2008-08-01 13:57:29

Aperta stamane, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, la Solennità del Perdono di Assisi


“Voglio mandarvi tutti in Paradiso”. Così Francesco d’Assisi, il 2 agosto 1216, comunicava ai fedeli riuniti alla Porziuncola di aver ottenuto dal Papa Onorio III l’indulgenza plenaria per quanti avessero visitato, pentiti e confessati, la chiesetta costruita dal poverello a Santa Maria degli Angeli. Da allora ogni anno, da mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del giorno dopo, è possibile lucrare l’indulgenza per sé e per i defunti alla Porziuncola o in una chiesa parrocchiale o francescana, a condizione di confessarsi, partecipare all’Eucarestia, recitare il Credo, il Padre Nostro ed una preghiera secondo le intenzioni del Papa. Stamane ad aprire nella cittadina umbra la Solennità del Perdono è stato il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre José Rodríguez Carballo, che ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove nel pomeriggio i fedeli si recheranno in processione per ricevere l’indulgenza e celebrare i Primi Vespri, presieduti da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. Paolo Ondarza ha intervistato il presule sul significato di questa ricorrenza:RealAudioMP3

 
R. - Quando noi pecchiamo, disturbiamo tutto il nostro essere che diventa più incapace ad accogliere la grazia di Dio, la gioia di Dio, e anche di mettersi in rapporto con gli altri ed è questo che poi ci provoca quella pena che se non è risolta su questa Terra deve essere risolta nell’aldilà, con il Purgatorio. L’indulgenza è appunto la grazia di questa misericordia sovrabbondante che ci viene incontro, che rimette tutto il nostro essere, in sintonia con Dio. Naturalmente non è un fatto magico, si richiedono delle condizioni tali che l’uomo davvero si predisponga a questa sovrabbondanza di grazia. Francesco voleva ottenere questo: che chi viene a visitare la chiesa da lui prediletta, faccia in qualche modo l’esperienza che egli qui faceva, l’esperienza di un Dio vicino e misericordioso e si senta totalmente risanato. L’indulgenza è diventata poi un’esperienza diffusa nella Chiesa, però bisogna dire che qui nell’ambiente di Francesco acquista tutto il sapore proprio anche del contatto con la sua esperienza spirituale.

 
D. - Oggi cosa viene a dire questa festa? Perché c’è bisogno di perdono, della festa del perdono ai nostri giorni?

 
R. – Direi che c’è n’è più che mai bisogno. C’è bisogno del perdono e di quella sovrabbondanza di perdono che realmente ci aiuti a ricostruire il nostro essere personale e comunitario. Viviamo in una società in cui le divisioni sono veramente tante. Divisioni dentro il cuore dell’uomo, divisioni nelle famiglie, divisioni nei rapporti fra istituzioni, società, gruppi, c’è tanta guerra e tanta violenza nel mondo. Questo perdono è strettamente parlando quello che succede nel cuore di ciascuno di noi, quando ci lasciamo pienamente riconciliare con Dio, ma è al tempo stesso testimonianza che si diffonde nella società e diventa il modo con cui Dio ritesse, attraverso il cuore di ciascuno di noi, anche la comunità dei suoi figli.







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