Il Papa concede la "perdita dello stato clericale" al presidente eletto del Paraguay,
Fernando Lugo, già vescovo emerito di San Pedro
La nunziatura apostolica in Paraguay ha annunciato, ieri, che Benedetto XVI ha concesso
la “perdita dello stato clericale” a Fernando Armido Lugo Méndez, già vescovo emerito
di San Pedro, eletto presidente della Repubblica nelle elezioni del 20 aprile scorso,
e il cui insediamento avverrà il 15 agosto prossimo. “Il suo stato clericale e gli
obblighi del ministero episcopale – si legge nel decreto a firma del cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi - non è compatibile con la
carica di presidente della Repubblica”. Il Pontefice, si legge ancora nel decreto
diffuso dalla nunziatura ad Asunción, esorta il signor Fernando Lugo “ad essere fedele
alla fede cattolica” e a “condurre una vita coerente con il Vangelo”. Il servizio
di Luis Badilla:
Fernando
Lugo “il 18 dicembre 2006 chiese la perdita dello stato clericale – si ricorda nel
documento – per presentarsi candidato alle elezioni alla presidenza della Repubblica”,
richiesta, affermava, “che non implica abdicare al mio amore verso la Chiesa né alla
considerazione nei confronti del servizio ministeriale e della vita religiosa”. Inoltre,
nel decreto, si ricorda che le autorità della Santa Sede, in ottemperanza del Codice
di Diritto canonico, (can. 285 § 3, can. 287 § 2) dopo aver tentato di dissuadere
il vescovo a non entrare in politica hanno deciso la sua sospensione dall’esercizio
del ministero sacerdotale. “La recente situazione che si è creata con l’elezione di
mons. Fernando Lugo quale presidente della Repubblica del Paraguay – prosegue il decreto
– esige la riconsiderazione” della richiesta di "perdita dello stato clericale" “sia
per il bene del Paese sia perché si possa distinguere chiaramente, in modo definitivo,
tra la carica di presidente della Repubblica e quella dell’esercizio del ministero
episcopale” (…) “poiché l’accettazione della carica” presidenziale non è compatibile
con gli obblighi del ministero episcopale e dello stato clericale”.
Il
documento della Congregazione per i Vescovi afferma poi che “dopo aver esaminato con
attenzione tutte le circostanze”, il Santo Padre “ha concesso la perdita dello stato
clericale” e conseguentemente “dei diritti inerenti al medesimo stato, dispensandolo
al tempo stesso dai voti religiosi” assunti nella Società del Verbo Divino, “dall’obbligo
del celibato (can. 292)”. Infine, la nunziatura presso il governo del Paraguay, nel
rendere pubblico il decreto ricorda che nel caso di Fernando Lugo ogni atto e decisione
ecclesiale sono state ispirate “esclusivamente a ragioni canoniche e pastorali”. La
Chiesa, si legge ancora, continuerà le sue relazioni con le autorità civili del Paraguay,
ispirandosi a quanto insegna la “Guadium et Spes” del Concilio Vaticano II, secondo
la quale “la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra
nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della
vocazione personale e sociale degli stessi uomini” (n. 76).
Con
una lettera diffusa il 1° febbraio 2007 da parte della nunziatura apostolica di Asunción,
capitale del Paraguay, era stato comunicato che il cardinale prefetto della Congregazione
per i Vescovi, Giovanni Battista Re, aveva sospeso “a divinis” (con data 20 gennaio
2007) mons. Fernando Lugo, vescovo emerito di San Pedro, che poche settimane prima
si era candidato alla presidenza del suo Paese capeggiando una coalizione di forze
politiche e sociali. Mons. Lugo (60 anni), il 25 dicembre 2006 aveva annunciato pubblicamente
la sua volontà di candidarsi alla presidenza del Paese. Il 18 dicembre 2006 aveva
inviato una lettera al Vaticano nella quale affermava di voler rinunciare allo stato
clericale; una richiesta che nasceva, fra l'altro, da una disposizione precisa della
Costituzione del Paraguay in base alla quale si proibisce a un religioso appartenente
a qualsiasi fede di assumere la carica di presidente o vicepresidente del Paese.