Amnesty International dice no al rinvio delle indagini sui crimini commessi in
Darfur
All'indomani della pubblicazione di un rapporto sulla situazione dei diritti umani
in Darfur e sull'operato della missione dell'UNAMID, la missione congiunta Unione
Africana-ONU nell'area, firmato da 36 organizzazioni umanitarie, Amnesty International
ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di “respingere le iniziative
volte a differire di un anno le indagini e i procedimenti giudiziari del Tribunale
penale internazionale (ICC) sui crimini commessi in Darfur”, regione del Sudan in
cui i conflitti sono ancora in corso. “Il differimento – si legge nel comunicato di
Amnesty – potrebbe essere rinnovato ogni 12 mesi, anche a tempo indeterminato”. Il
rinvio riguarda, nello specifico, la richiesta operata dal procuratore capo dell’ICC
di arrestare il presidente sudanese, Omar al Bashir, per le sue responsabilità e il
suo coinvolgimento nel genocidio. A favore del rinvio si sono pronunciate la Lega
degli Stati Arabi e l’Unione Africana, che hanno spinto il Consiglio di Sicurezza
dell’ONU verso il differimento. La Lega degli Stati Arabi, inoltre, ha proposto di
istituire, invece, per giudicare i crimini commessi in Darfur, Tribunali nazionali
sotto supervisione regionale. “Questa situazione si rivelerà inefficace – sottolinea
Amnesty – a causa delle gravi lacune presenti nel sistema giudiziario sudanese e di
quelle emerse nell’azione di altre Corti speciali istituite a livello statale: la
mancanza di indipendenza del potere giudiziario, l’immunità concessa a funzionari
di alto livello e a gruppi a questi collegati, l’assenza di volontà politica di svolgere
indagini ed emettere condanne per gravi violazioni dei diritti umani, l’iniquità delle
procedure e la scarsa attenzione e rispetto per le vittime”. Concedere il differimento,
secondo l’organizzazione umanitaria, significherebbe in pratica “costituire un precedente
per ogni situazione sulla quale il procuratore svolga indagini e lascerebbe, inoltre,
il Consiglio di Sicurezza in una situazione di ricattabilità”. Infine, Amnesty definisce
“vergognoso il fatto che quasi la metà degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza,
compresi Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma" - che nel 1998 istituì l’entrata
in vigore della Corte penale internazionale - "e che si vantano di sostenere soluzioni
che pongono fine alla crisi del Darfur, abbiano minacciato di opporsi al rinnovo dell’UNAMID
se la relativa risoluzione non prevederà il differimento”. (R.B.)