nostri tempi”. Per
il capoluogo partenopeo, avverte il cardinale, “c’è poi un motivo che accresce l’inquietudine:
tra le altre accuse si fa strada oggi quella di una sorta di mutazione genetica: Napoli
vede svanire la propria proverbiale umanità, rischia di diventare una città senz’anima”.
Per il porporato, “sono proprio i contraccolpi di una lotta tra i poveri a fornire
un’immagine che, per il momento, è solo deformata. La Chiesa è accanto ai poveri,
ma non ha il potere di sradicare la povertà. Alle politiche sociali, quando mancano
o sono carenti, non è possibile rispondere in termini di supplenza”. “Una Chiesa che
supplisce – scrive il cardinale Sepe - è una Chiesa posta, talvolta, nelle condizioni
di agire semplicemente come una sorta di agenzia umanitaria". “La Chiesa di Napoli
– sottolinea infine l’arcivescovo - per propria vocazione, è abituata ad altre forme
di convocazione: chiama i poveri a raccolta. Tutte le strutture di cui essa dispone,
sono per esercitare la sua prima missione: quella di amare e dare speranza. Questa
è la strada che ci ha insegnato Cristo. Questa è la strada – conclude il cardinale
Sepe - che continueremo a percorrere”. (A cura di Amedeo Lomonaco)