2008-07-23 15:25:22

Slitta l'estradizione all'Aja di Karadzic


L’estradizione dell’ex leader serbo-bosniaco, Radovan Karadzic, arrestato ieri a Belgrado dopo 13 anni di latitanza, è stata rimandata. I suoi legali hanno fatto sapere che cercheranno di allungare i tempi della consegna al Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia. Intanto, Karadzic ha deciso che si difenderà da solo anche se sarà affiancato da alcuni consulenti. Restano però ancora latitanti il braccio destro di Karadzic, il generale Ratko Mladic, e l’ex leader dei serbi in Croazia, Goran Hadzic. A Massimo Nava, editorialista del Corriere della Sera ed ex inviato nella guerra dei Balcani, Stefano Leszczynski ha chiesto se il nuovo corso politico adottato da Belgrado possa portare all’arresto di questi latitanti:RealAudioMP3  
R. - Le condizioni chiaramente ci sono. C’è anche da dire che il livello di protezioni di cui un generale come Mladic potrebbe aver goduto e potrebbe godere ancora è sicuramente più alto di quello di Karadzic.
 
D. - Nel contesto serbo di oggi, qual è il rilievo che ha la figura di Mladic?
 
R. - Resta il fatto che Mladic è comunque un soldato, che la divisa che portava durante la guerra la porta dopo gli accordi di pace a Dayton e continua a portarla anche quando le vicende del regime serbo cambiano. E’ evidente che, per queste ragioni, i suoi livelli di amicizie, di protezioni e persino di relazioni personali all’interno della Serbia siano molto più alti di quelli sui quali potesse invece contare Karadzic.
 
D. - Queste persone, e soprattutto quelle che avevano un passato di tipo militare nell’esercito jugoslavo, avevano una sorta di coscienza della gravità e degli orrori del conflitto balcanico?
 
R. - Il paradosso è, secondo me, proprio quello che avvenne a Sarajevo, dove ci fu un altro generale serbo, Jovan Divjak, che era compagno d’armi e compagno di accademia di Mladic, il quale decise di stare dalla parte di Sarajevo e, quindi, fu il comandante in capo della guarnigione dell’esercito bosniaco musulmano, che si difendeva dagli attacchi e dai bombardamenti che il generale Mladic lanciava su Sarajevo. Quella fu naturalmente una scelta di coscienza.







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