Prima visita in Darfur, oggi e domani, del presidente sudanese, Omar al-Bashir, dopo
la richiesta di incriminazione per genocidio e crimini di guerra avanzata nei suoi
confronti dal procuratore capo del Tribunale penale internazionale, Luis Moreno Ocampo.
Mentre la Lega Araba ha annunciato che Khartoum ha accettato di istituire dei tribunali
speciali sulle violenze commesse proprio in Darfur, in collaborazione con l’ONU e
lo stesso organismo dei Paesi arabi, il capo di Stato sudanese è giunto stamani all'aeroporto
di El Fasher, nel nord del Darfur, teatro di un sanguinoso conflitto che secondo le
Naizoni Unite ha già causato 300 mila morti e oltre due milioni di profughi. Sul perché
della missione di al-Bashir nella regione occidentale sudanese, ascoltiamo Irene
Panozzo, africanista dell’associazione giornalistica Lettera 22, intervistata
da Giada Aquilino:00:01:49:30
R. - E’ probabile che al-Bashir,
con questo viaggio, voglia dimostrare la sua vicinanza al Darfur e fare una sorta
di atto politico per provare l’intenzione del governo di trovare una soluzione. Ma
è significativo che questa visita arrivi a pochi giorni dalla richiesta del procuratore
Ocampo di incriminazione per al-Bashir riguardo proprio a crimini commessi in Darfur. D.
- La richiesta di incriminazione per al-Bashir che effetti immediati può avere sul
terreno, in Darfur? R. - Il governo sudanese ha reagito con
un’apparente tranquillità. La richiesta di Ocampo era stata annunciata il giorno prima
dell’atto formale da parte del Tribunale penale internazionale (TPI) e c’era subito
stato un Consiglio dei ministri di emergenza, durante il quale l’intero governo aveva
sia deciso di rispedire al mittente le accuse di Ocampo, sia di garantire la sicurezza
degli operatori internazionali e degli stranieri. Bisognerà capire, da un lato, se
il governo continuerà a tenere questa linea. Dall’altro, bisognerà vedere quale linea
sceglieranno i molti gruppi ribelli che operano in Darfur: se decideranno di approfittare
di un momento di "fragilità" da parte del governo per aumentare gli attacchi all’esercito
regolare o se invece saranno comunque disposti a riprendere i negoziati di pace, peraltro
già molto stentati prima e che quindi potrebbero essere ancora più difficili adesso.