2008-07-30 15:17:11

Nuovi sbarchi a Lampedusa. L’arcivescovo di Agrigento: no a risposte repressive


Proseguono senza sosta i viaggi della speranza degli immigrati irregolari lungo le rotte del Mediterraneo. Questa mattina sono sbarcati a Lampedusa i 21 superstiti del naufragio di ieri nel Canale di Sicilia che è costato la vita a sette persone. E altre tre "carrette del mare" con a bordo 170 persone, tra cui anche minori, stanno facendo rotta a Lampedusa scortate da una nave della Marina militare. E’ una situazione, quella di tanti stranieri in cerca di migliori condizioni di vita che - secondo l’arcivescovo di Agrigento mons. Francesco Montenegro - dovrebbe sollecitare la solidarietà di tutti. Ascoltiamolo al microfono di Federico Piana:RealAudioMP3

R. - Il Mediterraneo ormai sta diventando una ‘tomba liquida’ dove non si possono più contare i morti. Credo sia necessario formare la coscienza per l’accoglienza: non possiamo chiudere gli occhi. Se ci fosse una cultura dell’accoglienza, forse insieme potremmo trovare qualche risposta diversa da quelle di adesso. Le risposte non possono essere quelle della polizia.

 
D. - Secondo lei dobbiamo uscire da questa logica di emergenza e adottare delle politiche più strutturali?

 
R. - Ritengo di sì, anche perché credo che solo il 13 per cento di tutti gli immigrati che giungono in Italia arriva con i barconi. Non è ‘l’invasione dei barbari'. Sono dei numeri alti e pesanti purtroppo ma devono farci riflettere: potrebbero esserci altre risposte. Non dobbiamo creare paure inutili, ma dobbiamo attrezzarci perché la convivenza diventi possibile. Dovrebbe migliorare il rapporto tra chi governa e le associazioni che operano come volontariato, come ONG. Se si crea un rapporto più stretto può darsi che confluiscano tante idee nuove e diverse; se ci nascondiamo dietro le idee di 'emergenza', di 'invasione', e se le associazioni non vengono coinvolte nella gestione del significato di accoglienza, faremo sempre discorsi separati.

 
La vicenda ha creato preoccupazione nell’opinione pubblica in particolare per la decisione del governo di decretare lo stato d’emergenza in Italia. Sul perchè di questa scelta ascoltiamo il parere di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati, intervistata da Federico Piana:RealAudioMP3

Purtroppo dichiarare lo stato d’emergenza è un passaggio obbligato per accedere a questi fondi che mancano nella legge di bilancio, perchè non è stata prevista questa situazione. Si arriva, però, a creare confusione perché dichiarare lo stato d’emergenza, se non viene spiegato molto bene e senza demagogia, porta la gente a pensare ad un assedio, a un’invasione. C’è un aumento, ma che non è tale da giustificare tutta questa paura. Nel 2007, in tutto l’anno, sono arrivate 20 mila persone e quest’anno fino a giugno ne sono arrivate 11 mila, nei primi 6 mesi dell’anno. Questo significa che c’è stato un certo aumento ma non è un aumento che ci deve far sentire tutti sotto assedio; altrimenti, si crea tensione, si crea una situazione di panico generalizzato. Dal nostro punto di vista, bisogna fare attenzione nella comunicazione sia istituzionale che nella comunicazione dei media. La vera emergenza è quella della gente che muore in mare e finora non sono state date delle risposte adeguate. E’ un’emergenza che sembra, anzi, molto sottovalutata e alla quale ci si sta abituando tutti. Bisognerebbe fare ogni sforzo per riuscire a far sì che questi numeri così impressionanti di chi muore nel tentativo di attraversare il canale di Sicilia possano essere più contenuti. Mi sembra che si faccia più attenzione al numero delle persone vive che arrivano.







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