2008-07-23 14:45:23

La vicenda di Salvatore Crisafulli, riemerso dopo due anni dallo stato vegetativo


"Speriamo che il padre di Eluana prenda atto di questa dichiarazione e che non voglia forzare i tempi". La considerazione è del sottosegretario al Welfare con delega ai temi etici, Eugenia Roccella, e si rifà alla decisione odierna della Procura generale di Milano. I suoi giudici hanno dichiarato di voler usare “tutto il tempo che la legge concede” per decidere se impugnare o meno la sentenza della Corte d'Appello di Milano sul caso di Eluana Englaro, la ragazza che da 16 anni versa in stato vegetativo e per la quale il padre vorrebbe sospendere l’alimentazione forzata. Contro questa decisione si sono schierate le associazioni italiane del settore, che hanno presentato un ricorso urgente contro una sentenza definita "omicida''. Intanto, continuano ad emergere storie analoghe a quelle di Eluana. Come quella di Salvatore Crisafulli, catanese di 38 anni: per due anni in stato vegetativo permanente, in seguito a un incidente stradale, nel 2005 si è risvegliato alla vita. Della sua vicenda parla il fratello, Pietro Crisafulli, intervistato da Gabriella Ceraso:RealAudioMP3


R. – L’esperienza che lui ha raccontato è che dopo circa sette, otto mesi dal trauma subito, mentre già i luminari di mezza Europa lo ritenevano sempre in stato vegetativo, lui si risveglia, ma si ritrova impossibilitato a comunicare e a parlare. Non poteva fare altro che piangere. In qualche modo, cercava di far capire che voleva vivere, solo che noi non capivamo che lui ci capisse.

 
D. – Lui si sentiva vivo quindi...

 
R. – Certamente, lo vedevamo che piangeva, ma non capivamo, e i medici troncavano ogni speranza e dicevano che erano riflessi condizionati. Non piangeva nel senso che si sentiva il lamento, ma vedevamo le lacrime che gli scendevano dagli occhi.

 
D. – C’è stato un momento in cui avete pensato che la morte fosse la soluzione?

 
R. – Forse qualche tempo fa sì, ma la morte non è una soluzione giusta: meglio che ci sia la persona piuttosto non che non ci sia. Abbiamo anche, negli anni scorsi, minacciato e detto pubblicamente - perché Salvatore non veniva aiutato - in qualche modo, con tanta sofferenza, che avremmo staccato la spina.

 
D. – Quanto è importante, secondo l’esperienza che avete vissuto voi, anche il sostegno delle istituzioni, i servizi...

 
R. – La famiglia è una cosa fondamentale per la persona che vive in questo stato. Il problema, glielo posso assicurare, è che le istituzioni sono purtroppo assenti e devono fare molto di più.

 
D. – Il fatto di parlarne, di raccontare, di fare presente che ci sono questi casi, è secondo lei un modo giusto per aiutare, per esempio, la stessa famiglia...

 
R. – Attraverso il nostro sito Internet riceviamo svariati contatti di persone, di familiari, che hanno un proprio congiunto in stato vegetativo. Ne conosco circa 850 e posso confermare che circa 400 di queste persone sono totalmente coscienti. La rimanenza sono persone che sicuramente saranno coscienti, però non riescono a trovare il modo di comunicare.

 
D. – Prima con il caso di Welby, ora con Eluana, voi avete espresso i vostri pareri e mi sembra che il filo conduttore sia sempre stata la vita...

 
R. – Mi ricordo perfettamente il periodo di Piergiorgio Welby, quando Salvatore lanciò quel suo disperato e atroce messaggio a Welby e gli disse: “Lotta insieme a me per la vita, non chiedere la morte. Ti supplico!” Certo, ora per la vicenda di Eluana Englaro, noi riteniamo che la sentenza del tribunale sia veramente agghiacciante. Salvatore si è anche esposto su questo caso, su Eluana. Lui avvertiva tutto in stato vegetativo, avvertiva e sentiva di avere fame. E questo è incredibile. Se avessero staccato la sonda, avrebbe avvertito e sentito di avere fame. Non avvertiva, lui dice, solamente il sapore del cibo, che adesso lui sente, perché si nutre dalla bocca. Eluana Englaro non è una foglia, è una persona umana e va rispettata.

 
D. – Qual è il vostro messaggio che portate da questa esperienza di anni, vissuta con Salvatore...

 
R. – Di non mollare mai, di non perdere mai la speranza, di accudire nel migliore dei modi le persone. E lancio sempre un appello alle istituzioni che intervengano proprio seriamente.







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