Aperta stamane, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, la Solennità del Perdono
di Assisi
“Voglio mandarvi tutti in Paradiso”. Così Francesco d’Assisi, il 2 agosto 1216, comunicava
ai fedeli riuniti alla Porziuncola di aver ottenuto dal Papa Onorio III l’indulgenza
plenaria per quanti avessero visitato, pentiti e confessati, la chiesetta costruita
dal poverello a Santa Maria degli Angeli. Da allora ogni anno, da mezzogiorno del
1° agosto alla mezzanotte del giorno dopo, è possibile lucrare l’indulgenza per sé
e per i defunti alla Porziuncola o in una chiesa parrocchiale o francescana, a condizione
di confessarsi, partecipare all’Eucarestia, recitare il Credo, il Padre Nostro ed
una preghiera secondo le intenzioni del Papa. Stamane ad aprire nella cittadina umbra
la Solennità del Perdono è stato il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori,
padre José Rodríguez Carballo, che ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di
Santa Maria degli Angeli, dove nel pomeriggio i fedeli si recheranno in processione
per ricevere l’indulgenza e celebrare i Primi Vespri, presieduti da mons. Domenico
Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. Paolo Ondarza
ha intervistato il presule sul significato di questa ricorrenza: R.
- Quando noi pecchiamo, disturbiamo tutto il nostro essere che diventa più incapace
ad accogliere la grazia di Dio, la gioia di Dio, e anche di mettersi in rapporto con
gli altri ed è questo che poi ci provoca quella pena che se non è risolta su questa
Terra deve essere risolta nell’aldilà, con il Purgatorio. L’indulgenza è appunto la
grazia di questa misericordia sovrabbondante che ci viene incontro, che rimette tutto
il nostro essere, in sintonia con Dio. Naturalmente non è un fatto magico, si richiedono
delle condizioni tali che l’uomo davvero si predisponga a questa sovrabbondanza di
grazia. Francesco voleva ottenere questo: che chi viene a visitare la chiesa da lui
prediletta, faccia in qualche modo l’esperienza che egli qui faceva, l’esperienza
di un Dio vicino e misericordioso e si senta totalmente risanato. L’indulgenza è diventata
poi un’esperienza diffusa nella Chiesa, però bisogna dire che qui nell’ambiente di
Francesco acquista tutto il sapore proprio anche del contatto con la sua esperienza
spirituale.
D. - Oggi cosa viene a dire questa festa?
Perché c’è bisogno di perdono, della festa del perdono ai nostri giorni?
R.
– Direi che c’è n’è più che mai bisogno. C’è bisogno del perdono e di quella sovrabbondanza
di perdono che realmente ci aiuti a ricostruire il nostro essere personale e comunitario.
Viviamo in una società in cui le divisioni sono veramente tante. Divisioni dentro
il cuore dell’uomo, divisioni nelle famiglie, divisioni nei rapporti fra istituzioni,
società, gruppi, c’è tanta guerra e tanta violenza nel mondo. Questo perdono è strettamente
parlando quello che succede nel cuore di ciascuno di noi, quando ci lasciamo pienamente
riconciliare con Dio, ma è al tempo stesso testimonianza che si diffonde nella società
e diventa il modo con cui Dio ritesse, attraverso il cuore di ciascuno di noi, anche
la comunità dei suoi figli.